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“I segreti della tavola di Montalbano”, di Stefania Campo

7/1/2013 - 18:44

Con I segreti della tavola di Montalbano pubblica un libro, visto che ci occupiamo di poliziotti, che è un’indagine sull’universo gastronomico di Andrea Camilleri e di riflesso del commissario più popolare d’Italia, Salvo Montalbano. Si parla quindi di un grande mangiatore, di un eccellente buongustaio, un uomo dotato di un grande appetito (“pititto”). E ne esce una sorta di antologia divisa in tanti capitoli, con protagonisti da una parte Camilleri e Montalbano, dall’altra alimenti e pietanze di Sicilia. Il cibo ha una sua importanza universale, è sinonimo di vita, è una passione e certo Montalbano è preda di questa passione. Qualcuno arriva a dire che tra una sana mangiata e un viaggio dalla sua donna in Liguria lui non esita, sceglie la tavola a Vigata…. Per lui una scala di piaceri, di desideri, il cibo è al primo posto. E il pregio di questa pubblicazione è di svelare i segreti delle gustose ricette tipiche di queste storie, ma anche di approfondire il rapporto di Camilleri e di Montalbano con il cibo.

I segreti della tavola di Montalbano ci fa scoprire uno dei lati meno consistenti  ma riteniamo di assoluta importanza nello spiegare il successo delle avventure del commissario siciliano, o meglio ancora come recita il sottotitolo, il lato è Le ricette del commissario Montalbano . Montalbano è un fanatico del cibo, per lui il momento più bello è quando lo gusta, guai a chi chiacchiera mentre mangiano, le prelibatezze meritano, anzi impongono, di essere consumate in religioso silenzio. E del resto chi divide il desco con il commissario viene avvisato che le discussioni sono rinviate a dopo il caffè.

 

E l’autrice stessa a rivelarci di avere scritto questo libro per la grande attenzione che i lettori di Camilleri portano a tutto quanto ruota intorno alla figura del protagonista. Molte persone quando visitano la Sicilia cercano non soltanto i luoghi dove opera Salvo Montalbano ma vorrebbero anche mangiare come quel che mangia lui. In questo libro sono state raccolte le tante ricette con cui il commissario soddisfa….l’appetito, e il lettore o la lettrice avranno anche la possibilità di provare essi stessi a cucinare una delle tante ricette.

 

E per venire incontro alle esigenze del lettore, sia semplicemente un curioso o un cuoco in pectore, le ricette sono divise per genere, antipasti, primi piatti, carni e lumache ( già ci sono gli attupatreddi  o lumache)al sugo, pesce, verdure e dolci. Ma queste ricette compaiono sempre in coda a dei capitoli che introducono il pensiero di Camilleri e il modo con cui lui ha fatto parlare e agire il suo personaggio di carta. Con un numero sempre più grande di romanzi dedicati a Montalbano Camilleri, anche grazie alla televisione, ha creato un  personaggio-mito, un siciliano con  i suoi vizi e le sue virtù, le sue manie, ma fondamentalmente ha dato vita a una ottima persona e a un grande poliziotto. Il pregio di Montalbano è di essere autentico, vero, spontaneo.

 

Il suo rapporto con il mare, la sua donna, il lavoro e, perché no, il cibo ne fanno una figura che… esce dalla dimensione cartacea. Vive sul mare, consuma quando è a casa i suoi pasti in veranda, secondo un vero e proprio rituale che non si limita al gustare ma invece considera il cibo come una espressione di vita, di storia, di tradizione, e per il rispetto e l’amore che gli porta ecco l’esigenza di gustarlo in silenzio. Aria buona, cibi freschi, tanto pesce, questo è uno degli aspetti della vita di quest’uomo, con un solo debole, comune del resto a tanti, la gola. E molte volte ritarderà i suoi appuntamenti per non perdere una buona mangiata, clamoroso ne Gli arancini di Montalbano è che lascia Livia sola a Parigi per una fine d’anno per correre da Adelina che ha preparato in suoi famosi arancini. Da aggiungere anche che nei romanzi di Camilleri il cibo è funzionale al muoversi di Montalbano, a pancia piena è assai più determinato nel condurre le indagini.

