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VALDINIEVOLE STORICA
di Giancarlo Fioretti
Il compositore Giovanni Pacini e la sua vita… da rotocalco

14/2/2016 - 15:14

Se nell'Ottocento fossero già stati inventati i moderni rotocalchi, siamo certi che il compositore Giovanni Pacini ne sarebbe stato uno dei principali protagonisti.

 

La sua vicenda umana ed artistica è stata infatti caratterizzata da autentici colpi di scena, che solo un artista del suo calibro poteva affrontare nelle giuste dimensioni. Tre matrimoni con nove figli in totale. Due volte vedovo e due volte amante di nobildonne che oggi definiremmo protagoniste del jet-set. Solo negli ultimi anni di vita, quando si stabilì a Pescia, sembrò trovare quella tranquillità artistica ed umana che gli consentì di affrontare gli ultimi anni di vita con serafico distacco.

 

Distacco da quegli intrighi e da quelle gelosie che da sempre fanno parte del mondo della musica in generale e della lirica in particolare. Pippo Baudo, in un Sanremo di alcuni anni fa, disse che i cantanti sotto i cappotti hanno delle spade, pronte per trafiggere i colleghi. E anche nell'Ottocento le cose stavano più o meno così, se è vero come è vero che fu proprio l'amante del momento di Giovanni Pacini, la nobildonna russa Giulia Samoilov, ad organizzare un manipolo di melomani affinché  la prima rappresentazione della Norma forma coperta da fischi ed improperi. Bellini la prese malissimo, ma questo era per l'epoca il normale modo di gareggiare l'uno con l'altro. Altro che arsenico e vecchi merletti...


Le malizie di quel mondo così particolare come è sempre stato il mondo della lirica, Giovanni le apprese dal padre Luigi, cantante d'opera. Fu durante una sua tournèe in Sicilia che Giovanni vide la luce per la prima volta.

 

Nacque a Catania, a due passi dall' Etna. Nato ai piedi di un vulcano, ebbe una vita altrettanto vulcanica. Iniziò a dir il vero piuttosto timidamente, con ottimi studi musicali compiuti a Bologna ed a Venezia. Si dedica all'inizio alle 'opere buffe', ritenute allora un'ottima palestra d'esercizio per compositori in nuce. Nel 1817 arriva il successo con l'opera Adelaide e Comingio, rappresentata al Teatro Re di Milano. La sua è un'irruzione prepotente all'attenzione generale. Altro che una vittoria al Sanremo nuove proposte!

 

Per averlo dalla sua parte, Bellini lo blandisce con delle collaborazioni. Siamo intorno al 1820 e questo è il periodo di delle opere Matilde di Shabrah e Cesare in Egitto. Viene considerato una sorta di enfant-prodige. Tutti lo vogliono, tutti lo cercano, ricchi e potenti in primis. Accetta di partecipare a una crociera nel Tirreno a bordo del bastimento (oggi diremmo yacht) della regnante di Lucca Maria Luigia di Borbone. La sua voce era quel tocco in più da regalare agli ospiti.

 

Onda su onda, la nave gettò l'ancora a Viareggio. E fu qui che la vita di Pacini conobbe una svolta prodigiosa. Rimane folgorato dalla bellezza della cittadina e decide di viverci. Viareggio era all'epoca popolata da uno stuolo di ricchi affaristi, funzionari del governo ducale, nobili più o meno danarosi in cerca di visibilità.

 

Chi non ebbe difficoltà ad ottenere questa visibilità sulle coste versiliesi fu all'epoca Paolina Buonaparte, sorella di Napoleone e moglie di Camillo Borghese, nobile romano con incarichi governativi. Il compositore e la nobildonna si conoscono. Lei è assai più grande di lui ma è una donna ricca di fascino ed emancipata. Aveva tutto il denaro che voleva per non tener conto delle convenzioni dell'epoca. Posava nuda per gli scultori (Canova) e non nascondeva affatto la sua relazione con il giovane musicista., Paolina lo tenne legato a sé alcuni anni, durante i quali tuttavia Pacini riuscì ad inserirsi nel mondo politico e accademico lucchese. Il successo gli arride ma Paolina lo opprime.

