La Grotta Giusti
 
Nell’anno 1849 un certo Giovanni Benedetti, “capoccio di lavori rusticani”, afflitto da tempo da dolori reumatici, visitò delle grotte appena scoperte, mentre lavorava nelle vigne della famiglia Giusti e si accorse di grondare di sudore, e nel tempo che “questo si profondeva sentiva un benessere insolito, e diminuirsi il dolore”.

 Comincia così la storia di una delle grotte naturali più famose del mondo, quella che a ragione Giuseppe Verdi avrebbe in seguito definito “L’ottava meraviglia del mondo”. Domenico Giusti prima, la figlia Ildegarde con il marito, e quindi i nipoti Babbini Giusti avrebbero incrementato sia l’offerta terapeutica che i comodi ricettivi, creando un ambiente ricercato visitato ogni anno da migliaia di persone. Al precario fabbricato iniziale veniva aggiunto verso il 1870 un loggiato con terrazza comunicante con una nuova sala, sistemato il piazzale d’accesso e rialzato l’albergo.

 Nel 1867 la Grotta Giusti ebbe il privilegio, che si rivelerà una pubblicità incredibile, della visita di Giuseppe Garibaldi, appena ferito all’Aspromonte. A Monsummano il Generale “arrivò il 21 giugno e vi ebbe splendido ricevimento e cordiale ospitalità…faceva il bagno la mattina di buonissima ora e si sedeva in un lato alla sinistra dell’Inferno che d’allora si chiamò il forno di Garibaldi…” In seguito il complesso venne incrementato con la “Fabbrica a Levante e la Fabbrica a Ponente”, mentre lo stabilimento prendeva, sollecitato dallo stesso Sovrano, il nome di Vittorio Emanuele.

A fine secolo la Grotta Giusti venne gestita dall’imprenditore pistoiese Napoleone Melani, da molto tempo attivo a Montecatini alla Locanda Maggiore, il quale ne esaltò le potenzialità terapeutiche e salutari, rimaste inalterate nel tempo fino ai nostri giorni.

Bruno Fortina e Roberto Pinochi