Domani 4 settembre riccorre il 75simo anniversario della liberazione di Monsummano Terme dall'occupazione fascista.  La data del 4 settembre è per la comunità monsummanese un monito, a rifiutare categoricamente e a combattere ogni forma di intolleranza e di razzismo, mascherato sotto qualsiasi forma, in un cammino di partecipazione e condivisione, da mettere in atto giorno per giorno. È anche una data simbolo, che rievoca il forte sentimento di appartenenza e di coesione del nostro popolo, che ha combattuto contro le sofferenze, gli eccidi, le oppressioni cagionate dalla dittatura fascista. "I popoli, come le famiglie, hanno bisogno di date simbolo in cui riconoscersi e trovarsi uniti" insegna Pietro Scoppola.
Anche oggi come 75 anni fa il valore della Resistenza può e deve unire la nostra comunità in un ricordo pieno di gratitudine ed un riconoscimento per tutte quelle persone che combatterono per noi per la dignità dell’Italia, per la libertà, per la democrazia. L'Amministrazione comunale unita dichiara: "Ai partigiani, a quanti nel nostro popolo li aiutarono e li sostennero, al nuovo esercito di liberazione ed al corpo dei volontari della libertà va il nostro sentito ringraziamento. Oggi, la loro scelta, una scelta di libertà, fu la scelta giusta per il futuro democratico del nostro paese".
Grazie alla resistenza delle forze partigiane molte città furono liberate prima dell’arrivo degli eserciti alleati. Fu così anche per Monsummano, in cui entrarono proprio il 4 settembre del 1944 tre formazioni partigiane. Pochi giorni dopo, Fulvio Zamponi, comunista e partigiano, fu nominato sindaco all'unanimità e Giulio Bendinelli divenne vicesindaco. L'unità dei partiti, che si realizzò in quel frangente storico in vista dell'interesse supremo della Nazione, ha reso possibile la nascita della nostra Carta Fondamentale: una Costituzione antifascista, anti-totalitarista, che segna i nostri diritti e i nostri doveri e che fonda le radici nelle libertà personali, nella democrazia e nella pace tra i popoli. Come diceva Piero Calamandrei, uno dei nostri Padri costituenti, "la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, lo lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, (…) la propria responsabilità".