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Ciampolini: "Attuazione referendum acqua, per i miracoli i Sindaci non sono attrezzati"

21/8/2013 - 12:19

Giuliano Ciampolini, militante di base per il Movimento Acqua Bene Comune ci invia una riflessione sull'attuazione del referendum sull'acqua:

 

"Sono passati oltre due anni dall'esito dei referendum sull'acqua svoltisi il 12/13 giugno 2011: il Parlamento (perchè ha il potere legislativo) ed i Comuni (perchè sono proprietari degli acquedotti e dei servizi idrici) avevano ed hanno il dovere di dare attuazione all'esito referendario che, con il primo quesito, ha abrogato la legislazione dei governi che obbligava i Comuni ad andare verso una crescente privatizzazione della gestione dei servizi idrici; con il secondo quesito è stata abrogata la remunerazione del capitale investito nei servizi idrici e da questa quasi unanime volontà degli elettori deriva un'indicazione democratica chiarissima (per il Parlamento e per i Comuni): nella gestione dei servizi idrici non deve esserci il profitto e quindi, ovviamente, la gestione deve essere collocata fuori dalla logica del libero mercato, per collocarla nell'ambito della gestione pubblica.

 

In Italia, nel corso degli ultimi 15 anni, nella gestione dei servizi idrici, si sono determinate due realtà diverse:

 

- in circa mezza Italia la gestione è stata affidata a Spa con il 100% di capitale pubblico: tra i Comuni che hanno scelto questa tipologia di gestione c'è anche il Comune di Napoli che ha indicato (a questa "mezza Italia") come, avendo la volontà politica di dare attuazione all'esito referendario, è realisticamente possibile superare la gestione tramite una Spa e affidarla ad un Ente Pubblico (simile alle ex aziende municipalizzate, ma aggiungendo anche strumenti di controllo democratico da parte del Consiglio Comunale e dei cittadini organizzati in difesa dell'acqua bene comune). Come ha spiegato Ugo Mattei (una delle personalità autorevoli impegnate nel movimento per l'acqua pubblica), non è un percorso facile ma è realisticamente possibile, anche perchè a Napoli avevano mantenuto le tariffe del CIPE (senza la remunerazione del capitale investito) e quindi non hanno avuto il problema di togliere dalla tariffa il 7% di profitto.

 

- nell'altra mezza Italia (che comprende anche gran parte della Toscana) la gestione, nei primi anni 2000, è stata affidata a Spa Publi/private (come Acque Spa che gestisce i servizi idrici nell'area pisana e nella Valdinievole) con dentro almeno il 40% di capitale privato: in questa mezza Italia, per onestà, bisogna riconoscere che senza una Legge nazionale di sostegno (che deve approvare il Parlamento) è impossibile dare attuazione all'esito referendario in tempi brevi, perchè c'è da risolvere il problema di come cacciare il capitale privato in presenza di affidamenti contrattuali che scadono nel 2021 e oltre (perchè per cacciarlo occorre avere risorse finanziarie ingenti, che i Comuni non hanno), evitando di aggiungere alla restituzione del capitale privato anche le penalità, stabilite nel contratto, in caso di interruzione anticipata dell'affidamento della gestione all'Spa Publi/Privata.

 

Inoltre, in tutta Italia, oltre un decennio di attuazione della Legge Galli sulla gestione dei servizi idrici ha dimostrato che è impossibile realizzare gli investimenti necessari per modernizzare gli acquedotti ed i servizi idrici connessi (compresa la depurazione degli scarichi nelle fognature) caricando totalmente sulle tariffe il costo dei mutui da cercare nel sistema creditizio: per questa finalità (da cui dipende la civiltà di un Paese) sono indispensabili oltre 2 miliardi l'anno di investimenti (negli ultimi 15 anni sono scesi sotto un miliardo l'anno): non essendo socialmente accettabile che ci sia una triplicazione delle attuali tariffe sull'acqua, è indispensabile che il Parlamento approvi una legislazione che faccia tornare la finanza pubblica negli investimenti per modernizzare i servizi idrici (anche tramite i mutui agevolati che può concedere - come avveniva in passato - la Cassa Depositi e Prestiti, che dispone di 136 miliardi di euro e che, anch'essa, va ripubblicizzata, anche per evitare che questi miliardi - che sono in gran parte di proprietà degli operai e dei pensionati che hanno un conto corrente postale - siano dissipati dandoli alle Spa che vogliono realizzare grandi e inutili opere pubbliche in Italia, a partire dall'assurdità di costruire altre autostrade).

