Valdinievole OGGI La Voce di Pistoia
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Rispondo al lettore che ha pubblicato il suo punto di vista in merito al camioncino dei panini . Io penso che volevano semplicemente dare un servizio alle persone che uscendo dalla discoteca possono avere .....
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MONTECATINI
La tangente per Mussolini, il ruolo della Valdinievole: ad "Acqua in bocca" si è parlato del delitto Matteotti

5/7/2021 - 9:51

Un uomo solo contro la tirannide incombente. Un uomo lasciato solo da chi avrebbe dovuto aiutarlo ma non lo fece. Questo è il motivo conduttore di Solo, il romanzo storico di Riccardo Nencini, pubblicato da Mondadori e presentato allo stabilimento Tettuccio, nella seconda giornata della rassegna letteraria Acqua in bocca (ma non troppo). A condurre il dibattito fra l'autore e il numeroso pubblico presente al Salone Portoghesi, la giornalista Simona Peselli, coadiuvata per l'occasione dalla collega Ilaria Bonuccelli, 'precettata' all'ultimo minuto.

 

Simona Peselli, organizzatrice della kermesse, ha fatto notare, a inizio conferenza, come il nome di Giacomo Matteotti susciti ancora un interesse notevole da parte degli appassionati di storia. Questo 'assist', ha consentito al senatore Riccardo Nencini, già segretario del Psi, di tracciare la parabola umana e politica di Matteotti, conclusasi con il tragico rapimento sul lungotevere Arnaldo da Brescia, a due passi dai palazzi della Roma che conta.


Più che di rapimento, si trattò di omicidio premeditato, visto che il deputato social-riformista fu ucciso immediatamente, a bordo della vettura che trasporterà il suo corpo vilipeso fino a una pineta dell'agro romano. Matteotti, nel suo celebre discorso tenuto alla Camera dei Deputati il 30 maggio del 1924 (venti minuti di orazione e un'ora di schiamazzi fascisti), inchiodò il fascismo imperante alle sue responsabilità. Come il fascismo aveva inchiodato letteralmente a un albero il militante socialista di Reggio Emilia Antonio Piccinini. Questi, trucidato dagli squadristi, risultò peraltro eletto alla Camera, poiché il suo partito non lo cancello' dalle proprie liste, in un estremo gesto di omaggio alla memoria.


Questa, e altre vicende, sono narrate con scrupolo dall'autore, che si è avvalso di documenti originali consultati in numerosi archivi pubblici e privati.
Nencini ha avuto altresì il merito di tratteggiare un interessante parallelo fra vittima e carnefice. Uomo colto e di famiglia agiata il Matteotti, maestro elementare di umili origini Mussolini che, senza dubbio, soffrirà per lungo tempo questo complesso del 'parvenu'.


Nel romanzo, il senatore socialista dipinge anche le caratteristiche intellettuali (e non solo) delle varie donne protagoniste, dirette o indirette, di questo dramma che ancora appassiona. Ci imbattiamo quindi in Velia Titta, poetessa romana dei Parioli, moglie temeraria del deputato riformista. Scivoliamo poi in Margherita Sarfatti, che rese Mussolini presentabile ai salotti politici, per passare ad Anna Kuliscioff, membro fondatore del Psi e 'intima' di Mussolini per molti anni, fino ad Angelica Belabanoff, fiera oppositrice del fascismo e futuro membro del psdi saragattiano.


Il mistero sui mandanti del barbaro omicidio, viene risolto dall'autore indicando nel solo Mussolini chi dette l'ordine di eliminare Matteotti. Nencini elenca vari motivi, tra cui una cospicua tangente pagata a Mussolini dalla compagnia petrolifera Sinclair oil per godere di un'esclusiva di 50 anni nelle ricerche petrolifere in Italia. Matteotti ne sarebbe venuto a conoscenza, firmando in pratica la sua condanna a morte. Le prove di questa concussione, Nencini le ha scovate in Inghilterra, nell'Archivio del Partito Laburista.


L'autore ha comunque fatto notare come a lungo è stata da molti storici perorata la tesi del 'colpo di testa' da parte di alcuni membri dell'entourage mussoliniano, tra cui il pesciatino Cesare Rossi. Questi fu peraltro l'autore di un 'memoriale' che accusava invece direttamente Mussolini. Memoriale che danzò a lungo sulle scrivanie del deputato liberale di Uzzano Tullio Benedetti, nonché del Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia Domizio Torrigiani, che nella sua villa di San Baronto ebbe modo di studiarlo a lungo.


Se poi pensiamo che uno dei gerarchi rampanti del regime era in quegli anni Carlo Scorza, all'epoca parlamentare e federale di Lucca, nonché notorio depistatore delle indagini sull'omicidio, ci rendiamo conto di quanto la Valdinievole ebbe un ruolo importante nella vicenda.


Un ruolo che potrete ben comprendere leggendo Solo, un libro cui Nencini ha dedicato davvero la massima cura, dimostrando soprattutto che, chi avrebbe dovuto trovarsi dalla sua parte (comunisti e socialisti massimalisti) in realtà gli volto' le spalle. Consegnandolo nelle mani dei carnefici.


di Giancarlo Fioretti

 
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