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VALDINIEVOLE STORICA
Andrea Cavalcanti e lo stile del Buggiano in Santa Maria del Fiore
di Giancarlo Fioretti

24/4/2016 - 13:35

Una famiglia 'disfatta' dalla miseria e dalle guerre. Così, già in età adulta, Andrea Cavalcanti dipingeva la situazione della sua famiglia d'origine, prima che il fato provvedesse a rimescolare le carte della sua esistenza. Figlio di uno scarpellino di Buggiano Castello con moglie e svariati figli a carico, il piccolo Andrea sarebbe senz'altro andato incontro ad un gramo destino se non fosse intervenuto in suo aiuto un autentico colpo di fortuna, scaturito peraltro da una dolorosissima disgrazia.

 

Il padre, che per lavoro si era da tempo trasferito a Firenze a prestare la sua opera nei numerosi cantieri della città quattrocentesca, era deceduto in seguito alle ferite riportate da un incidente sul lavoro. Una morte bianca diremmo oggi, che gettò il già misero nucleo familiare nella miseria più assoluta. All'epoca non esistevano né Inps né Inail che, malgrado tutti i loro limiti, costituiscono degli ammortizzatori sociali capaci di assicurare almeno la sussistenza in situazioni difficili. In seguito a questa morte, i fratelli più grandi si arruolarono come soldati di ventura in uno dei numerosi eserciti che, in quell'epoca, infestavano l'Italia in generale e la Toscana in particolare. Moriranno di lì a poco. Gli altri figli della coppia, andarono dispersi fra prenti, amici e conoscenti mentre il più piccolo, Andrea per l'appunto, ebbe la buona sorte di far rotta verso Firenze. Suo padre aveva infatti lavorato anche per il celebre architetto Filippo Brunelleschi, l'artefice della Cupola più famosa e bella al mondo.

 

Scapolo, viveur e senza figli, Brunelleschi appena seppe della dell'incidente mortale  che aveva provocato la dipartita del suo ex dipendente, non esitò ad adottarne il figlio, che divenne così suo discendente ed erede a tutti gli effetti legali. Per il giovinetto quell'adozione significò la svolta della vita. Ebbe modo di crescere in un ambiente cittadino colto e raffinato, ove il padre adottivo era venerato come un profeta del buon gusto e della modernità. Imparò 'sul campo' il mestiere di scultore, sia per le frequentazioni paterne con i più bei nomi dell'arte quattrocentesca (Donatello, Andrea Della Robbia, Pagno di Lapo Portigiani etc..),  sia per essere stato sin da giovane coinvolto nei cantieri ove Brunelleschi prestava il suo ingegno.

 

Erano quegli gli anni che Firenze vedeva sorgere la stupenda architettura del Duomo, che nei secoli avrebbe perpetuato la fama di una Firenze culla della civiltà rinascimentale. L'arrivo di Brunelleschi come dirigente supremo dei lavori dell'immensa Opera fece decollare il progetto sia di edificazione che di decorazione della cattedrale, che negli anni aveva subìto qualche ritardo di troppo (ai nostri tempi ne sappiamo qualcosa...). Per mettere in pratica le sue direttive artistiche Brunelleschi si affidò in primo luogo a collaboratori fidati, che avrebbero eseguito i suoi ordini senza fiatare, visto che i dissidi fra le maestranze erano state fra le cause dei molti stop che avevano frenato i lavori. Andrea Cavalcanti-Brunelleschi fu quindi gettato nella mischia dal padre, che gli commissionò le decorazioni delle cornici delle finestre e delle trabeazioni.