 

In presenza di queste difficoltà oggettive, bisogna riconoscere che gli oltre 8000 Comuni che ci sono in Italia ed i loro Sindaci (in particolare quelli dei Comuni di maggiori dimensioni, che - di conseguenza - hanno la maggior parte del capitale pubblico in queste Spa Publi/private) si sono impegnati pochissimo per avviare un percorso che porti - in tempi inevitabilmente diversi nelle due diverse "mezze Italie" - a dare piena attuazione all'esito referendario: dopo le elezioni amministrative del 2012, per quanto mi risulta, solo i Comuni di Reggio Emilia, di Pistoia e pochi altri hanno dimostrato di avere questa volontà politica, mentre altri (compreso il Comune di Firenze, quello di Pisa e anche la maggior parte dei Comuni della Valdinievole che, nella Conferenza dei Sindaci dell'ex Ato 2, hanno votato a favore della proposta di spostare al 2026 la scadenza contrattuale dell'affidamento ad Acque Spa e che hanno approvato la nuova tariffa Aeeg che fa rientrare dalla finestra il 7% di profitto abrogato dal referendum) non hanno dimostrato di avere la volontà politica e democratica di dare attuazione al 95% di Sì nei referendum del 2011. Comunque, siccome per i miracoli i Sindaci non sono attrezzati, quando gli proponiamo di impegnarsi per attuare l'esito referendario, bisognerebbe porsi almeno la domanda: "se al loro posto ci fossero Alex Zanotelli o altre personalità autorevoli del movimento per l'acqua pubblica, cosa potrebbero fare concretamente?" e di conseguenza proporgli il possibile, non l'impossibile".

 

Giuliano Ciampolini, militante di base del movimento per l'acqua bene comune.

Fonte: Comunicato stampa
 
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5/9/2013 - 8:21

AUTORE:
Giuliano Ciampolini

Sono poco interessato a rispondere a chi continua a difendere il ruolo positivo del capitale privato nella gestione dei servizi idrici, non solo perchè i fatti che smentiscono questa "ideologia liberista astratta" sono gia una risposta alla luce del sole (dopo oltre un decennio di attuazione della legge Galli), ma anche perchè dovrebbe essere un dovere di tutte le persone democratiche (a partire dai Sindaci e dagli eletti in Parlamento) prendere atto che oltre il 95% dei votanti nei referendum ha votato Sì all'abolizione del profitto nella gestione dei servizi idrici, agendo di conseguenza (qualunque fosse stata la loro opinione prima del referendum).

Comunque rispondo ad una affermazione di Paolo quando dice "il problema non penso si risolva eliminando o limitando il tasso o la remunerazione nominale del capitale investito": ho l'impressione che, nel tuo ragionamento, non tieni conto che i "beni comuni fondamentali" (come il diritto all'istruzione e alla salute, ma anche il diritto ad avere acquedotti moderni e acqua potabile per i bisogni essenziali ad una vita civile), non sono realizzabili con le logiche del libero mercato e del profitto, ma solo tramite una volontà politica pubblica che abbia come finalità il bene comune, destinando prioritariamente a questi scopi la finanza pubblica: certo, una parte degli investimenti potrebbero venire, come in passato, da un ritorno della Cassa Depositi e Prestiti nell'ambito pubblico e quindi in questo caso i Comuni e loro aziende pubbliche potrebbero ottenere mutui a tassi agevolati (cioè più bassi di quelli ottenibili dal sistema creditizio privato), ma finora la "remunerazione" sugli investimenti non è stata solo quella che va alle banche che concedono i mutui e che è ineliminabile. In aggiunta c'è stato anche quel 7% di remunerazione garantita sugli investimenti che è andato al soggetto gestore ed è questa che è stata abrogata dall'esito referendario e che - con l'aiuto di una legge nazionale - va cancellata.

Provo invece a rispondere ai commenti di Marco e di Francesco (che sono, come me, per dare attuazione all'esito referendario).