 

L’abilità dell’autore Camilleri sta nell’aver dato un  tono di universalità al personaggio Montalbano, pur collocandolo in  una dimensione assai localizzata, Vigata e dintorni. Il commissario è profondamente siciliano , mangia pesce, nuota in qualsiasi stagione. E’ un personaggio fortemente caratterizzato e legato al territorio, persino gli orari e la durata del pasto sono strettamente legati alle abitudini siciliane. Tutto questo per dire che il personaggio di carta è talmente ben definito che va oltre l’immaginario per divenire uno di noi. Un uomo che è molto profondo, Camilleri l’ha costruito più come un “raddrizzatore” che come un “punitore”, non sempre seguendo la legge ma agendo secondo coscienza, e in questo somiglia molto a Maigret. E quante volte supera il disgusto del mestiere sedendosi a tavola, o, chiusa una indagine, lo vediamo solo e silenzioso festeggiare con una squisita mangiata. Uno dei pregi della letteratura gialla è di raccontarci cose avvenute realmente e di riflettere la quotidianità dei nostri atti. E va citato il profondo legame tra letteratura gialla e il cibo perché il cibo equivale alla vita e i romanzi gialli ci raccontano la vita. Succede anche che la collocazione geografica degli autori si riflette sui singoli investigatori pur se poi si possono trovare dei legami tra gli stessi. Manuel Vazquez Montalban è ad esempio il grande cultore della cucina catalana mentre Camilleri valorizza il ruolo della sicilianità.

 

Per dovere di cronaca ricordiamo che Montalbano è un omaggio di Camilleri al grande autore spagnolo. Montalbano e Carvalho sono accomunati dalla passione per la buona tavola, anche se ad onor del vero una differenza c’è , Carvalho è un grande cuoco, Montalbano non cucina we si limita a mangiare. La letteratura gialla ha sempre avuto un rapporto particolare con la vita quotidiana e quindi con il cibo, la tavola, ovviamente con  differenze a seconda dell’origine dello scrittore. Da tutto discende un collegamento tra l’investigatore e lo’atto del mangiare, del bere, del cucinare. E sempre più nel tempo si è manifestato questo abbinamento tanto che molte delle scene-crimine dei gialli si svolgono di fronte a un piatto.

 

Se si va invece indietro nel tempo questo non si verificava per l’ascetico Sherlock Holmes che non mescolava mai il cibo alle sue performances investigative. Ma di contro ci sono i Nero Wolfe, i Maigret, i Pepe Carvalho che legano il momento del pasto all’occasione di una pausa riflessiva sulle indagini che li impegnano. E’ chiaro che ciascun poliziotto e di conseguenza ogni autore hanno un approccio diverso. Nero Wolfe è un raffinato buongustaio, Maigret ama i cibi forti e una buona birra, Carvalho è per una cucina addirittura “seduttiva”. Montalbano invece ha un  rapporto fortemente connotato con la sua origine siciliana. Lui predilige i piatti più semplici e tradizionali della sua regione, ricordando molto i piatti dell’infanzia. Confrontandolo con i suoi colleghi Camilleri in Il cane di terracotta dice che come gusti il più vicino a Montalbano era Maigret. Tra i due però esistono delle differenze notevoli, Maigret mentre mangia pensa, lavora con la mente, Salvo invece bada solo ad assaporare il gusto. Poi, Maigret ha una moglie che è un a ottima cuoca, Salvo invece ricorre spesso alla cucina di Adelina, la sua domestica. Camilleri parla di cibo per presentare meglio il personaggio, approfondendone il profilo psicologico. Per Montalbano l’atto del mangiare è uno spazio di serenità, anche di allegria, una occasione anche per sfuggire alle pesantezze delle indagini. Molte volte esagera con le pietanze, sta male quando un caso è particolarmente difficile o qualcosa non lo convince.

 

Lui può mangiare solo quando è sereno o si possono affermare i valori della giustizia. Significativo in La gita a Tindari  il fatto che lui vomiti perché non riesce a risolvere il caso. Montalbano a tavola è uno che non si modera, consumando anche quantità…notvoli. Mangia voracemente, il suo rapporto con il cibo è passionale, simile a quello che congiunge un uomo a una donna. Passione che può essere di tipo appunto amoroso/carnale o spirituale.Lui arriva a paragonare il cibo a una ispirazione divina, alla sublimazione dei sensi (vedi La forma dell’acqua nella scena del pranzo a casa del questore). E cibo e religione finiscono per assumere un’unica funzione purificatrice, anche certe sue espressioni sono tipiche della sua sfera religiosa. Ma Camilleri usa il cibo anche simbolo della sensualità femminile.

