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VALDINIEVOLE
Tares, Cna: "La superficie non può quasi mai essere indice affidabile della quantità dei rifiuti prodotti"

8/8/2013 - 13:45

 

La Cna interviene in materia di raccolta  esmaltimento dei rifiuti.

 

"Con la revisione del Trattato di Roma a opera dell’Atto Unico Europeo del 1987, il principio “chi inquina paga” trova definitivo riconoscimento quale principio fondamentale della politica comunitaria in materia ambientale. Tale principio, afferma Elena Calabria, presidente di Cna Pistoia, ha ispirato le direttive europee successive, per  ultima la 2008/98/CE.


Dunque la Cna ha accolto positivamente, fin dall’inizio, la politica del “porta a porta” in quanto consente di misurare la quantità dei rifiuti prodotti e conferiti al servizio pubblico di raccolta, quindi l’inquinamento, e in conseguenza la base su cui cittadini ed imprese dovrebbero pagare.


Allo stato attuale, però, persiste una diffusa e complessa situazione in ordine alle scelte legislative fatte dal Parlamento e dai Comuni per cui le normative prevedono ancora, dopo 26 anni da quel 1987,  che il costo della raccolta debba essere determinato tenendo a base la superficie dei locali.


E’  facile capire, come, è stato rappresentato da imprese e associazioni anche nelle settimane scorse, che la superficie non può quasi mai essere  indice affidabile della quantità dei rifiuti prodotti perché prescinde dal fatto essenziale costituito dal comportamento dei singoli  che certe volte, sono anche obbligati a non utilizzare il servizio pubblico. "Il risultato - continua Elena Calabria - è quello  che conferire in discarica o recuperare i rifiuti è considerato quasi ininfluente al momento del pagamento e quindi ininfluente ai fini dell’interesse pubblico che sembra preferire sotterrare rifiuti oppure incenerirli".


Il problema naturalmente riguarda il legislatore nazionale che ha nuovamente messo le imprese di fronte ad una tassa iniqua, la Tares,  perché mantiene  meccanismi, ormai inaccettabili di determinazione del prezzo sia perché, con l’occasione, ci  introduce addirittura un’imposta per i servizi indivisibili che può variare dallo 0,30  a 0,40 € al mq.


"Non è più sopportabile, per le imprese - continua il presidente della Cna - accettare il fatto che si debba pagare il tributo comunale sui rifiuti a “prescindere dai rifiuti”. In proposito, sento di condividere la petizione popolare che Legambiente sta raccogliendo a supporto del basilare principio di “chi inquina paga, chi produce meno rifiuti deve risparmiare".


Ciò detto la legge che istituisce la Tares contiene meccanismi che tendono ad attenuare tale insanabile ingiustizia e lo fa consentendo ai Comuni  di utilizzare meccanismi utili ad individuare, seppure con eccessiva approssimazione,  il quantitativo dei rifiuti avviati allo smaltimento e quindi del servizio pubblico ricevuto.


Su questi aspetti vengono al pettine le responsabilità dei comuni che nei regolamenti non ne hanno tenuto conto oppure lo hanno fatto in maniera del tutto insufficiente.

"In un paese in cui la tassazione reale è vicina al 70% del reddito prodotto - conclude la presidente di Cna - ogni tassa è insopportabile e per i motivi che ho detto la Tares è la più odiosa. Si giustificano in questo modo i movimenti contro la Tares e quelli che ci saranno contro un sistema che continua a pensare alle imprese come soggetti da impoverire anziché da sostenere per la ripresa dell’economia e dell’occupazione".
 
A proposito delle possibilità di intervento da parte dei Comuni per  rendere maggiormente congruo il prezzo del servizio rispetto ai rifiuti conferiti, Sergio Giusti, direttore di CNA, entra nella parte tecnica  ricordando come la norma preveda ad esempio l’esclusione “delle superfici  cui si formano, di regola, rifiuti speciali”; oppure l’esclusione delle aree scoperte non operative, in buona sostanza delle superfici dove non si producono rifiuti che debbano essere conferiti al servizio di raccolta.


Altro esempio è quello  in cui la legge prevede che “alla tariffa sia applicato un coefficiente di riduzione proporzionale alla quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di avere avviato al recupero”. La legge prevede, inoltre,  la possibilità da parte dei comuni di riconoscere riduzioni per i locali e le aree scoperte ad uso stagionale  e ulteriori riduzioni e/o esenzioni ognuna delle quali si applica anche all’imposta per servizi indivisibili (0,30-0,40 €./mq). I comuni hanno anche facoltà di deliberare circostanze attenuanti o esimenti in grado di attenuare le pesantissime sanzioni che possano arrivare ai “distratti” che omettono di presentare la denuncia di occupazione o di variazione delle superfici, fino al 200% del tributo dovuto.


In ultimo i comuni che hanno in essere la raccolta porta a porta (misurazione puntuale dei rifiuti conferiti al servizio pubblico) “possono, con regolamento prevedere l’applicazione di una tariffa avente natura corrispettiva, in luogo del tributo. Si tratta, in questo caso afferma la Cna, esattamente della soluzione ideale, e chissà, forse proprio perché ideale, il solo comune di Lamporecchio, sull’intero territorio provinciale, ci stia pensando su!


"I nostri comuni - sostiene Sergio Giusti - che si sono ben guardati di trovare momenti di condivisione con le categorie, stanno invece vanificando anche le poche  opportunità concesse dalla legge  limitando al 30% le riduzioni per l’avvio al recupero  dei rifiuti assimilabili, un limite inconcepibile peraltro non previsto dalla norma, per non parlare dell’esclusione delle superfici dove si producono esclusivamente rifiuti speciali, da richiedere con procedure complesse e che comunque non determinano riduzioni adeguate  rispetto al ridotto utilizzo del servizio pubblico".


Infine rimane da capire cosa la legge ed i regolamenti fin qui visti intendono per “esonero delle aree scoperte non operative”? "Non vorremmo ritrovarci - conclude Giusti - a interpretazioni eccessivamente restrittive del vago  concetto utilizzato".

 

Fonte: Cna
 
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