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VALDINIEVOLE
Combustione controllata dei residui vegetali, cosa possono fare i Comuni: lettera Coldiretti ai sindaci

9/7/2014 - 18:18

Combustione dei residui vegetali, dopo le novità normative a livello nazionale, Coldiretti scrive ai 22 sindaci della provincia di Pistoia perché le amministrazioni comunali approvino ordinanze per disciplinare a livello locale le corrette modalità della combustione sul luogo di produzione del materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture di vigneti o uliveti.


Fino al 31 agosto in Toscana vige il divieto assoluto di accendere fuochi, bruciare residui vegetali e compiere altre operazioni che possano creare pericolo d'incendio. “Il nostro invito ai sindaci è di mettere a punto sin da ora gli strumenti normativi, perché terminato il periodo di alto rischio incendi boschivi - spiega Vincenzo Tropiano, direttore provinciale di Coldiretti, in foto - gli agricoltori possano agire in un ambito ben regolamentato, quindi con pochi rischi”.
 
La storia. La combustione in loco rappresenta una tradizionale pratica agricola, che mineralizza gli elementi contenuti nei residui organici, determina un controllo indiretto delle fonti di inoculo, evita la propagazione delle fitopatie, riducendo o eliminando la necessità di trattamenti chimici.
Una pratica agricola millenaria, finita per essere di fatto vietata dal classico ginepraio normativo italiano. Semplificando, il legislatore nazionale partendo dal fine nobile di combattere l'usanza criminale di bruciare i rifiuti (a seguito dello scandalo della terra dei fuochi), aveva finito per rendere penalmente perseguibile l'antica tradizione agronomica.


Ora il governo ha posto rimedio, permettendo, a condizioni date, la combustione dei residui vegetali. La norma (articolo 14, comma 8, lettera b, del decreto legge 24 giugno 2014, n.91) precisa che non si applicano le sanzioni connesse alla gestione dei rifiuti quando si brucia in loco materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture. In particolare per tale materiale è consentita la combustione in piccoli cumuli ed in quantità giornaliere non superiore a tre metri steri ('cubi') per ettaro nelle aree, periodi ed orari individuati con apposita ordinanza del Sindaco competente per territorio. Rimane il divieto alla combustione nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, tenendo conto anche delle distanze minime dalle aree boscate previste dalla legge. Da questa previsione normativa nasce l'invito ai comuni da parte di Coldiretti.
 
I vantaggi della combustione controllata. La pratica della gestione controllata dei residui vegetali mediante combustione sul luogo di produzione rappresenta una tradizionale pratica agricola volta alla mineralizzazione degli elementi contenuti nei residui organici ed anche al fine di determinare un controllo indiretto delle fonti di inoculo ed evitare la propagazione delle fitopatie, riducendo o eliminando la necessità di trattamenti chimici;
- la combustione controllata di residui vegetali ha, tra l’altro, il vantaggio di evitare la movimentazione sul territorio, anche per lunghissimi tratti – vista, nella maggior parte dei casi, l’assenza di impianti – di sostanze naturali non pericolose e l’inutile intasamento delle discariche;
- sul territorio sono presenti molteplici coltivazioni agricole di modesta dimensione, soprattutto a carattere familiare, ubicate spesso in terreni impervi ed in zone isolate, con conseguenti difficoltà logistiche o impossibilità di procedere al deposito ed al trasporto dei residui agricoli ad appositi centri di gestione;
- per le coltivazioni maggiormente presenti nel territorio nazionale la trinciatura della potatura può portare nel medio e lungo periodo a gravi problemi fitosanitari per le piante, aumentando, di conseguenza, la necessità di ricorrere a trattamenti chimici;
- l'accumulo di residui vegetali per la loro naturale trasformazione in compost, normalmente stipati a bordo campo o in prossimità delle scoline, può diventare nel tempo facile pericolo di innesco di incendi soprattutto nei mesi estivi e, in caso di forti piogge, determinare intasamenti, allagamenti e dissesto idrogeologico.

Fonte: Coldiretti
 
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