Caro Marco, è vero: gli investimenti per rinnovare e modernizzare gli acquedotti ed i servizi idrici non sono solo molto distanti dalle necessità (a causa, come avevo spiegato, della legge Galli che li ha caricati tutti sulle tariffe) ma sono distanti anche dalla quantità di investimenti approvati nelle Conferenze dei Sindaci a livello dei Piani d'ambito.
La situazione di Publiacqua Spa è emblematica (ma penso sia simile a quella di Acque Spa e di tanti altro sogetti a cui è stata affidata la gestione). Nel periodo 2002/2008 (su cui ho i dati) Publiacqua Spa ha realizzato investimenti per circa 339 milioni di euro, di cui 295, ovvero l'87%, finanziati da tariffa e 44 da contributi a fondo perduto. Come si può ricavare dal Piano di ambito, le previsioni di investimenti per quello stesso periodo ammontavano a 369 milioni circa. Ciò significa che il gestore è riuscito a realizzare il 92% degli investimenti previsti nella programmazione. Una percentuale sicuramente elevata, se si pensa che, secondo i dati del CoViRi (2008), la media nazionale si attesta intorno al 55,8%. Questa valutazione tuttavia cambia se si analizzano gli investimenti realizzati nel corso degli anni: nei primi anni lo scostamento tra investimenti programmati e investimenti realizzati era minimo, ma poi è progressivamente aumentata la distanza fino a raggiungere una distanza in negativo che ha superato il 30% nel 2007/2008 e si è avvicinata, anche prima dei referendum del 2011, al 40% di investimenti in meno di quelli quelli previsti dal Piano d'ambito.
Io, ex operaio tessile, non ho competenze giuridiche per dire che questo consentirebbe di cacciare il capitale privato da Publiacqua Spa prima della scadenza dell'affidamento contrattuale del 2021, ma - per quanto sono a conoscenza - nessun giurista (neanche quelli in sintonia con il movimento dell'acqua bene comune) l'ha sostenuto: forse perchè anche le tariffe venivano decise dall'Assemblea di Sindaci in ogni Ato e dalle tariffe previste dipendeva anche l'ottenimento dei mutui dalle banche.

Quindi, come riconosce anche il Forum italiano dei movimenti per l'acqua, per attuare un percorso di ripubblicizzazione (in particolare nella mezza Italia dove la gestione è stata affidata a Spa Publi/Private) è indispensabile l'approvazione in Parlamento di una legge nazionale (ed è con questa consapevolezza che nel 2007 era stato presentata una Legge d'iniziativa popolare che è ancora in attesa di essere discussa in Parlamento e che ora si è costituito l'intergruppo unitario dei Parlamentari per la ripubblicizzazione dei servizi idrici).

Anche questo dimostra che la presenza del capitale privato in queste Spa non aumenta gli investimenti (come veniva promesso anche dai sostenitori del cosiddetto "modello toscano" diffusosi in mezza Italia): infatti dopo oltre un decennio di crescente privatizzazione, gli investimenti nei servizi idrici sono dimezzati e di conseguenza le perdite degli acquedotti sono persino aumentate e gli impianti di depurazione mancano in tante realtà locali.

Gli investimenti finalizzati alla manutenzione degli acqueotti dovrebbero essere un'altra cosa (cioè dovrebbero far parte della spesa corrente e non del Piano investimenti), ma in realtà anche in Publiacqua c'è stata una tendenza a toglierli dalla spesa corrente per inserirli progresssivamente nel Piano Investimenti, perchè è su questo che la legge Galli gli garantiva il 7% di remunerazione annuale, quello che in ogni Bilancio consuntivo annuale viene ripartito per il 60% ai soggetti da cui proviene il capitale pubblico (i Comuni, che l'utilizzano per vari servizi pubblici) e per il 40% va ai soggetti da cui proviene il capitale privato (nel caso di Publiacqua va ad Acea Spa di Roma, con dentro anche quote di capitale della multinazionale Suez, di Caltagirone e altri).
Questa "remunerazione" sul capitale investito è stata abrogata dai risultati del secondo quesito referendario, ma anche su questo vediamo quanto è difficile - senza una nuova legge nazionale - ottenere l'abolizione di questo profitto sugli investimenti che vengono fatti su un bene comune fondamentale (per la civiltà di un Paese) come sono gli acquedotti ed i servizi idrici connessi (forse perchè, anche su questo, hanno un peso "giuridico" i contratti di affidamento della gestione che hanno scadenze nel 2021 o oltre) e questa difficoltà, nella mezza Italia con gestioni affidate alle Spa Publi/Private, è riconosciuta anche da Alex Zanotelli: putroppo neanche lui, a mio parere, potrebbe fare di più di quanto stanno facendo i sindaci che vogliono contribuire ad un percorso di ripubblicizzazione (tra questi il nuovo Sindaco di Pistoia è sicuramente uno dei più convinti e impegnati: per quello che può fare, perchè - appunto - per i miracoli non è attrezzato).