Detto questo ritornando al personaggio Montalbano e al suo “silenzio” a tavola, visto che il commissario ha una doppia vita, letteraria e televisiva, questo invito a..cibarsi in religioso silenzio è più rispettato nel libro che non nelle fiction televisive dove le esigenze sono obbiettivamente diverse. Camilleri ha connotato il mondo di Montalbano con una valenza fortemente siciliana, mettendo in risalto le passioni, l’ironia, il gusto verso la buona cucina degli abitanti dell’isola. Tutti  questi elementi opportunamente combinati rappresentano la Sicilia di oggi e compaiono poi nelle varie storie. Nella storia e nella cultura siciliana , terra vessata da tante privazioni, il cibo assume un valore particolare, anche di memoria storica oltre che di nutrimento. E c’è un forte legame tra passato e presente. Camilleri conosce a menadito la Sicilia e tutte le sue tradizioni culinarie e indugia volentieri nei suoi racconti a parlarci di odori e di sapori ricorrendo anche ai suoi ricordi di bambino. Basta leggere Arancini di Montalbano La voce del violino L’odore della notte Il ladro di merendine. Ogni suo romanzo è ricco di pietanze legate alle tradizioni gastronomiche dell’isola. Molte ricette l’autore le ha copiate da un vecchio libro di sua madre. Montalbano fa uno strappo a questo bagno culinario di sicilianità preferendo due bevande come il caffé e l’whisky . Lui beve un caffè raffinato, la miscela viene addirittura da Portorico(La voce del violino ). Anche se poi Montalbano evidenzia che questa bevanda non sempre ha effetti positivi, è stata usata anche come arma di un delitto.

 

Ed ecco il caffè usato come metafora, da una parte rigeneratore, dall’altra simbolo del male. Il whisky nei romanzi di Camilleri è inteso come suggell0 di amicizia, di confidenza (L’orrore della notte ), di condivisione di pensieri e di discussioni, infatti lo vediamo bere con Mimì Augello e con Ingrid. Quanto alle donne di Montalbano, Livia, l’eterna fidanzata, non è una grande cuciniera ( La pazienza del signore), mentre Adelina pur restando un personaggio secondario, è invece importante perché oltre ad essere colei che fa la spesa e fa da mangiare, è anche quella che ne capisce meglio gli umori e cucina quel che sa che è adatto a lui (Il cane di terracotta ). E la cucina di Adelina è una vera fonte oltre che di piaceri anche di possibilità di imparare a cucinare certi manicaretti. Montalbano frequenta un po’ per ragioni di servizio un  po’ per amicizia altre donne, ma avranno la sua amicizia sole se brave…cuoche, e lui accetta volentieri i loro inviti a pranzo o a cena a patto che quanto cucinano sia in  armonia con il suo umore. Se non mangia a casa il commissario va al San Calogero di Vigata. Ci va quando ha avuto una giornata pesante, li si distrae, torna euforico non solo per le prelibatezze che vi mangia ma anche per il rapporto speciale con l’oste, Calogero, che ormai lo capisce a volo e sa cosa dargli. (L’odore della notte ).  Veramente buffo in questo libro un colloquio tra  due, Calogero sta…recitando il menù quando Salvo lo ferma e gli chiede una cotoletta alla milanese. Un  attimo di gelo, l’altro trasecola e Salvo: ” E tu pensi che io la cotoletta vengo a domandarla a tia?” Il commissario è un tradizionalista, il suo piatto preferito, come da tradizioni dell’isola, è il pesce, figuriamoci se mangiava una milanese. Ma il legame tra Calogero e Montalbano è profondo perché lui è un cliente che sa apprezzare il cibo e il ristoratore lo ospita sempre volentieri, e non esita, dato ormai il rapporto di amicizia, a rimproverarlo quando mangia troppo di furia. Verrà il momento in cui Calogero chiuderà il ristorante per ragioni d’età e per Montalbano sarà un dramma finché non scoprirà ” Da  Enzo “.

 

E  magistrale è il primo incontro tra i due, andate a leggervelo su Il giro di boa . Come si vede il libro della Campo è una miniera di informazioni e aneddoti, non solo di…ricette, e da come se ne parla, e lo stiamo facendo anche noi, sembra proprio che si stia parlando di una persona in carne e ossa.

Montalbano ormai è un mito, una di quelle figure tipo Maigret, Sherlock Holmes e pochi altri che hanno travalicato la pagina letteraria venendo quasi a ” far parte di noi”. Mito che ormai è andato oltre i confini, esiste un ristorante Casa Vigata dove si gustano i cibi tipici dei romanzi di Camilleri. E anche in Sicilia si è creata una nuova forma di turismo legata ai luoghi di Montalbano e ai suoi cibi.

GIUSEPPE PREVITI (Presidente Amici del Giallo di Pistoia)

 
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