Valdinievole OGGI La Voce di Pistoia
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Rispondo al lettore che ha pubblicato il suo punto di vista in merito al camioncino dei panini . Io penso che volevano semplicemente dare un servizio alle persone che uscendo dalla discoteca possono avere .....
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PROVINCIA
I consiglierei regionali Pd Baldi e Niccolai raccontano l’accoglienza profughi nella provincia di Pistoia

26/9/2015 - 14:16

Una giornata per raccontare il modello toscano dell’accoglienza diffusa, attraverso le voci e le storie dei suoi protagonisti; per incontrare uomini e donne che fuggono da guerre e fame, troppo spesso rappresentati come “numeri” e non come persone, toccare con mano e descrivere le forme di integrazione e di lavoro volontario che sempre di più caratterizzano la presenza degli immigrati in Toscana. È quella che si è svolta stamani grazie all’iniziativa #lacosagiusta promossa dal gruppo consiliare Pd in Regione Toscana. Ogni consigliere si è recato sul proprio territorio a visitare una delle tante strutture deputate all’accoglienza profughi e rifugiati e si è fatto portavoce di una delle storie di alcune di queste persone. La giornata è stata raccontata con una diretta web, a partire dalle prime ore della mattina, attraverso uno “speciale” del sito internet del gruppo consiliare (http://www.gruppopdregionetoscana.it/web/lacosagiusta/ ) e condivisa attraverso i suoi social network.

I consigliere regionali Pd Massimo Baldi e Marco Niccolai, si sono recati in strutture nella provincia di Pistoia. Di seguito le storie. In allegato le foto.
 

La “bugia” di Ibrahim
Le Piastre (Pistoia) - Ibrahim è un ragazzo ivoriano di 20 anni, ha perso quasi tutta la sua famiglia a seguito della guerra civile del 2010, e precisamente, a causa dell’attivismo politico del fratello. A portarlo via dall’inferno sono state tre cose: il coraggio, la solidarietà di un amico ma anche di tanti generosi sconosciuti, e la passione per il calcio.

È un giocatore di tutto rispetto, Ibrahim, un giovane talentuoso e forte, tanto da sopravvivere a quattro giorni di digiuno su un pick-up nel viaggio tra la Guinea, il Mali, il Burchina, il Niger e la Libia; da camminare per un’intera notte a piedi nudi in fuga da un carcere in cui era stato ingiustamente recluso e disumanamente trattato; da crearsi un presente, da credere nel futuro pur recando in sé una ferita inguaribile che proviene dal passato.

È forse proprio questo terribile nodo al fazzoletto, questa impossibilità di dimenticare, che gli dà questa forza.  

Il 22 Ottobre 2014 Ibrahim è stato accolto nella struttura de Le Piastre, è stato tra i più attivi, tra i più disponibili, tra i più entusiasti nel mobilitarsi attivamente per stabilire un contatto, un rapporto di solidarietà reciproca, e non solo passiva, con la comunità che lo ospita. Non parliamo solo di attività organizzate, ma anche della sua immediata, umana, creaturale disponibilità ad aiutare il vicinato e a stabilire con esso quotidiani rapporti di convivialità.

A Ibrahim, però, come a tutte le persone serie, piace soprattutto divertirsi. E il meglio di sé l’ha dato al Campionato Italiano della bugia che si svolge ogni anno alle Piastre. Nella competizione del 2015 un numero consistente di rifugiati ha contribuito all’organizzazione, facendo servizio d’ordine, occupandosi della pulizia delle strade, rimboccandosi le maniche. Ibrahim ha contribuito con una “bugia” (che nel vernacolo non significa menzogna ma affabulazione, racconto inventato).

Ibrahim è arrivato terzo con una “bugia” a dir poco geniale: “In accordo con la Pro-loco stiamo organizzando una raccolta fondi per costruire una grande moschea al centro del paese. Abbiamo infatti scoperto che gli Italiani si integrano molto bene con lo stile di vita dei profughi. Ringraziamo infine gli esercenti del paese che ci hanno offerto un lavoro. Lo accetteremo volentieri quando rientreremo dalle vacanze a Formentera. Firmato Ibrahim Salvini”.

L’ironia e la generosità, come sappiamo, nascono spesso dal dolore. E, paradossalmente, proprio per questo, possono aprire le porte della felicità.  
Massimo Baldi

 

1000 chilometri di deserto
Vellano (Pescia)- Ahmed è un richiedente asilo giovanissimo nato nella citta di Ratoma, in Guinea Conakri. L’abbiamo incontrato al centro accoglienza di Vellano.

Appartiene al gruppo etnico Pular, è di religione musulmana. E’ andato a scuola per 7 anni e ha anche lavorato come commesso nel proprio paese, nel settore dell’abbigliamento.

Il padre è morto nel massacro del 28 settembre 2009 insieme ad altre 158 persone a Dixie. Erano tutti attivisti democratici, che svolgevano attività di propaganda contro la dittatura. Il resto della famiglia è stato costretto a subire persecuzioni atroci da parte della Polizia.


L’ultimo atto di violenza subito prima della fuga è stato nel maggio 2013, una sera l’intera famiglia venne picchiata selvaggiamente e la casa semi distrutta. Fu lì che Ahmed e la sua famiglia decisero di dire basta a quella sequela infinita di sofferenza e di intraprendere il viaggio verso la Libia, con i pochi soldi rimasti. Le notti a dormire per terra, le lunghe attese e le condizioni di salute pessime, soprattutto del fratello, resero la traversata di Mali e Benin ancora più difficile.

Mille chilometri di deserto, un percorso lunghissimo, era quello che li aspettava per attraversare il Niger. Unico mezzo a disposizione, una jeep di fortuna. Fu un viaggio terribile e purtroppo il fratello non riuscì a superarlo.

Arrivato in Libia, a Gatron, Ahmed fu subito arrestato, cominciando otto mesi di prigionia e sofferenze, oltre che violenze. Solo dopo esser scappato e aver raggiunto fortunosamente Tripoli, è riuscito a venire in Italia, arrivando il 19 luglio 2014.

Ci racconta che qui adesso è felice, sta imparando l’italiano e sogna di poter portare qui il resto della famiglia rimasta in Guinea. Un paese in cui non vorrebbe mai più tornare, e in cui si rischia ogni giorno la vita.
Marco Niccolai

 
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