Valdinievole OGGI La Voce di Pistoia
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Ferragosto nella valle
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VALDINIEVOLE ANTICA
di Giancarlo Fioretti
il grande chirurgo Francesco Colzi, cervello in fuga e genio dimenticato

31/1/2016 - 15:42

Un tempo la stazione ferroviaria di Pieve a Nievole era uno scalo importante e frequentato sulla tratta Firenze-Viareggio. L'attuale stazione di Montecatini Terme, quella in stile Ventennio in Piazza Italia, non esisteva neppure, e i passeggeri che dovevano recarsi a Monsummano e nei suoi paraggi si servivano di questo scalo, oggi  tristemente abbandonato ed in disuso.

 

Per questo motivo, fu deciso di erigere proprio davanti a questa stazione, un monumento in ricordo di Francesco Colzi, insigne chirurgo che proprio a Monsummano nacque nel lontano 1855. Si voleva cioè che i suoi concittadini lo avessero sempre di fronte, con la sua aria severa e la sua lunga barba nera perfettamente modellata nel bronzo dallo scultore pistoiese Guazzini.

 

Pare che sia stato un altro monsummanese illustre, Ferdinando Martini, a proporre questa sede per erigere il perenne tributo di memoria a quest' illustre luminare di cui oggi, purtroppo, sono in pochi a serbare ricordo. Eppure gli studi compiuti dal Colzi in discipline come la chirurgia, l'anatomia e l'ortopedia sono stati dei veri e propri progressi per la scienza medica. C'è altresì da essere certi che, se alla sua epoca vi fosse stato il premio Nobel, Colzi ne sarebbe stato certamente uno dei vincitori.

 

Nato in una famiglia dell'alta borghesia terriera, Colzi compì gli studi ginnasiali a Pistoia, quelli liceali a Pisa e conseguì la laurea in Medicina a Firenze. La sua carriera di studente fu di una rapidità eccezionale. A ventidue anni era già laureato ed inserito come assistente nelle cattedra di clinica chirurgica dell'Università di Firenze.

 

Ciò che lo distingueva dai suoi colleghi era senza dubbio il continuo anelito alla ricerca. Non si accontentava cioè di curare, ma sentiva dentro di sé l'obbligo morale di contribuire con i suoi studi al progresso della medicina e della scienza in generale. Fu, come si direbbe oggi, uno dei primi cervelli in fuga da un'Italia in parte arretrata in parte bigotta.

 

Le gerarchie ecclesiastiche cattoliche non vedevano di buon occhio gli studi anatomici in quanto, per potervisi dedicare, era necessario ricorrere alla dissezione  dei cadaveri. E, con la promessa della 'restituzione della carne ' tale pratica non andava proprio d'accordo...Colzi quindi, per poter respirare un'aria di libertà scientifica e di progresso morale dovette far rotta verso le Università di Parigi, di Londra ma, soprattutto, verso le città del mondo germanico. Fu proprio a Vienna, a Lipsia e a Berlino che raggiunse i risultati migliori. Tornato in Italia, accettò la cattedra di Anatomia patologica a Firenze, che resse dal 1883 al 1887.

 

Dopo un'effimera esperienza all'Università di Modena e Reggio, tornò nella sua Firenze,  alla sua Università ed al 'suo' Ospedale di Santa Maria Nova. Colzi si sentiva ormai legato profondamente alla città che lo vide giovanissimo laureato e Firenze lo ricambiò con stima e ammirazione senza pari. Nei momenti liberi, amava rifugiarsi a Fiesole, di cui divenne una sorta di cittadino onorario. A quel tempo Fiesole era mèta di un turismo d'èlite ed abitata dai più bei nomi dell'arte e della scienza europei.  

 

Colzi era appunto uno di questi, e ancor oggi, nella casa che abitò in piazza Mino da Fiesole, una bella lapide marmorea ricorda la sua presenza. Il continuo stress da lavoro (sembra che praticasse circa quindici interventi in un giorno..) e da studio, lo portava a cercare un po' di relax in hobby come la caccia ed il tiro al piccione, disciplina all'epoca molto in voga (gli animalisti ancora non erano presenti).

