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Comune a Forza Italia: "Scelte passate senza successo, si parta subito da Leopoldine”

9/11/2018 - 21:41

MONTECATINI - Il Comune replica a Forza Italia sulle Terme.

"Con riferimento all'ulteriore comunicato di Forza Italia sulle Terme, si rende necessario puntualizzare alcuni aspetti di carattere tecnico, contabile ma anche politico, al fine di contribuire a una realistica informazione su argomenti complessi.

1) Imposta di soggiorno:  rispetto alla destinazione dell'imposta di soggiorno al comparto termale, l'unica possibilità consiste appunto nel suo utilizzo al solo fine di manutenzione, recupero e fruizione dei beni. Questa ipotesi è stata confermata da un parere richiesto dall'assessore al bilancio Ennio Rucco al Ministero dell'Economia e delle Finanze nel marzo del 2016. Nello stesso parere il ministero specificava che il "finanziamento indiriretto degli interventi di recupero degli immobili del complesso termale, tramite finanziamento a socio 'finalizzato' concesso alle Terme di Montecatini s.p.a. e mediante un aumento di capitale della stessa società, non sembra delineare un percorso pefettamente compatibile con il dettato dell'art. 4, comma 1, del D. Lgs. n. 23 del 2011. Questa precisazione va a confermare l'impossibilità di aiuti pubblici al bilancio delle partecipate tramite imposta di soggiorno, aiuti resi comunque impossibili dalla legge anche con altre fonti di finanziamento a causa della situazione societaria delle Terme.

In linea di principio, avendo per primi approfondito la questione, come amministrazione comunale siamo quindi favorevoli al pagamento di interventi di restauro mediante tassa di soggiorno e più in generale in passato l'imposta è stata anche utilizzata per interventi sul patrimonio termale, come per l'acquisto della pineta che ha reso possibili gli interventi di manutenzione in corso.


Attualmente però l'attuale gettito di circa 1,3 milioni di euro annui, a causa della continua riduzione dei trasferimenti statali, è diventato essenziale per le attività ordinarie nei settori dell'ambiente, della cultura, del commercio e del turismo. Basti pensare che la sola manutenzione del verde con Euroambiente assorbe 550 mila euro dell'imposta di soggiorno. Anche il funzionamento di biblioteca e la galleria civica sono resi possibili sempre grazie all'imposta, che va a garantire anche progetti quali la Città del Natale e altri grandi eventi ordinari e straordinari quali Food & Book o ad esempio Special Olympics e mondiali Fimba.

A nostro avviso quindi, con l'attuale gettito derivante dall'imposta non è possibile programmare un incisivo piano di restauri e di interventi sul patrimonio termale, a meno che non si proponga di cessare tout court servizi e liniziative indispensabili per la comunità. Altra cosa sarebbe una proposta di aumento dell'imposta di soggiorno, che però non risulta formalmente avanzata da nessuna forza politica e che a ogni modo andrebbe determinata due anni prima dell'entrata in vigore per ragioni di promozione e offerta alberghiera.

2) Cessione delle quote regionali al comune e sovrapprezzo: L'ipotesi di retrocessione gratuita delle quote regionali al Comune è stata discussa e bocciata in consiglio regionale e non ha trovato sostenibilità tecnico-giuridica. Se da un lato è vero che la Regione ha ricevuto gratuitamente le quote dallo Stato, dall'altro questa ha versato negli anni 15 milioni in termini di aumenti di capitale e il valore della partecipazione azionaria in Terme di Montecatini S.p.A. è iscritto nel bilancio regionale. 

Vogliamo precisare che la specifica normativa di settore per le società pubbliche, prevede che i soci debbano accantonare nel proprio bilancio la perdita della società  in proporzione alla  quota di partecipazione.

Detto questo, pensare che il Comune possa partecipare al 100% in una società che ad oggi è ancora gravata da un forte indebitamento e ipotizzare di accantonare nel solo bilancio comunale le perdite di esercizio, significa invocare il probabile dissesto del bilancio cittadino. Tanto per fare un esempio, se lo scorso anno il Comune avesse dovuto accantonare da solo 1,3 milioni di perdita di esercizio delle Terme, non coperta da riserve societarie, il bilancio comunale avrebbe chiuso in disavanzo. E se magari avessimo aggiunto anche la destinazione dell'imposta di soggiorno alle terme, la Città si sarebbe trovata senza servizi fondamentali e con il bilancio in passivo.


