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VALDINIEVOLE STORICA
di Giancarlo Fioretti
La vita e la triste fine di Bruno Lucchesi, un indimenticabile poliziotto

7/8/2016 - 13:28

Non è sempre semplice spiegare ai propri figli la storia del nostro Paese. Eppure è giusto e doveroso farlo, soprattutto se ci si accorge che, per mille motivi, i nostri ragazzi hanno accumulato preoccupanti lacune.


Una delle mie figlie ha quindici anni e dovrà frequentare il secondo anno in un liceo cittadino. Passando giorni addietro in auto per via Bruno Lucchesi, mi balenò in mente l'idea di chiederle chi fosse il personaggio cui era stata intitolata la strada. Come risposta, un silenzio assordante...


Terminato il breve viaggio, ho voluto replicare l'esperimento con quattro sue amiche, peraltro sue compagne di classe. Le ragazzine si guardavano l'un'l'altra, come se avessi chiesto loro chissà che cosa.

 

Ancora una volta il silenzio...Il mio stupore di fronte ad una simile ignoranza, perché di ignoranza si tratta, mi ha spinto nel momento a farmi dedicare una decina di minuti del loro prezioso tempo, affinché io stesso potessi spiegare chi fosse stato Bruno Lucchesi e, soprattutto, in quale epoca e contesto era vissuto. Bruno Lucchesi era una persona normale. Era un uomo perbene che, da giovane, aveva scelto come lavoro quello di indossare la divisa della Polizia di Stato. Era nato  nel 1923 a Capannori, nella Piana lucchese, quando l'unica occupazione degli abitanti era l'agricoltura. La costruzione dell'autostrada Firenze-Mare, nella prima metà degli anni Trenta, dette a tutta la campagna intorno a Lucca l'opportunità di collegarsi più agevolmente al mondo esterno. Il progresso vero e proprio arrivò tuttavia nel Dopoguerra, quando l'intervento pubblico (oggi aimè tanto bistrattato...) provvide al raddoppio della carreggiata, ed alla realizzazione della moderna autostrada come la vediamo noi oggi. L'autostrada divenne quindi un'opportunità di lavoro per molti, visto che c'era bisogno di casellanti, baristi e benzinai negli Autogrill di Serravalle, e di poliziotti nella nuova caserma della Polizia Stradale di Montecatini. Indirettamente, quindi, anche Bruno 'approfittò' di questa modernizzazione in atto nel nostro Paese, chiedendo ed ottenendo il trasferimento proprio nella città termale. Dopo un lungo girovagare per l'Italia, avrà senz'altro pensato che gli ultimi anni di lavoro era pur giusto trascorrerli respirando un po'di aria delle proprie parti. 


Si trattava però di anni difficili. Il boom economico, che fra le altre cose aveva prodotto anche l'autostrada, aveva esaurito la sua spinta propulsiva. Si era passati dalla contestazione del Sessantotto alla nascita del terrorismo in un nonnulla, con il padronato che incalzato dalle giuste rivendicazioni salariali dei lavoratori, strizzava l'occhio neanche troppo di nascosto al risorgere dello squadrismo fascista. In questo clima di 'tutti contro tutti', la malavita tradizionale trovò un habitat ideale. Mafia, camorra, banda della Magliana prosperarono come non mai. E, accanto a loro, anche l'aggressiva malavita delle città del Nord Italia, sempre in possesso delle armi migliori. Montecatini, da isola felice quale era, si trovò infiltrata di emissari delle varie mafie, che iniziarono ad interessarsi dell'acquisto di hotel, locali notturni, terreni edificabili.


L'uscita autostradale di Montecatini, frequentata in un primo momento solo da vacanzieri, iniziò ad essere attraversata anche da una serie di personaggi poco raccomandabili, che non sfuggivano all'occhio discreto delle forze dell'ordine.


I posti di blocco a questa barriera furono quindi intensificati. E Bruno Lucchesi, facendo il proprio dovere, era sempre in prima linea in quest'opera di contrasto della criminalità. Ed era in prima linea anche il giorno in cui fu ucciso. A una Bmw che aveva appena pagato il pedaggio fu intimato di fermarsi. Le Bmw erano automobili che destavano subito sospetto in quel periodo poiché erano molto veloci e, di conseguenza, molto apprezzate dalla criminalità.


Lucchesi chiese i documenti agli occupanti la vettura e, come fece notare al suo collega, capì subito che qualcosa non 'andava'. Le patenti che gli uomini a bordo consegnarono erano 'troppo nuove'. Parevano fatte allora, come poi emerse dalle indagini successive. Lucchesi si avvio verso la caserma con i documenti in mano, per compiere un controllo decisivo. Non ne ebbe il tempo. Fu freddato da una grandine di colpi. A bordo dell'auto c'erano un famosissimo criminale ed alcuni suoi complici. Fuggirono mai poi la giustizia, dopo un po' di tempo, ebbe la meglio. Di questo criminale non voglio assolutamente citare il nome. Solo l'oblio, la damnatio memoriae come dicevano i latini, è l'antidoto contro ogni possibile emulazione delle sue gesta. Di questo criminale, magari oggi vecchio ed acciaccato da lunghi anni di carcere, molto è stato scritto. Sulle sue imprese è stato girato anche un film. Io preferisco non citarlo neppure. Non lo merita. Merita invece un po' più di considerazione la memoria di Bruno Lucchesi. Un uomo onesto, un lavoratore, un servitore dello Stato.


Anche di Bruno Lucchesi, LIBRO, LUOGO, LASCITO MORALE.
LIBRO: Storie delle Vittime, curatore M. Morini, casa editrice Aliberti
LUOGO: La caserma della polizia stradale a Montecatini Terme
LASCITO MORALE: La normalità del Bene.

 

di Giancarlo Fioretti

 
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7/8/2016 - 16:56

AUTORE:
Valdinievolino

La dizione di "bandito" è un titolo nobiliare per questo criminale tra i più spietati del dopoguerra.

E' stato condannato alla pena di soli 4 ergastoli e 295 anni di reclusione non tenendo conto della legge italica garantista che dal 2010 lo ha voluto premiare concedendogli il beneficio di uscire dal carcere (7,30-19) per andare a lavorare esternamente.

Questo potrebbe essere solo l'inizio di altri benefici che ,al primo mal di pancia,lo potrebbero graziare del tutto.

Altri paesi ,cito l'Arabia Saudita,la Cina,l'Iran,il Pakistan e 37 sui 50 stati USA,avrebbero regolato con altri mezzi queste situazioni per rendere, veramente giustizia, alle famiglie distrutte tra cui quella del Lucchesi.

7/8/2016 - 14:12

AUTORE:
Pier Luigi Visani

Il fascismo ha tante colpe, ma assegnargli anche quelle che non ha... Io più che il rinascere dello squadrismo fascista mi ricordo, in quegli anni, il sorgere dello squadrismo comunista: brigate rosse e simili, che mi sembra si ispirassero alle stesse fonti del Fioretti.