 

E, proprio in una gara di tiro al piccione, avvenne l'incidente che lo condusse alla morte. Un incidente stupido, come sono la totalità degli incidenti di questo tipo ma che, nel caso di Colzi, assunse l'amaro sapore della tragica beffa. Pare infatti che per indurre il piccione ad uscire dalla gabbietta e spiccare il volo, gli sia sfuggito di mano il fucile che, cadendo al suolo, abbia esploso un colpo da distanza ravvicinata centrandolo proprio sotto l'ascella desta.

 

Seppur ferito gravemente, caldeggiò lui stesso l'amputazione dell'arto. Nessuno dei suoi colleghi però volle praticare tale intervento. Tutti i medici chiamati a consulto parevano convinti di rendergli un orribile spregio, qualora gli avessero consentito di vivere senza più poter operare. In pochi giorni il tetano ebbe quindi il sopravvento, e Colzi morì. Un uomo che aveva speso l'intera sua vita per il lavoro, moriva in uno dei pochi momenti di tempo libero, a contatto con gli amici e con i luoghi che amava frequentare lontano dai bisturi e dei fili di sutura.

 

Negli ultimi anni della sua breve vita, aveva iniziato a frequentare il borgo di Tizzana, a due passi da Firenze e Prato. Anche lì un monumento marmoreo cerca di ricordare ai posteri la grandezza di un ricercatore nato forse troppo presto per poter essere apprezzato appieno.  

Per meglio inquadrare la grandezza di questo personaggio, segnaliamo dunque un libro, un luogo ed un lascito morale giunto sino a noi.

LIBRO: Francesco Tonelli, 'I protagonisti della chirurgia fiorentina'. Le pagine che trattano di Colzi sono magari rivolte agli specialisti ma sono di un interesse unico. Il testo è edito da Polistampa ed è del 2011.

LUOGO: Senza dubbio il monumento a lui dedicato a Pieve a Nievole. Il logorio della vita moderna non dovrebbe impedire di accostare l'auto a lato strada per visionare questo bell'esempio di arte del Novecento. Io l'ho fatto e non me ne sono affatto pentito.

LASCITO MORALE: Lo studio, qualsiasi esso sia, deve puntare al progresso. Non essere ingabbiato da convenzioni sociali o religiose di qualsiasi tipo. Colzi, principalmente, ci insegna questo.

 
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31/1/2016 - 21:40

AUTORE:
Andrea f.

Ancora una piacevolissima scoperta grazie alla competenza del dott. Fioretti. Certo il destino non gli fu propizio.

31/1/2016 - 19:26

AUTORE:
Armando

E' un bel lascito morale ... oggi sempre più attuale specialmente se si legge "convenzioni sociali" come i partiti politici sempre più lontani dalla gente e sempre più intrigati da intrallazzi personali e mercificatori di potere legato al profitto ... l'esempi ce ne sono tanti anche in Valdinievole...
Anche se in decadimento c'è la cappella "aperta" al cimitero di Monsummano, oltre alla via dedicata e al Palazzo in centro.
Complimenti per l'articolo.

31/1/2016 - 18:14

AUTORE:
Giovanni Torre

Lo scrittore ha rievocato la figura di un'illustre personaggio della Valdinievole che molti,tra cui io stesso , non conoscevo esattamente.

Oggi ci sono strade,vie, piazze,intitolate a persone di basso spessore o perlomeno che distano anni luce da questo validissimo chirurgo.

Il Martini,influente senatore del Regno,volle questa collocazione del monumento proprio davanti alla stazione ferroviaria di Pieve perchè fosse ben in vista sulla strada principale per Pistoia o Lucca.

Comunque detta lapide e busto in bronzo rimangono inosservati in quanto la piazza è poco più grande di un marciapiede,troppo poco per ricordare l'importanza di questo illustre monsummanese.