Per questi motivi, la partecipazione del Comune nella società va considerata strategica al fine di coordinare buoni processi di privatizzazioni gestionali, ma non con l’intento di continuare in una attività di sostegno pubblico che non è più attuabile, da qualsiasi prospettiva la si voglia vedere.

Rispetto al tema del sovrapprezzo va ricordato innanzitutto che già prima dell'aumento di capitale in azioni ordinarie, deliberato dal consiglio comunale con delibera 80/2013 e sottoscritto dalla Regione nel 2014, la partecipazione regionale era al 64,32% a fronte di una partecipazione del Comune al 35,67%. Questo significa che già prima di quella delibera (votata dall'intero consiglio, salvo un astenuto) la Regione, in caso di scioglimento della società, avrebbe avuto diritto al 64% del valore del patrimonio in virtù di precedenti aumenti di capitale con azioni privileguate effettuati nel 2009 e nel 2012.

Questo a causa dell'evidente fatto che nel far fronte alle esigenze derivanti dalla pressione debitoria, un ente vasto come la Regione ha avuto maggiori margini per aumenti di capitale rispetto a un Comune di piccole dimensioni, che comunque con le operazioni di acquisto della Pineta (grazie all'imposta di soggiorno, non utilizzabile per aumenti di capitale) e della Palazzina Regia (grazie ai fondi Cipe), ha di fatto contribuito a salvare la società. Considerata quindi la situazione societaria, è indubbio che gli aumenti di capitale della Regione hanno determinato per il socio anche l'acquisto di debito e una maggiore esposizione rispetto alle perdite, senza considerare il fatto che il patrimonio immobiliare è stato ipotecato nel 2008 per contrarre il “famoso” mutuo. In questo contesto, la richiesta di un sovrapprezzo (la cui fissazione è un atto discrezionale dell'assemblea) appare un tema in contrasto con la dottrina aziendalistica.

3) Il futuro della società: ci siamo opposti da sempre alla vendita delle quote di maggioranza che appartengono alla Regione perché avrebbe fortemente esposto la città al rischio di speculazioni immobiliari, facendo passare di punto in bianco la proprietà dei beni ai vincitori di quella che sarebbe stata una vera e propria asta, senza alcuna possibilità di giudicare piani industriali di sviluppo vincolanti per l'aggiudicatario. Inoltre, i proventi dell’asta relativa alle quote appartenenti alla Regione per il 67%, per una cifra tra gli 8 e i 18 milioni, sarebbero rimasti nelle casse regionali.


Riteniamo senza dubbi che la via migliore da seguire sia quella di processi di privatizzazione dei rami di azienda coordinati dall’interno della società. Il primo concreto passo in questa direzione è il bando per la locazione di lunga durata delle Leopoldine, con lavori a carico del gestore e a scomputo dal canone. Solo questa operazione, se a dicembre l'esito sarà positivo, porterà a regime almeno 1,2 mlioni di euro all'anno nelle casse della società, oltre che dotare la Città di uno dei più importanti e prestigiosi centri di benessere e bagni termali.

Con lo stesso metodo, siamo convinti che si possa possa procedere per gli impianti che insieme alle Leopoldine potrebbero creare una vera e propria cittadella del benessere termale (Excelsior, Grocco, Tamerici), così come la Torretta e la Salute, che il 16 Novembre riaprirà con una gestione triennale. Anche per la parte idropinica classica al Tettuccio e sanitaria-termale alle Redi, ritenuti incedibili anche dalla Regione), vediamo forti interessi per la gestione che presto si concretizzeranno. Questa strategia potrebbe a nostro avviso evitare di vendere gli immobili e consentire alla società di rigenerarsi dai debiti coordinando e controllando gli investimenti privati, favorendo così la rigenerazione del patrimonio dando altresì forte impulso all'economia cittadina.

Qualcuno parla di spezzatino, ma va anche detto che una pluralità di soggetti che agiscono in settori diversi e complementari nell'ambito di una visione di sistema è una strategia mai attuata e che i due tentativi precedenti, della gestione ascolana e del piano industriale pubblico del 2008, sono falliti e avevano a nostro avviso il grande difetto di essere troppo ambiziosi e poco sostenibili".

Fonte: Comune Montecatini
 
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