Si è conclusa con un risultato altamente soddisfacente, la stagione agonistica di Mattia Giannini e Roberta Papini.
Settimane di grande impegno per la Silvano Fedi, impegnata sia in gara che in campo organizzativo.
L’ultimo dei tre appuntamenti, il Rally Città di Pistoia, ha chiuso l’annata con grande soddisfazione, dopo le dispute dei rallies “Valdinievole” e “Abeti”.
Nonostante la concomitanza con la Firenze Marathon un buon numero di partecipanti ha preso parte all’edizione numero 31 del ‘’Trofeo Contea delle Cerbaie’’.
Acqua dell'Elba Nico Basket - Pallacanestro Femminile Prato 77-57
Due vittorie e tre sconfitte nel bilancio dell’ultimo weekend del Pistoia Basket Junior.
A.S. Estra Pistoia Basket 2000 annuncia di aver raggiunto un accordo fino al 30 giugno 2025 con l’ala Maurice Kemp Junior. Il giocatore indosserà la maglia numero 9.
A.S. Estra Pistoia Basket 2000 comunica di aver raggiunto l’accordo per la risoluzione consensuale del contratto con l’ala americana Elijah Childs.
Raccontami un libro – Consigli di lettura di Valentina.
Inaugurazione sabato 23 novembre alle 17.
E’ arrivato il momento di parlare di una parola che si sente spesso nel ciclismo: la fuga.
La fuga nasce quando un corridore aumenta improvvisamente la velocità di pedalata e stacca gli altri avversari. Normalmente questo gesto viene seguito da altri atleti che si accodano a lui, ma può capitare che il ciclista sia da solo e in questo caso si parla di fuga solitaria.
Spesso per tattiche di squadra, coloro che fanno queste azioni non sono i capitani delle formazioni. Non importa essere molto forti per andare all’attacco, l’importante è stare bene in quel momento per cercare di mettere gli avversari in difficoltà.
Esistono diversi motivi per cui un corridore si lancia in avanscoperta: per avere visibilità, per mettere in difficoltà gli altri team, per anticipare la salita in una gara di montagna o, perché no, per tentare di vincere la corsa.
Si parla, invece, di fuga bidone quando, soprattutto nelle corse a tappe, i ciclisti partiti all’attacco che sembravano innocui diventano pericolosi ai fini della classifica generale perché è stato concesso a loro di arrivare al traguardo con parecchi minuti di vantaggio rispetto al gruppo principale. Il divario può arrivare anche fino a 30 minuti. Un’azione del genere si è verificata anche nel Giro d’Italia 2010 quando, nella tappa con arrivo a L’Aquila, i fuggitivi arrivarono 12 minuti prima del plotone e uno di loro, Richie Porte, conquistò la maglia rosa e la conservò per parecchi giorni. Sempre la città abruzzese è stata protagonista della fuga bidone più famosa del ciclismo durante l’edizione della corsa rosa del 1954. Ecco come la racconta Marco Pastonesi, giornalista della Gazzetta dello Sport.
“Se c’è un giorno da leone nella vita di ciascuno di noi, il suo fu il 27 maggio 1954. Giro d’Italia, sesta tappa, da Napoli a L’Aquila, 252 km. Nervosi, a dir poco. Nervosissimi, quando 28 km dopo il pronti-via se ne andarono in cinque. E sull’orlo di una crisi di nervi, quando il vantaggio dei cinque sorpassò la mezz’ora. Dietro, il gruppo aspettava, tentennava, s’interrogava, cincischiava. Ogni corridore scaricava la responsabilità sull’altro. Tira-tu-che-tiro-io. Ma nessuno tirava. A L’Aquila vinse Carlo Clerici, secondo fu Nino Assirelli; Hugo Koblet, che era il capitano di Clerici, giunse dopo 34’14", e Fausto Coppi addirittura dopo 39’06". La chiamarono: la fuga-bidone. E da quel giorno, ogni volta che un evasore a due ruote guadagna il suo giorno da leone, si evoca Carlo Clerici e si cita la fuga-bidone. […]
Al Giro 1954 Clerici era svizzero e correva per la Guerra, capitano Koblet. Conquistata la maglia rosa a L’Aquila, non la mollò più. "L’avevamo sottovalutato - ricorda Fiorenzo Magni -. Eravamo certi di staccarlo sulle Alpi, invece Clerici, che fino ad allora non aveva vinto nulla, si dimostrò un buon corridore. E poteva contare su Koblet che, come gregario, valeva oro. Comunque Clerici non rubò nulla: semmai eravamo stati noi grulli e ingenui". Gli attacchi scoppiarono già nella tappa successiva, da L’Aquila a Roma. "Una ventina in fuga - racconta Albani -: dentro i più forti, fuori solo Gino Bartali e proprio Clerici. Piovigginava, io mi agganciai solo all’ultimo istante. Poi la volata sulla pista di atletica all’Olimpico. Vinsi davanti a Koblet, Coppi e Van Steenbergen".
Clerici si aggiudicò il Giro con 24’16" su Koblet, 26’28" su Assirelli, 31’17" su Coppi. Ma la gente considerava lui un Signor Nessuno, a Genova insultò i corridori ("Turisti!") e sulle Dolomiti espose uno striscione leggendario ("Forza vitelloni!"). Poi Clerici tornò gregario: una vittoria al Campionato di Zurigo 1956 e tante borracce, spinte, inseguimenti e piazzamenti. Come tanti gregari, era un gentiluomo: gentilezza, stile, eleganza, non necessariamente firmata.”