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VALDINIEVOLE
Piante secche, foglie, frasche e ramaglie: dal primo settembre è possibile bruciarle in campo

22/8/2014 - 12:51

Dal primo settembre gli agricoltori potranno tornare a fare ciò che facevano i loro nonni, bruciando sul campo i residui delle lavorazioni agricole e forestali: col dovuto buonsenso, ma senza appesantimenti burocratici e costi “perché le ramaglie non sono rifiuti, ma un residuo che - spiega Mario Carlesi, presidente provincuiale di Coldiretti-, se bruciate in loco contribuiscono alla concimazione dei terreni, evitando la diffusione di dannosi parassiti”.


La legge 116/2014, appena entrata in vigore, pone fine ad una situazione nata per combattere il fenomeno di incendi di rifiuti (veri), il cosiddetto e deleterio fenomeno della terra dei fuochi. Si decise di vietare urbi et orbi l'accensione dei fuochi all'aperto, costringendo le imprese agricole a trattare foglie, ramaglie e frasche come materiali pericolosi, con rischio di procedimenti penali per chi infrangeva il divieto.


“Un costo per le aziende pistoiese e toscane dove l'abbruciamento è pratica 'tradizionale' per produttori di olive, uva e non solo - spiega Vincenzo Tropiano, direttore provinciale di Coldiretti-. Pure i vivaisti hanno subìto le conseguenze dell'illogico divieto”. Si pensi al caso di piante danneggiate e quindi invendibili: al danno del mancato incasso si è aggiunta per un certo periodo la beffa del costo di smaltimento della pianta secca, da effettuare tramite ditta specializzata in rifiuti, con più spese e tanta burocrazia a seguito.


La nuova legge ha riportato 'all'antico' le modalità per togliere dal campo residui di potature di viti, ulivi e piante: è possibile effettuare raccolta e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali agroforestali effettuati nel luogo di produzione. Naturalmente permane il divieto dei fuochi nel periodo di massimo rischio incendi, che quest'anno termina il 31 agosto.


Come auspicato da Coldiretti non saranno necessari atti preventivi dei comuni per individuare aree, periodi ed orari per effettuare gli abbruciamenti. Comuni e altri enti pubblici hanno naturalmente facoltà di intervenire in situazioni a rischio, qualora intendano sospendere, differire o vietare la combustione dei materiali.


“Dal primo settembre, al termine del periodo di massimo rischio stabilito dalla Regione Toscana - conclude Carlesi -, le nostre aziende agricole, ma anche i proprietari di terreni che non esercitano professionalmente l'attività agricola, potranno bruciare i residui vegetali. Un risultato ottenuto anche grazie agli stimoli di Coldiretti e alla sensibilità dell'assessorato all'agricoltura delle regione Toscana”.

 

In foto: Carlesi e Tropiano

Fonte: Coldiretti
 
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24/8/2014 - 8:48

AUTORE:
alberto

se viene bruciata la ramagli in aperta campagna,può andare anche bene,ma vicino a centri abitati mi sembra inopportuno,specialmente la mattina quando le abitazione vengono aperte per le pulizie domestiche,e considerando che alcuni signori proprietari di vivai brugiano la ripulitura delle piante verdi e molte volte il fumo è nero,segno che insieme alla vegetazione c'è anche del nailon delle serre,e se i vigili vogliono controllare ,è molto semplice,la colonna di fumo si vede da lontano

23/8/2014 - 19:48

AUTORE:
antonio

allora informati meglio!!

e poi comunque a tenerli puliti si, almeno che non voglia tu andare ad aiutare a smaltirli!!

22/8/2014 - 13:33

AUTORE:
Fili

Dubito che le ramaglie bruciate contribuiscano alla concimazione dei terreni.