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Dolce come il miele: apologia delle api

1/3/2011 - 7:26

DOLCE COME IL MIELE: APOLOGIA DELLE API


"Chiunque in mezzo al proliferare della tecnologia abbia mantenuto un interesse per la natura troverà nella conoscenza della vita delle api una fonte di gioia e di stupore"  Karl Von Frisch, etologo e biologo austriaco.
Se il miele improvvisamente sparisse dalle nostre dispense probabilmente non ce ne accorgeremmo neanche.
Il miele ha infatti cessato da un pezzo di essere una priorità nelle nostre scorte alimentari; nessuno dice: "Esco di casa perchè ho finito il miele".
 Casomai diciamo:
"Esco di casa, mi manca lo zucchero"
 "Perchè non usi il miele?", risponde l'audace interlocutore.
E  noi, col cappotto già in dosso e una faccia notevolmente inorridita:
"Il miele non lo sopporto, esco. Hai bisogno di niente?"
Ok, lo posso capire: il miele è scomodo da usare, per consumarne un cucchiaino c'è il rischio di rendere appiccicosa tutta la cucina, ha un gusto a cui non siamo abituati, piuttosto lontano dai comuni dolcificanti e al bar a quasi nessuno verrebbe in mente di aprirsi una bustina colma colante prodotto.
Il povero miele è perciò sconfitto su tutti i fronti: rimpiazzato da edulcoranti meno nobli e salutari, battuto dal saccarosio sul consumo europeo medio procapite 20 chili a 0,5 chili, bistattato e banalizzato dall'industria alimentare, questo antico prodotto ha quindi bisogno di un forte RISCATTO!!!!!!!!!!!!
Iniziamo dalle api: noi le diamo per scontate, e, anche se ci dimentichiamo spesso della loro esistenza, il loro contributo all'impollinazione e quindi alla sopravvivenza del mondo vegetale, e non solo, è insostituibile: "Se l'ape scomparisse dalla faccia della Terra all'uomo non  resterebbero che quattro anni di vita", scrive Albert Einstein.
Duro lavoro e sacrificio individuale: questo è il mondo delle api.
Dell'alacre affaccendarsi delle api bene o male qualcosa sappiamo: abbiamo presente tutto quello scorrazzare intorno ai fiori, l'edificazione della casa, le periodiche ristrutturazioni, produzione di pappa reale, miele, cera, allevamento della prole...
Quello che solitamente sfugge ad una fugace conoscenza di questo organizzatissimo mondo è il senso di unità insito nell'idea stessa di alveare.
Facciamo riferimento alla complicata teoria del gene egoista,sostenuta fra gli altri da Dawkins, che  ben spiega la strategia adattativa di questi insetti: "una gallina è semplicemente il tramite con cui un uovo feconda un altro uovo".
In termini scientificamente più ortodossi, il singolo organismo è transitorio, perchè è solo un congegno che consente alle informazioni contenute nel DNA di sopravvivere e che viene programmato in modo da produrre alla massima velocità copie di quelle informazioni, indipendentemente dal prezzo personale.
Ok, la teoria messa così può sembrare arzigogolata, e anche notevolmente brutale e poco romantica.
Torniamo però all'alveare: qui l'unica ape capace di riprodursi e quindi di trasmettere le proprie caratteristiche alle successive generazioni è la regina; le operaie devono solo garantire la sua sopravvivenza quindi l'esistenza dell'alveare (perchè senza alveare la regina non potrebbe adempiere al proprio compito riproduttivo): le api operaie quindi sacrificano la loro vita per la sopravvivenza della specie; il singolo individuo non conta, non ha importanza, perchè c'è un valore più alto per cui lottare.
Scrive Ernesto Giorgetti  nel suo piccolo libretto giallo dal titolo "Una stagione contemplativa con le api. Meditazione sul loro mondo e su quello degli uomini":
 " (...) dal contatto diretto e continuato con la natura si può raccogliere una grande messe, soprattutto in termini di conoscenza di sé. (...) La natura non solo ci parla, ma grida a noi che non la sappiamo più ascoltare. Si tratta di ritrovare quella sensibilità, quel fine udito che a tutti noi è stato dato in sorte, che negli ultimi secoli abbiamo lasciato calare ma che non è spento.
Non avevo previsto l'incontro con le api. Quello che era cominciato come un tiepido interesse, un'attenzione verso mia moglie che nei loro riguardi provava una per me incomprensibile attrazione, è diventato un rapporto coinvolgente.
Sono stato toccato dalla mirabile vita sociale, dalla straordinaria coesione delle loro famiglie, da quei comportamenti che nel nostro mondo umano chiamiamo socialità, solidarietà, corresponsabilità e di cui dolorosamente avvertiamo la carenza."
Per quanto riguarda il miele, se vogliamo iniziare ad apprezzarne la bontà evitiamo i prodotti industriali: limitarsi ad acquistare un barattolo al supermercato ad inizio autunno per abbinarlo al latte caldo come lenitivo per raschiori di gola, non è molto edifiacante.
Il miele acquistato direttamente dall'apicoltore è proprio un'altra musica; ma soprattutto non abbiate fretta di apprezzarlo, non mangiatenete una generosa cucchiata iniziale per poi rimanerne definitivamente sdubbiati. Provatelo sul pane, sul delle fette biscottate, col formaggio...poco alla volta, con la pazienza insegnata dalle straordinarie api.
Per qualsiasi curiosità sul mondo delle api e del miele consultate il sito www.apicolturaonline.it
Laura Linguini
 

 
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1/3/2011 - 22:41

AUTORE:
Laura Linguini

Non dimentichiamo di citare il superbo miele della Lunigiana, prodotto D.O.P.

1/3/2011 - 22:37

AUTORE:
Laura Linguini

Fra i molti, il più famoso miele toscano è quello della Lunigiana, prodotto D.O.P.
www.mieledellalunigiana.it