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VALDINIEVOLE STORICA
di Giancarlo Fioretti
Giulia Rinieri dè Rocchi, la nobildonna musa ispiratrice di Stendhal

16/10/2016 - 14:06

Quella che ci accingiamo a raccontare è una storia dell'Ottocento, tipica di quel periodo e di quella mentalità. La scena si svolge nell'alta società toscana, in quel periodo in bilico fra fedeltà alla casa regnante dei Lorena ed il richiamo irresistibile verso l'Unità nazionale. La protagonista del racconto è Giulia Rinieri de'Rocchi, una nobildonna senese la cui madre era tuttavia Anna Martini, sorella del padre di Ferdinando. Ferdinando Martini peraltro, molti anni dopo lo svolgersi dei fatti che ci accingiamo a raccontare, ne divulgò i particolari sia in forma di articoli su riviste letterarie sia pubblicando parte delle lettere private dell'illustre prozia. Fatto questo che provocò non pochi dissapori in famiglia.


Giulia Rinieri de' Rocchi era stata infatti protagonista, intorno agli anni Trenta dell'Ottocento, di un'intensa quanto sfortunata storia d'amore con lo scrittore di romanzi più celebre dell'epoca: Henri Beyle, meglio noto con lo pseudonimo di Stendhal.


Il tutto nacque in seguito al trasferimento della giovane a Parigi al seguito della madre. Infatti dopo la morte di suo marito, il Conte de'Rocchi, rettore degli ospedali di Siena, Anna Martini si legò sentimentalmente ad un altro nobile dell'entourage granducale: il Commendator Dainello Berlinghieri. Questi, come era d'uso all'epoca nelle famiglie di alto lignaggio, dopo essersi intrufolato nel letto della madre, divenne anche il tutore legale della figlia. Il diritto civile ottocentesco era infatti estremamente limitativo verso le donne, per cui la madre Anna in quanto donna non aveva la benché minima autorità di disporre delle sostanze della figlia senza la presenza di un uomo accanto...


Berlinghieri era tuttavia un tipo sveglio. Negli anni Ottanta del Novecento lo avremmo definito un 'rampante'. E, come ogni rampante che si rispetti, anche Berlinghieri a forza di sgomitare riuscì a raggiungere l'obiettivo che si era prefissato: l'accesso alla carriera diplomatica. Nel 1826 fu nominato a sorpresa Ministro del Granducato di Toscana alla corte francese di Carlo X, carica che in quel periodo equivaleva a quella di ambasciatore.


La sua soddisfazione fu irrefrenabile e tale felicità si trasmise ben presto anche al suo nucleo familiare. Parigi era infatti anche all'epoca la culla della modernità e, soprattutto, era giustamente identificata come la capitale culturale e morale d'Europa.


Giunta in quella che stava diventando la 'ville lumieère', la famiglia Berlinghieri si sistemò in un appartamento prospicente al Bois de Boulogne, una delle zone più esclusive della città. del resto la posizione di Dainello richiedeva una residenza di 'rappresentanza', oltre che una frequentazione assidua dell'alta società parigina. E, fu proprio in uno dei primi ricevimenti in suo onore che la sua figliastra, allora ventisettenne essendo nata nel 1801, conobbe l'astro nascente della letteratura francese.


Stendhal era molto più grande di lei (era alle soglie della cinquantina) ed ancora non aveva raggiunto la fama che poi gli conferirà quell'aurea di grandezza che ancor oggi circonda il suo nome. Dopo un breve periodo fatto di sguardi fugaci e di intense conversazioni al chiar di luna durante uno dei tanti balli e ricevimenti che caratterizzavano la vita della Parigi dell'Ottocento, Giulia fece per l'epoca una cosa davvero incredibile per una donna: prese lei l'iniziativa dichiarandosi al suo amore del momento. Lo scrittore stesso ne rimase perplesso., Mai si sarebbe immaginato tanto ardire in una giovane donna appena arrivata lungo la Senna dalle dolci colline toscane. Inoltre vi era la differenza d'età che, ad un uomo accorto come Stendhal, pesava come un macigno. Tuttavia anche il romanziere francese si fece trafiggere volentieri dalle frecce di Cupido, e ricambiò l'amore della ragazza chiedendola in sposa al tutore.


Quella che si accingeva a divenire una splendida storia d'amore fu però stroncata dalla grettezza umana, Berlinghieri, che pure con il marito in vita della sua attuale compagna Anna pare non avesse disdegnato la compagnia di costei, si fece un sacco di scrupoli morali riguardo all'età, alle convinzioni politiche dello scrittore e quant'altro. Magari, aggiungiamo noi, se avesse saputo che da lì a pochi anni quello che appariva ai suoi occhi come un semplice 'tombeur de femmes' avesse raggiunto gli apici del successo coi suoi romanzi,  il moralissimo tutore avrebbe dato il suo assenso. Per Giulia fu un colpo terribile. La donna però non si arrese. Divenne l'amante di Stendhal, e la loro relazione durò anni ed anni, anche dopo il matrimonio di Giulia con il cugino Giulio Martini, da cui ebbe due figli.

 

Il fato poi volle che Stendhal fosse nominato nel 1835 console francese a Civitavecchia. E questo fu visto dai due amanti come un chiaro segno del destino. L'amore per Giulia caratterizzò senz'altro la vita artistica dello scrittore. Ispirandosi a Giulia Stendhal concepì il personaggio di Matilde né Il Rosso e il Nero nonché quello di Clelia Conti nella Certosa di Parma. Un amore così bello, così travolgente così anticonformista conobbe talvolta degli alti e bassi. Ma il fuoco della passione non si spense mai. Solo con la morte dello scrittore l'idillio ebbe fine. Era il 1842 e da allora Giulia si ritirò nella pace coniugale. Intanto intorno a lei tutto stava cambiando (per restare magari tutto uguale a prima, volendo citare una celebre battuta del Gattopardo...).


Il Granducato di Toscana volgeva al tramonto e sulle sue ceneri, come su quelle degli altri staterelli italici, nasceva il Regno d'Italia. Il suo mondo si avviava quindi al tramonto, come pure quella tranquillità che ora, alle soglie della vecchiaia, anelava.


Suo marito fu infatti colpito da una grave malattia che lo condusse prima alla cecità poi alla morte, mentre un mare incurabile la privò anche dell'affetto della figlia.


Finì i suoi giorni nel  1881 a Monsummano Terme, presso  villa Martini, dopo aver passato gli ultimi anni di vita intenta in opere assistenziali.

 

Di questo personaggio davvero singolare LIBRO, LUOGO, LASCITO MORALE.

Giampiero Giampieri, Giulia Rinieri de'Rocchi, la musa di Stendhal. Buggiano Castello, Vannini 2003
LUOGO: Se vi capita di andare a Parigi e di passeggiare lungo la Senna all'imbrunire, pensate alla passione di quei due amanti.
LASCITO MORALE: L'amore non conosce convenzione sociale

 

di Giancarlo Fioretti

 
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16/10/2016 - 14:46

AUTORE:
andrea f.

Egregio dottor Fioretti , mi pare che la famiglia Martini le offra notevoli e numerose fonti di ispirazione per i suoi pregevoli articoli. A quando la storia di servitù , maggiordomi e ogni altra forma di popolino legato alla famiglia Martini ?