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VALDINIEVOLE
Oggi la giornata contro la violenza sulle donne: in 9 mesi 54 accessi in codice rosa al pronto soccorso di Pescia

24/11/2017 - 22:42

Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne l’azienda sanitaria locale e la Società della salute della Valdinievole ricordano che nel nostro territorio ogni donna vittima di violenza può trovare accoglienza, riconoscimento, ascolto e sostegno.


Grazie alla creazione di una rete fra Asl, Società della salute, istituzioni, forze dell’ordine e associazioni, oggi anche la zona Valdinievole, che fa parte della rete del Codice rosa regionale, garantisce azioni e servizi integrati mirati alla prevenzione e al contrasto alla violenza di genere. Una donna vittima di violenza può rivolgersi, oltre che alle forze dell’ordine, all’Asl, ai consultori territoriali, al Centro antiviolenza Liberetutte di Montecatini, agli assistenti sociali del territorio presenti nei centri socio-sanitari di Pescia, Montecatini e Monsummano.


In particolare, le donne vittime di violenza che entrano in ospedale, possono contare su un team specializzato e appositamente formato: praticamente tutti i medici e gli infermieri, in particolare nei pronti soccorsi, sono in grado di attivare il percorso del “codice rosa”.


La Regione, recentemente, ha promosso una riorganizzazione della retee codice rosa individuando un coordinatore aziendale (la dottoressa Valeria Dubini, per quanto riguarda la Ausl Tc) a cui afferiscono le varie figure professionali e istituzionali di ogni territorio. È stato nominato anche un referente territoriale aziendale (Isabella Lapi), con il compito di coordinare i team multidisciplinari in raccordo con le zone.


Dall’inizio dell’anno fino al mese di settembre sono stati 54 gli accessi al pronto soccorso di Pescia in “Codice Rosa”, mentre in tutto il 2016 sono stati 88. La maggior parte degli accessi sono avvenuti a causa di maltrattamenti, ma ci sono anche casi di abusi e di stalking.


“Questi dati – afferma il Direttore della Sds della Valdinieole Claudio Bartolini – sono certamente preoccupanti, ma è anche vero che oggi, rispetto al passato, sono di più le donne che hanno il coraggio di denunciare. Questo perché da una parte c’è la consapevolezza della presenza sul territorio di istituzioni in grado di intervenire, dall’altra c’è una maggior capacità da parte degli operatori di leggere correttamente alcuni segnali”.


Dal 2014, con la firma dell’intesa territoriale su strategie di prevenzione e contrasto alla violenza di genere, le donne che nel territorio della Valdinievole sono vittime di violenza possono contare su una rete di soggetti che insieme collaborano per dare un aiuto immediato, protratto nel tempo e soprattutto efficace. Nello scopo di sconfiggere e prevenire la violenza di genere, quel protocollo riunisce tutta una serie di soggetti che a vario titolo sono coinvolti in caso di abusi e violenze sulle donne: forze dell’ordine, tribunale, procura, questura, azienda sanitaria, Società della salute della Valdinievole, tutti i Comuni della Valdinievole, Provincia di Pistoia, ufficio scolastico provinciale, associazione 365 giorni al femminile, Cam (Centro ascolto uomini maltrattati) e tutte le sigle sindacali.


“È grazie all’importante collaborazione che si è istaurata nel territorio con tutti i soggetti coinvolti - afferma il presidente della Sds Pier Luigi Galligani - che oggi siamo capaci di intercettare situazioni di abuso e allontanare immediatamente una donna, insieme ai figli, da un ambiente familiare violento”.


Il protocollo adottato prevede che una volta partita la segnalazione, che spesso viene dalle forze dell’ordine o all’interno dell’ospedale per un accesso al Pronto Soccorso, la donna venga allontanata dalla situazione di violenza e accolta all’interno di uno dei rifugi protetti gestiti dall’associazione 365 giorni al femminile, o in una delle strutture del Ceis, dove da tempo è stato attivato il progetto “Amami” (Accoglienza madri e minori), realizzato dalla Sds della Valdinievole per assistere in un luogo protetto donne con bambini piccoli che si trovano in una grave situazione di emergenza (per la mancanza di un'abitazione, per le violenze subite, per la perdita del lavoro).

“Insieme all’inserimento all’interno dell’ambiente protetto – spiega il direttore Bartolini – per la donna viene garantita l’attivazione di un percorso psicologico che possa sostenerla e aiutarla a superare le violenze subite e ad acquistare una propria autonomia. La Sds ovviamente si prende cura anche dei figli delle donne vittime di violenza, per i quali vengono attivati percorsi di assistenza psicologica ad hoc. Venir fuori da situazioni di violenza fisica e psicologica, che a volte si protraggono per anni, non è semplice, ma gli strumenti per farlo ci sono e chi è vittima non deve aver paura di chiederci aiuto”.

Fonte: Società della Salute
 
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