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Unesco: ora la città sarà monitorata nel suo sviluppo, serve piano di gestione condiviso

10/11/2021 - 17:25

MONTECATINI - «Il percorso Unesco non si esaurisce certo con l’ingresso nel patrimonio dell’umanità: adesso ognuno potrà e dovrà dare il suo contributo, ma prima serve una rete formata da istituzioni, stakeholder e intera comunità, e che questa sia coordinata da un piano di gestione condiviso».

 

E’ questa l’indicazione che arriva dal servizio Unesco del Ministero della Cultura e che sarà sviluppata domani a partire dalle 15 al Grand Hotel Plaza e Locanda Maggiore (piazza del Popolo 7), nel corso del convegno “Montecatini Terme, la spa giardino d’Europa nel patrimonio Unesco”, organizzato da Federalberghi Apam.
 
Obiettivo dell’incontro sarà non solo discutere sulla storia e i contenuti di una candidatura che ha portato la città e le sue terme nel patrimonio mondiale dell’umanità Unesco, ma gettare soprattutto uno sguardo al futuro, alle opportunità e agli impegni da mettere in campo per la gestione di questo percorso.
 
Ad aprire gli interventi sarà ilpresidente di Apam Carlo Bartolini, con una introduzione alle tematiche che saranno poi affrontate da Beatrice Chelli (presidente del club Unesco Montecatinie interlocutrice della città durante tutte le fasi della candidatura); Rafaela Verdicchio (site manager), che parlerà del “Piano di gestione e valorizzazione di un sito seriale transnazionale”; Claudia Massi (architetto ed esperta della città nella candidatura Unesco); Adele Cesi (Mibac–Focal point nazionale per la convenzione sul patrimonio mondiale Unesco), che interverrà su “Grandi città termali d’Europa: Montecatini un sito del patrimonio mondiale per tutti”. Chiuderanno il pomeriggio, attorno alle ore 17, il sindaco Luca Baroncini e la vicesindaco Francesca Greco. L’evento verrà trasmesso in diretta sulla pagina Facebook di Federalberghi Montecatini Apam.
 
«Questo appuntamento – dice il presidente Bartolini– cercherà di dare gli strumenti e di far comprendere ai colleghi e a tutta la cittadinanza l’importanza da un punto di vista del prestigio (che assume anche un rilevante valore turistico) di questo percorso. E’ una chiamata alla responsabilità non solo da parte di tutti noi cittadini e imprese, ma anche delle istituzioni, che gestiscono la nostra città-giardino e sono proprietarie delle Terme. Serviranno quindi dei percorsi formativi e maggiore condivisione della responsabilità verso il futuro: non si può scherzare con un patrimonio che non è più solo “nostro”, ma dell’intera umanità».
 
Ma intanto arrivano anche da Roma alcuni “consigli” su come gestire il percorso. «La candidatura Unesco – dice Mariassunta Peci, dirigente servizio Unesco Ministero della Cultura– è una grande opportunità per Montecatini, in quanto da sempre alimenta un grosso interesse, anche turistico, a livello internazionale. Ed è un percorso che non ha termine, ma è virtuoso e prosegue nel tempo. Ma è necessario creare un legame forte con l’intera comunità cittadina, con una partecipazione che deve partire dal basso. Serve, in altre parole, un patto con la città, con il quale ognuno potrà dare il suo contributo. Per farlo non si dovrà però agire autonomamente, ma seguendo un preciso e condiviso piano di gestione in cui il nostro ufficio al Ministero potrà svolgere un lavoro di tessitura. Lo Stato, infatti, non abbandonerà mai questo percorsoe ne continuerà a seguire i progetti e la loro concreta realizzazione».
 
Poi la dirigente fa anche un esempio: «Potremmo mettere in campo un’azione comune e coordinata con l’obiettivo di valorizzare le opportunità che possano emergere nei confronti degli edifici termali non utilizzati. Errori da evitare? Proprio quello di andare da soli, non riferirsi - nelle scelte - alle istituzioni dello Stato».
 
Tra i relatori del convegno anche Claudia Massi, architetto esperta della candidatura della città nell’Unesco. Che dice: «Montecatini è stata l’unica città italiana presa in considerazione per la candidatura, perché è nata e si è sviluppata come città termale modernaal pari di altre in Europa, per esempio Vichy o Bath. Quindi non solo stabilimenti termali, ma anche villini per ospitare le famiglie dei medici, parchi, alberghi. Cosa possiamo fare per i tanti edifici abbandonati e in disuso? Ora c’è una visibilità che prima non avevamo, ma la città sarà anche costantemente monitorata nelle sue azioni e nel suo sviluppo: dobbiamo cogliere questa opportunità e dobbiamo essere bravi nel comunicare all’esterno l’ingresso nel patrimonio Unesco. E prendere a esempio la città di Ivrea, che è riuscita ad attrarre tanti investitori proprio grazie al riconoscimento ricevuto. Dobbiamo rendere partecipi la popolazione, mantenere la nostra vocazione termale e fare rete con le altre città termali europee».

Fonte: Apam
 
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