 

Per cambiare aria accetta di esibirsi a Napoli, ove si sposa con Adelaide Castelli. Paolina è gentilmente liquidata e il compositore travolge il pubblico partenopeo con due capolavori del calibro di Alessandro nelle Indie e Gli ultimi giorni di Pompei. Fu in quel periodo che l'acrimonia con Bellini ebbe origine. Forse quest'ultimo era geloso anche e soprattutto del fatto che il Teatro San Carlo di Napoli avesse offerto a Pacini la direzione artistica. A Napoli, forse, Pacini avrebbe potuto avere una vita ed una carriera all'insegna del successo e della tranquillità. Ma, si sa, gli artisti sono talvolta lunatici e sempre pronti a sfidare il destino. Almeno quelli veri.

 

Si dirige quindi a Parigi, all'epoca capitale mondiale dell'arte e della cultura. Qua però trova solo porte chiuse. Bellini (chi lo sa...?) aveva tessuto bene la sua tela. Rimane vedovo ed il denaro scarseggia. Torna a Viareggio con l'intenzione di uscire dal mondo musicale e di dedicarsi solo all'insegnamento. Amaramente, capisce che Bellini ed anche altri autori hanno effettuato il 'sorpasso' .

 

Triste e malinconico trova però consolazione fra le braccia della contessa russa Giulia Samoliov. Evidentemente piace alle donne importanti, per via di quel suo certo 'non so chè' a metà strada fra il meditabondo e lo scapigliato. Per lui è la seconda giovinezza. La nobildonna russa lo dirige, da dietro le quinte, nel lavoro e nella vita privata. Sotto la sua ala protettrice ottiene incarichi accademici a Lucca (sua fu l'intuizione della nascita di un Istituto musicale) e riprende ad avere successo sul palcoscenico. La contessa favorisce addirittura il suo secondo matrimonio, dopo averne adottato le figlie del primo. Rimasero sempre legati, in una sorta di legame che andava oltre qualsiasi convenzione matrimoniale. Se vi fossero stati in quell'epoca i rotocalchi...


Come però accadde con Paolina, anche con Giulia il legame cominciò ad apparirgli oppressivo. Cambiò ancora una volta aria, stabilendosi a Pescia dopo essere rimasto ancora una volta vedovo. Nella città dei fiori apparve come una celebrità piovuta dal cielo. La nobildonna Marianna Scoti ne rimase affascinata. Lo sposò dandogli altri tre figli. A Pescia Pacini passò gli ultimi anni cercando di animare con la sua presenza la vita culturale della cittadina. Anche e soprattutto per questo, il teatro comunale è oggi intitolato alla sua memoria.


Per meglio inquadrare questo grande protagonista della vita musicale dell'Ottocento italiano, indichiamo come è nostro solito, un libro, un luogo e un film.
LIBRO:  Le mie memorie artistiche., editore G.G. Guidi 1865, curato dalla moglie pesciatina Scoti. E' disponibile on-line.
LUOGO: Pieve dei Santi Bartolomeo ed Andrea a Pescia ove le sue membra riposano.
LASCITO MORALE: Il successo va inseguito in ogni fase della vita ed in ogni settore delle proprie inclinazioni. Non mollare mai! 
 
di Giancarlo Fioretti

 
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14/2/2016 - 15:51

AUTORE:
andrea f.

Sono sorpreso per questa biografia di un personaggio che per me era un perfetto sconosciuto . Ancora sorprese che escono dal cappello magico del dott Fioretti. Certo per dirla tutta , sono fortificato nelle mie convinzioni sui legami matrimoniali... cosa sarebbe successo con una vita sentimentale più tranquilla ? Caro il mio dottore .