Caro Francesco, è vero che sono pochi i Sindaci che finora si sono impegnati (per quello che potevano fare) per contribuire ad un percorso che abbia come finalità una gestione pubblica e democratica dei servizi idrici, ma penso sia un grande errore mettere tutti i Sindaci nello stesso mazzo: gli acquedotti ed i servizi idrici sono di proprietà degli oltre 8200 Comuni che ci sono in Italia e senza la loro volontà e il loro impegno è impossibile dare attuazione all'indicazione politica scaturita dai referendum (che non è solo quella di togliere dalla bolletta qualche euro destinato alla remunerazione del capitale investito, ma sopratutto quella di conquistare una gestione pubblica e democratica dei servizi idrici).

Per questo il Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha provato più volte a costituire un Coordinamento nazionale dei Sindaci per la ripubblicizzazione dei servizi idrici e in passato hanno aderito solo pochi piccoli Comuni: ora, forse, con i nuovi Sindaci di Napoli, Pistoia, Reggio Emilia e altri è possibile fare un salto positivo in questa direzione (di quantità e di qualità), perchè alcuni Sindaci dei Comuni capoluogo di provincia possono avere l'autorevolezza politica per suscitare l'adesione e l'impegno di tanti altri Sindaci che finora sono rimasti scettici o disimpegnati nel loro dovere di dare atuazione all'esito referendario.
Poi, se riusciamo ad eleggere Sindaci con la volontà politica di attuare l'indicazione referendaria, a me va benissimo, ma bisogna riuscirci e anche loro - senza una legge nazionale di sostegno alla ripubblicizzazione e agli investimenti nei servizi idrici - non potrebbero fare i miracoli.

Cordiali saluti.
Giuliano Ciampolini
P.S. - per ulteriori dialoghi la mia e-mail è: giulianociamp@gmail.com

2/9/2013 - 19:58

AUTORE:
Marco Conti

sig. Paolo,

lei involontariamente ha colto un nodo importante della questione. Ossia la logica di mercato che contrasta con l'esito referendario.
I referendum ebbero come unico scopo di non permettere il lucro sul bene primario e indispensabile della vita che è l'acqua.
A rafforzare tale proposito ci sono poi i fallimenti della gestione privata che hanno comportato un aumento senza precedenti delle bollette a tutto favore del gestore privato e delle banche che ci sono dietro. I cittadini hanno invece pagato due volte prima con le bollette e poi con le garanzie stesse del pubblico che si è dovuto accollare anche le perdite.
Il controllo è umanamente impossibile quando è il gestore, o meglio le banche, detengono il capitale. I veri padroni dell'acqua sono loro nonostante sulla carta essa sia ancora pubblica.
Insomma, l'obbiettivo del lucro impedisce matematicamente un vero controllo pubblico.
Ma lo sa che non si è ancora a conoscenza dei dettagli di mutuo stipulati dai gestori con le banche e che l'Autorità Idrica Toscana (il "controllore") ha fatto di tutto in questi mesi per non farci avere i dettagli della nuova tariffa prima dell'assemblea di Firenze dove se ne decideva l'approvazione? Assemblea dove tra l'altro alcuni sindaci si sono lamentati di non essere stati informati di molti aspetti sulla questione.
Vago poi è anche il piano investimenti e la sua effettiva realizzazione dove spesso si fa passare la manutenzione come investimenti quando invece sono due cose ben distinte.
Ma poi, in sostanza, c'è stato un referendum? Il popolo, che in teoria è sovrano, ha votato in un determinato modo? E allora di cosa stiamo discutendo?
Il mercato ringraziando il cielo non è il Verbo del Padre eterno o della Dea della Ragione e questo ci permette di avviarci sulla via della ripubblicizzazione dove dovranno essere garantiti i lavori ma con un metodo che non comporti il guadagno, ma l'efficienza del servizio senza perdite.
Si può fare? Certo!
La Cassa Depositi e Prestiti è una più che valida soluzione.
Le ricordo soltanto che Berlino, la capitale della più grande potenza industriale ed economica europea, l'anno scorso ha ripubblicizzato il servizio idrico dopo l'esperienza fallimentare del privato.
Ma soprattutto l'ha fatto anche Parigi che è la sede delle più grandi multinazionali come la Suez che stanno cercando di mettere le mani sull'acqua ovunque nel mondo compresa nella nostra Toscana.
Cordiali saluti

