L’ultimo weekend di gennaio porta in dote una piacevole novità per il Pistoia Basket Junior.
Podisti della Silvano Fedi impegnati, questo weekend, quasi esclusivamente nella “Montecatini Half Marathon”, con buoni piazzamenti e un bello spirito di squadra.
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La diciassettenne Virginia Martelli, che vive con la famiglia a San Baronto, ha conquistato, per il secondo anno consecutivo, il gradino più alto del podio.
Si è svolta domenica 26 gennaio presso la piscina intercomunale Larciano-Lamporecchio, la seconda tappa della ventiduesima edizione del Campionato interregionale di nuoto-Trofeo Giacomo Di Napoli.
Erano circa 600 i partecipanti alla sesta edizione della gara podistica <<Half Marathon Città di Montecatini Terme>>, sulla classica distanza di km 21,098 e organizzata alla perfezione dalla società Montecatini Marathon.
L’Ippodromo Snai Sesana torna protagonista in questo nuovo anno aprendo i battenti, anche questa volta, alla ‘Half Marathon città di Montecatini Terme’.
Consueto punto settimanale sull’attività del Pistoia Basket Junior che chiude un weekend particolarmente positivo. Di seguito il resoconto delle varie partite disputate dalle squadre biancorosse del settore giovanile.
La famiglia polacca di nove persone fu assassinata dai tedeschi per aver dato rifugio ai vicini di casa ebrei.
Raccontami un libro, di Ilaria Cecchi
Va in scena sabato prossimo 20 maggio, alle ore 16 al teatro Funaro, “Ossicini”, di Manuela Capece e Davide Doro, con Francesca Tisano, sulla scena, una produzione di Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti che ha debuttato lo scorso autunno a Parma e che a Pistoia verrà presentata da Teatri di Pistoia nell'ambito della rassegna "Infanzia e città", a cura del servizio educazione e istruzione del Comune di Pistoia.
Uno spettacolo coraggioso, prima parte de La Trilogia della Cura, in tempi post pandemici che forse sono più maturi per affrontare anche con i bambini (la messa in scena è consigliata a quelli dai 3 ai 7 anni ma adatto a tutti) temi che allargano lo sguardo dalla “cura medica” alla cura della persona, nella sua interezza, con le sue fragilità. La storia prende spunto da Donne che corrono coi lupi, libro-culto di Clarissa Pinkola Estès, per giungere a una scrittura originale, che vede l’incontro tra una bambina e una figura “mitica”, presente in molte culture la “Loba”, la Lupa, una donna curatrice, capace di creare riti di rinascita, riportando in vita un animale. È un incontro indimenticabile tra una bambina molto piccola ed una vecchia molto vecchia, un mucchietto d’ossa sparso qua e là e una casa da ritrovare. La donna vive in un luogo nascosto che tutti conoscono ma pochi hanno visto, pare in attesa di chi si è perduto. Ha molti nomi: la donna delle ossa, la raccoglitrice, la vecchia saggia, quella che sa, ma tutti la conoscono come La Loba, La Lupa. L’unica sua occupazione è la raccolta delle ossa, in particolare quelle che corrono il pericolo di andare perdute per il mondo. Striscia e setaccia le montagne e i letti prosciugati dei fiumi alla ricerca di ossa di lupo e quando ha riunito un intero scheletro, quando l’ultimo osso è al suo posto, allora siede accanto al fuoco e incomincia il suo canto. Allora le ossa cominciano a ricoprirsi di carne e le creature si ricoprono di pelo, la lupa canta e balla ancora e tutte le creature tornano in vita. Il lupo apre gli occhi, balza in piedi e corre lontano.
È il viaggio iniziatico di una bambina che a seguito di un dolore intraprende un cammino di crescita e così chi guarda scopre cosa voglia dire prendersi cura di un piccolo essere in trasformazione, degli altri, del mondo.
Dice la Compagnia Rodisio: “Ci ritroviamo fragili come piccole bacche, come cristalli da maneggiare con attenzione. Riponiamo la speranza nella cura, la cura dell’anima, degli altri, delle cose. Essere premurosi, avere riguardo. Prendersi cura delle radici più profonde, di quell’io che piano piano si forma. Prendersi cura di qualcuno, di un altro, accoglierlo, accarezzarlo per lenire le ferite. Prendersi cura del mondo in cui viviamo. Farsi trasportare da quella misteriosa spinta che ci porta ad occuparci di qualcuno o di qualcosa. Sentire nel senso più profondo. Curare, coltivare, proteggere, riparare, accudire, conservare, custodire".
Dopo spettacoli dal forte impatto visivo, in cui gli oggetti erano il motore centrale della creazione, la Compagnia Rodisio torna alla parola, con un lavoro di narrazione dedicato alla prima infanzia.
Manuela Capece e Davide Doro, attori, autori e registi che lavorano insieme dal 1997, fondano la Compagnia Rodisio nel 2005. Sono artisti associati artisti associati del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti. Da allora la compagnia porta avanti il suo lavoro in Italia e all’estero, produce spettacoli per bambini e ragazzi, cura e progetta percorsi di ricerca e di formazione per bambini, ragazzi e adulti. I suoi spettacoli sono tradotti in 10 lingue. Dal 2005 le creazioni della compagnia sono in tournée in Italia e all’estero, tra cui Francia, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Irlanda del Nord, Svizzera, Belgio, Olanda, Danimarca, Germania, Svezia, Liechtenstein, Spagna, Portogallo, Cipro, Lituania, Russia, Serbia, Croazia, Giappone, Taiwan, Corea, Canada, Stati Uniti.
Il suo linguaggio scenico si nutre di quotidianità, per farne emergere gli aspetti più sorprendenti, parlando sempre con ironia e leggerezza. Insegue, con passione, un’idea di apertura e condivisione e cerca la sua crescita nel viaggio e nel contatto con lingue, culture e pubblici differenti. Alla base della sua poetica ci sono la ricerca, la rielaborazione e la composizione di materiali raccolti nel corso di laboratori di ricerca, esplorazione e formazione con bambini, adolescenti, giovani e adulti, condotti da anni in Italia e all’estero. È proprio da immagini, parole, idee e stimoli che emergono durante questo tipo di lavoro che la compagnia elabora successivamente i propri spettacoli. L’attività teatrale fatta con bambini e adolescenti diventa dunque momento fondamentale ed imprescindibile nel processo creativo che genera gli spettacoli.
La compagnia prende il suo nome dal rodizio, un tipico sistema di ristorazione sudamericano. Il rodizio è un luogo in cui ci s’incontra, ci si siede insieme intorno ad una tavola apparecchiata semplicemente e si trascorre la serata assaggiando a rotazione piccole porzioni della cucina locale, fino a che non si è sazi. Si continua finché ce n’è.
Ossicini
storia delle cose perdute e ritrovate
un progetto Compagnia Rodisio
di Manuela Capece e Davide Doro
con Francesca Tisano
tecnica Silvia Baiocchi
scene e oggetti di scena Compagnia Rodisio, Silvia Baiocchi, Paolo Romanini
costumi Patrizia Caggiati
drammaturgia musicale e disegno luci Davide Doro
una produzione Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti
età 3 – 7 anni
primo capitolo de La Trilogia della Cura
Ingresso
7 euro adulti;
5 euro under 14