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PESCIA
La Cisl: "più sicurezza per gli infermieri nel reparto di psichiatria"

12/9/2011 - 6:44


PESCIA

La Funzione pubblica Cisl chiede più sicurezza nel reparto di psichiatria.

.Per giovedì 15 ha indetto un’assemblea del personale in vista del successivo confonto con i vertici dell’Asl 3, rappresentato dall’incontro del 27 settembre - organizzato dall’azienda - sulla riorganizzazione della salute mentale.

 

«Ci risulta - si legge nella nota dei sindacalisti Cisl Francesco Paoli e Andrea Bini - che si è verificato ancora una volta (abbiamo perso il conto) un caso di fuga dal reparto psichiatrico dell’ospedale di Pescia. Un paziente, appena dimesso dopo un breve periodo di ricovero, martedì 6 settembre ha nuovamente dato segni di alterazione comportamentale, rendendo necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Gli agenti intervenuti hanno alla fine deciso di condurre il soggetto al pronto soccorso, dove è stato sottoposto a visita medica e disposto il ricovero in psichiatria. Il paziente aveva opposto resistenza alle forze dell’ordine, tanto da indurre l’autorità giudiziaria a prendere provvedimenti immediati per la gravità dei fatti che si erano verificati. Era già stato fatto il trasferimento in psichiatria ed erano in fase di completamento le pratiche di formalizzazione del ricovero, quando è arrivata la disposizione di trattenere il paziente in reparto agli arresti domiciliari, in attesa di giudizio per direttissima. Il giorno successivo il malato, si è allontanato dall’ospedale andando inevitabilmente incontro ad altre, ben più gravi, misure cautelari personali coercitive. È stato infatti rintracciato dalle forze dell’ordine e condotto in carcere».

 

È sottolinea la Cisl, solo l’ultimo episodio, in ordine di tempo, di una lunga serie di situazioni difficili vissute nel reparto psichiatrico: «Per l’ennesima volta la politica delle porte aperte, senza aver adottato accorgimenti per evitare l’allontanamento dei pazienti da reparto, si è rivelata un vero disastro. Se le porte del reparto, così come avviene alla psichiatria di Pistoia, fossero state chiuse e apribili con telecomando dagli infermieri, il paziente non avrebbe avuto alcuna possibilità di allontanarsi, gli sarebbero state prestate le necessarie cure terapeutiche, e avrebbe, questa è la cosa più importante, evitato di essere internato nella casa circondariale. A nostro modesto parere non ci sembra che sia stato tutelato al meglio il cittadino malato. A tal punto sorge spontanea una domanda: ma com’è possibile che in un’azienda pubblica si possa continuare a reiterare i medesimi errori e che nessuno provveda a impartire disposizioni al fine di evitarli?».

 
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