Ne è convinto il pm: si trattò di omicidio premeditato. E per questo, dopo la sentenza con cui il tribunale, escludendo l’aggravante di aver pianificato il delitto, ha condannato a “soli” 18 anni di reclusione Massimo Parlanti, in carcere per l’assassinio dell’ex moglie Beatrice Ballerini, il sostituto procuratore Curreli ha presentato ricorso in Cassazione. Secondo il pm le motiviazioni della sentenza depositate dal giudice dell’udienza preliminare sarebbero viziate da illogicità e contradditorietà; inoltre il gup ha escluso dalla sua ricostruzione dei fatti alcuni degli elementi che, emersi nel corso delle indagini, dimostrerebbero la premeditazione del delitto. Curreli sottolinea ad esempio il cambio di abiti, che il gup ritiene non provato. Secondo la procura, Parlanti, dopo aver picchiato e strangolato Beatrice si sarebbe disfatto dei vestiti che aveva, indossando una tuta portata con sé proprio a tale scopo. Poi le impronte digitali su luogo del delitto: i carabinieri non ne hanno trovata nemmeno una del Parlanti. Unica spiegazione, l’uomo si era preventivamente infilato dei guanti. Infine il fatto che l’appuntamento in quella casa lo aveva fissato l’imputato, con la scusa di prendere alcuni oggetti che avrebbe potuto prendere già il 24 novembre precedente: cosa che non fece perché quel giorno c’erano i genitori della vittima, lì per raccogliere le olive.