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Rispondo al lettore che ha pubblicato il suo punto di vista in merito al camioncino dei panini . Io penso che volevano semplicemente dare un servizio alle persone che uscendo dalla discoteca possono avere .....
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Primo espianto a cuore fermo al S.Jacopo: prelevato fegato uomo deceduto arresto cardiaco

19/3/2024 - 11:39

Per la prima volta all’ospedale San Jacopo di Pistoia è stato effettuato il prelievo di un organo (il fegato) da un donatore deceduto dopo arresto cardiaco. L’espianto a “cuore fermo” è innovativo, sia per la complessità di esecuzione, sia perché apre ulteriori prospettive nei pazienti in attesa di organo.


A tale proposito Lucilla Di Renzo, direttore sanitario del presidio ha dichiarato: “Ringraziamo sentitamente i familiari perché hanno compreso che le vite di tantissime persone sono legate alle donazioni e oggi il nostro ospedale ha raggiunto un importantissimo traguardo anche grazie all’elevatissima collaborazione che si è realizzata tra più strutture e più professionisti, per portare a buon fine una procedura che consente di dare speranza a chi è in lista d’attesa per un trapianto". 
 
L’intervento è, infatti, frutto del lavoro di squadra tra più équipe. La terapia intensiva-rianimazione, diretta da Giuliano Michelagnoli, ha avviato il percorso nel paziente con coma post anossico segnalando il caso al coordinamento locale donazioni organi e tessuti, che ha organizzato l’intervento del team di medici e infermieri dell’Azienda Ou di Careggi responsabile dell’avvio della circolazione extracorporea (Ecmo Team).
 
Il paziente era stato, infatti ricoverato in rianimazione per un arresto cardiaco e conseguente coma post anossico, con danni cerebrali irreversibili. Decisa la desistenza dalla cure intensive e confermata poi, insieme con la famiglia, la volontà donativa del paziente, il giorno prestabilito questi è stato accompagnato dai medici e infermieri della rianimazione in sala operatoria.


Qui, dopo l’arresto cardiaco, è stata iniziata la circolazione extracorporea, che sostituendosi alla funzione cardio-respiratoria ha permesso di ripristinare perfusione e vitalità degli organi addominali. 

“Nel caso specifico - ha spiegato Michelagnoli - questa  tecnologia ha permesso di tenere perfuso e ri-ossigenare il fegato poi prelevato dall’equipe dei chirurghi del centro trapianti”.

Il coordinamento locale, composto dal direttore Eufrasio Girardi e dall’infermiera di coordinamento, hanno segnalato al Centro regionale trapianti il donatore e organizzato l’attività delle diverse unità operative ospedaliere locali. Hanno infatti collaborato insieme il laboratorio di analisi, diretto da Alessandra Gelli, il personale della rianimazione, del blocco operatorio e della radiologia (diretta da Letizia Vannucchi), insieme con l’Ecmo Team di Careggi. La famiglia del donatore è sempre stata in contatto con il dottor Girardi e costantemente informata dell’evoluzione del processo.

La donazione dopo la “morte cardiaca” o a “cuore fermo” (Dcd) può essere eseguita solo con la disponibilità dell’Ecmo, un macchinario uguale a quello donato recentemente all’ospedale di Pistoia dalla Fondazione Caript per la cura dei pazienti con arresto cardiaco refrattario.
 
Il dottor Girardi sottolinea: “L’aspetto relazionale con le famiglie nel contesto donativo e il loro coinvolgimento attraverso  informazioni continue e puntuali in tutti i tipi di donazione sia di organi, come in questo caso, ma anche di tessuti è il presupposto fondamentale per creare quel clima di fiducia e di affidabilità necessario anche a noi sanitari per poter lavorare con ancor più motivazione”.    
 
“E’ stato un risultato importante, sia dal punto di vista medico, che umano, - ha aggiunto Michelagnoli - soprattutto pensando che è la prima volta che questo avviene a Pistoia. I nostri medici rianimatori, tra cui in particolare Chiara Gasperini e Giovanna Bracciotti, insieme con l’equipe infermieristica della rianimazione e del blocco operatorio si sono formate per questo tipo di percorso e tutti hanno messo una gran cura e attenzione perchê si potesse realizzare. Ringrazio anch’io in particolar modo la famiglia del donatore, che ha dimostrato fin da subito una particolare consapevolezza e determinazione a dar prova nei fatti di senso etico e di solidarietà sociale”.

Fonte: Asl
 
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