P.S. indovini il Presidente della Regione Enrico Rossi cosa ha proposto per riprendere in mano il servizio idrico?
Darlo in gestione alla COOP!!!
Ecco un fantastico esempio di lobbismo ben sapendo quale area politica vi è collegata.

2/9/2013 - 16:57

AUTORE:
paolo

Mi dispiace non essere stato capito ma comunque entro nel merito e non nei tecnicismi, dei quali non ne conosco appieno i termini.
Allora il problema non penso si risolva eliminando o limitando il tasso o la remunerazione nominale del capitale investito.
Se vengono fatti utili e non reinvestiti sarà un problema di management, di piani aziendali e di piani attuativi delle delibere assunte. Ma per questo è costituito un consiglio di amministrazione composto da rappresentanti del privato ma anche del pubblico e da manager ed alti dirigenti ben pagati. Partiamo allora dal vertice e non dalle risorse e come queste vengono distribuite. Ha un senso pagare manager con stipendi a 6 cifre? Pensiamoci e verifichiamo. Allora sarà un problema di controllo della Azienda partecipata. Questo è il problema. Un Sindaco o più sindaci se essi hanno questo potere e questa responsabilità nei confronti dei cittadini che lo applichino e che ne siano essi stessi responsabili e che in trasparenza vengano e relazionino in consiglio comunale. Il comune ad oggi è l'istituzione che riesce ancora ad avere un minimo di trasparenza nei confronti dei cittadini a mio avviso contro una regione od un parlamento che hanno perso nel tempo queste caratteristiche. Quindi rafforzare sì i controlli da parte di chi ne è preposto. E non potrebbe darsi che le modifiche votate dal disposto del referendum si scontrano con una gestione aziendale che ancorchè debba obbedire a principi pubblici deve tenere anche conto di meccanismi di tipo economico dai quali comunque non si può prescindere checchè se ne dica?
E non vi offendete quando si parla di demagogia, ma entrate nel cuore problema con pacatezza rispettando chi è in buona fede. Se siete depositari della verità, non vi sarà bisogno di alzare la voce perchè questa venga fuori da sè. Senza nessuna polemica anzi.. per amore della verità.

24/8/2013 - 11:51

AUTORE:
francesco

Penso che la risposta al Sig. Paolo sia nei fatti. Sono oramai più di dieci anni che le società di gestione del servizio idrico si incassano i profitti e gli investimenti non sono stati fatti. Quindi a cosa sono serviti gli utili delle società?
Dobbiamo continuare a credere alla balla che ci vogliono i profitti per far fare gli investimenti?

22/8/2013 - 22:13

AUTORE:
Marco Conti

ma di cosa sta parlando signor Paolo?
Se l'acqua oggi fosse un bene comune, come deve essere, nessuno ci lucrerebbe sopra e i soldi servirebbero per gli investimenti.
Invece i gestori privati devono chiedere i soldi alle banche che tuttavia pretendono garanzie e qui sta al pubblico mettercele.
Come se non bastasse con la nuova tariffa truffa dell'AEEG parte dei soldi che metterà il pubblico entreranno a bilancio e passeranno come investimenti da scaricare in bolletta.
Dunque i cittadini pagheranno due volte la stessa cosa e chi c'ingrasserà saranno i privati.
Privati che tra l'altro non hanno migliorato di una virgola la situazione idrica (le perdite sono le stesse di venti anni fa) mentre le bollette sono esplose
Alla fine chi ne esce con la pancia piena sono esclusivamente le banche e chi gli gira intorno.
E' l'ora di smetterla di ripetere a pappagallo quello che dicono i soliti noti in giacca e cravatta.