 

Il stile parve fluido ed armonioso come quello paterno, e ciò contribuì ad accrescere la sua fama. Per la Firenze che contava era ormai un grande scultore, ironicamente chiamato 'Il Buggiano' dallo spirito sarcastico dei fiorentini. Il padre, suo nume tutelare, non faticava troppo a trovargli ingaggi nei più importanti monumenti e palazzi del periodo, come ad esempio nella Cappella Medicea allora in costruzione. E'infatti da ascrivere all'abilità congiunta di Donatello e dello stesso Buggiano la costruzione del sarcofago funebre di Giovanni Bicci de'Medici e di Piccarda Bueri. I putti sulla fiancata del manufatto sono senza dubbio opera dello scultore buggianese. La partecipazione a questa opera rischiò tuttavia di incrinare per sempre i rapporti col padre adottivo. Il compenso di 200 fiorini d'oro destinato al giovane talento era infatti stato trattenuto dal padre che, al tempo, ne amministrava ancora le finanze. Brunelleschi, come  tutti gli artisti, aveva un rapporto conflittuale con il denaro, e fra i vari debiti accumulati ve ne era uno perniciosissimo con l'Arte dei Maestri di Pietra e Legname (la coorporazione dei costruttori dell'epoca..).

 

I denari del figlio furono usati per saldare il debito, all'insaputa appunto del Buggiano che si presentò baldanzoso a corte Medici per l'incasso. Vistosi negare la sua commissione, il giovane talento tornò nella casa paterna nei pressi della chiesa di San Michele Betelde Arraffò 200 fiorini in denaro e gioielli e scappò da Firenze, destinazione Napoli, in quel periodo considerata la Rimini del '400. Questa fuga fece disperare il Brunelleschi, che aveva capito che il figlio si era fatto grande e che, ormai, gli doveva quel rispetto che si deve ad un uomo. Papa Eugenio IV sguinzagliò i suoi agenti segreti, che ben presto scovarono il Buggiano all'ombra del Vesuvio in dolce compagnia di svariate donzelle, come riportano le cronache dell'epoca. Con un Papa che fa da paciere, la guerra fra i due Brunelleschi era destinata a finire in un batti baleno.Tornato a Firenze il Buggiano si rimise al lavoro nell'Opera del Duomo, ove portò a termine le decorazioni anche dei frontoni e dei pulpiti. Nel 1443 dette poi il massimo di sé stesso, realizzando da solo il pulpito della Chiesa di Santa Maria Novella, in quella che viene definita come la sua massima espressione artistica.

 

Col passare del tempo, dopo la morte del Brunelleschi, accettò lavori anche da fuori Firenze, segno magari che la protezione paterna aveva ormai esaurito la sua spinta propulsiva. Stupendo  è infatti il Pulpito esterno del Duomo di Prato, mentre snaturata da sciagurati restauri settecenteschi, appare oggi l'architettura della Chiesa della Madonna di Piè di Piazza, realizzata a Pescia (quella che oggi appare nel lato sud di via Mazzini, dalla parte opposta al palazzo comunale). Sempre a Pescia, rinfrancato magari dall'aria di casa, il Buggiano edificò anche la Cappella Cardini nella Chiesa di San Francesco, situata oggi davanti al Teatro Pacini. l'ultima opera importante prima della morte avvenuta nel 1462.
Anche per il Buggiano, indichiamo un Luogo, un libro ed un lascito morale.

 

LUOGO: Santa Maria Novella con il suo pulpito. A nostro avviso, quella è la massima espressione dell'opera del Buggiano.
LIBRO: Elena capretti 'Brunelleschi' , casa editrice Giunti, Firenze 2003
LASCITO MORALE: Si può essere ottimi figli anche se tuo padre non è il tuo padre biologico. Con l'affetto e la conflittualità di sempre.

 

di Giancarlo Fioretti

 
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24/4/2016 - 14:39

AUTORE:
andrea f.

Ancora la scoperta di un tesoro nascosto fra le zolle della nostra terra . Non ne sapevo niente ma il pulpito esterno del Duomo di Prato è una di quelle cose che rimangono scolpite indelebilmente nella mente di chi lo osservi con attenzione. Caro dottor Fioretti , nella sua vettura si respira la storia.