22/8/2013 - 17:15

AUTORE:
francesco

Sono d'accordo con chi mi ha preceduto nel commento. Con questo però voglio anche dire che concordo pienamente con la sua analisi complessiva, Ciampolini, che trovo corretta e argomentata. Non capisco però cosa voglia dire nel finale del suo intervento. Nessuno ha mai proposto l'impossibile ai sindaci. Sono loro che hanno fatto l'impossibile per deviare da quella che era la volontà dei cittadini. Lei lo spiega bene quando parla del comportamento censurabile dei sindaci della Valdinievole (e più generalmente dell'ATO2) che, a pochi mesi dal referendum, hanno votato una delibera che - oltre a prorogare la concessione a Acque SpA fino al 2026 - riproponeva le tariffe illegittime. Per completezza diciamo pure che il marzo scorso il TAR ha bocciato questa delibera dichiarando illegittime tanto la delibera dell'ATO2 quanto le tariffe che la società di gestione ci ha applicato in tutti questi mesi. Come si vede nessuno chiede miracoli, ma solo comportamenti coerenti e rispettosi della legge da parte dei nostri amministratori. Cosa che finora non hanno fatto.
Arrivando alla conclusione del suo ragionamento, Ciampolini, se al loro posto ci fossero Alex Zanotelli o altre personalità autorevoli del movimento per l'acqua pubblica, questi farebbero molte delle cose che nessuno di loro ha fatto fino ad adesso. Per esempio: rendere pubbliche le informazioni relativamente ai mutui e alle garanzie delle stesse; spiegare ai cittadini come sono stati usati gli utili di bilancio; fare un resoconto esatto degli interventi realizzati dalle società di gestione (e quindi spiegare perché dopo dieci anni di gestione le perdite in rete sono sempre le stesse). Compito dei sindaci - attraverso le autorità di ambito - avrebbe dovuto essere quello di controllare la gestione del servizio idrico. Sono atti dovuti non "miracoli", caro Ciampolini. E sono il primo passo per arrivare a quella gestione pubblica e partecipata che sta a cuore a lei (credo di capire) e a noi. Ma evidentemente non a coloro che ci amministrano.

22/8/2013 - 17:08

AUTORE:
paolo

Ma un pò di buon senso non vi pervade quando scrivete articoli o altro...
Ma sapete quanto costa una qualsiasi gestione di attività pubblica o privata? Ma cosa vuol dire che l'acqua è un bene comune? Perchè oggi non lo è o prima ancora non lo era?
Tutto questo si chiama demagogia niente di più!
Il referendum è costato e costerà sicuramente molto di più di quanto intende far risparmiare agli utenti.
Il capitale deve essere remunerato per poter poi permettere nuovi investimenti e lavori di riconversione e ristrutturazione delle reti idriche. Dal nulla non viene nulla.
State usando l'acqua solo a fini politici e nulla più in un momento dove i comuni e gli enti pubblici sono protesi a risparmi ed economie di scala in ogni settore dei pubblici servizi.

22/8/2013 - 14:28

AUTORE:
Marco Conti

intanto sig. Ciampolini
potremmo proporre ai Sindaci
di controllare veramente che gli investimenti siano stati fatti perché mi pare che Publiacqua non abbia raggiunto i milioni di euro d'investimenti previsti nel piano d'ambito.
Da non scambiare poi gli investimenti con la manutenzione che non sono la stessa cosa!
Eppure alla ultima riunione degli azionisti sia di Publiacqua che di Acque Spa sono stati spartiti un discreto gruzzolo milionario.
Questo potrebbe essere più che sufficiente a far saltare il contratto d'affido del servizio idrico senza spendere un euro.
Ma si sa, i Sindaci sono legati anche al loro partito e questo è collegato a banche e fondazioni bancarie che a loro volta sono quelle che danno i prestiti ai gestori privati (e allora ci chiediamo a cosa servono quest'ultimi). Ed è per questo che un Alex Zanotelli o qualcun'altro del forum nazionale potrebbero fare molto di più non avendo interessi forti a cui dover render conto.

22/8/2013 - 10:10

AUTORE:
Pola Mutric

è vero che i sindaci hanno fatto poco o niente dappertutto. Addirittura in Valdinievole sono andati contro il rispetto del referendum. Se ne sono fregati e hanno fatto come se non ci fosse mai stato. O forse, diretti da altri con maggiori interessi nell'acqua, si sono mossi consapevolmente contro.
Strano poi quello che è successo a Pistoia dove dopo il brillante risultato dell'assessore Lombardi, che ha lavorato bene per far votare tutto l'ATO3 contro le tariffe truffa, il sindaco l'ha licenziata senza troppe giustificazioni (?!?)