Valdinievole OGGI La Voce di Pistoia
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Rispondo al lettore che ha pubblicato il suo punto di vista in merito al camioncino dei panini . Io penso che volevano semplicemente dare un servizio alle persone che uscendo dalla discoteca possono avere .....
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Due vittorie e tre sconfitte nel bilancio dell’ultimo weekend del Pistoia Basket Junior.

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A.S. Estra Pistoia Basket 2000 annuncia di aver raggiunto un accordo fino al 30 giugno 2025 con l’ala Maurice Kemp Junior. Il giocatore indosserà la maglia numero 9.

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A.S. Estra Pistoia Basket 2000 comunica di aver raggiunto l’accordo per la risoluzione consensuale del contratto con l’ala americana Elijah Childs.

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Dal 21 al 24 novembre va in scena la prima tappa della fase eliminatoria della Ibsa NextGen Cup 2025.

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Le statistiche rappresentano gli ingredienti dei record e ogni primato dà vita a tantissime curiosità.

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As Estra Pistoia Basket 2000 comunica che, in occasione dell’ultima assemblea del consiglio di amministrazione del club, è stato ratificato l’ingresso di una quinta persona che ricoprirà il ruolo di consigliere.

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A.S. Estra Pistoia Basket 2000 comunica di aver raggiunto l’accordo per la risoluzione consensuale del contratto con il pivot Luka Brajkovic.

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As Estra Pistoia Basket 2000 è lieta di annunciare la firma dell’accordo, fino al 30 giugno 2025, con l’ala/pivot americana, con passaporto lettone, Andrew Smith.

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Inaugurazione sabato 23 novembre alle 17.

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Raccontami un libro, di Ilaria Cecchi

Ferragosto nella valle
quanto caldo che mi assale.

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VALDINIEVOLE STORICA
di Giancarlo Fioretti
Tullio Benedetti, l'eminenza grigia del liberalismo italiano

28/6/2020 - 20:53

Se a suo tempo non ci fosse stata l'Opera Pia Galeotti, che con una borsa di studio consentì a Tullio Benedetti di laurearsi in Ingegneria all'Università di Liegi, il liberalismo italiano non avrebbe conosciuto colui che si rivelò essere uno dei politici più influenti del Novecento.


Nato nel maggio del 1884 da un sarto e da una casalinga, Tullio dimostrò sin da piccolo particolari doti per lo studio.


I suoi genitori, Vittorio e Alberta, dovettero lavorare giorno e notte per consentire al figlio di diplomarsi all' Istituto Tecnico di Firenze per poter poi seguire i corsi di ingegneria all' Università di Pisa. La svolta nella sua vita fu comunque la fruizione della borsa di studio, che gli rese possibile di recarsi in Belgio da dove tornò con una laurea che, nel 1907, valeva oro.


Appena rimesso piede in Italia, l'Unione degli esercizi elettrici lo volle nel suo organico. Erano quelli gli anni in cui l' elettricita' cominciava ad imporsi, e far parte di un' azienda di questo settore rappresentava il 'non plus ultra' lavorativo per un giovane ambizioso come lui. Decisiva per la sua assunzione fu l'amicizia con Ferdinando Martini, già governatore per lungo tempo dell' Eritrea, e politico di grande spessore.


La Valdinievole era il suo bacino elettorale, che curava con paternalismo e lungimiranza. Benedetti fini' col legarsi a questo potente ras, entrando a far parte della sua segreteria politica.


Fu a fianco di Martini nelle varie elezioni amministrative e politiche che si tennero dal 1909 al 1915, anno dell' entrata in guerra dell' Italia nel primo conflitto mondiale.


Tale vicinanza politica consentì a Benedetti di centrare l' elezione come consigliere provinciale di Lucca e di presiedere, durante lo sforzo bellico, la Società di assistenza civile in tempo di guerra, che aveva lo scopo di alleviare le sofferenze economiche delle famiglie dei combattenti. Quando poi Martini fu nominato Ministro delle Colonie nei due governi Salandra, per Benedetti si spalancarono le porte della presidenza del Sincolit, il sindacato coloniale italiano, società creata dal Banco di Roma per tutelare i suoi storici interessi in Libia.


Le ambizioni di Benedetti però non potevano fermarsi a questi si' importanti incarichi ma comunque di sottogoverno.


Benedetti guardava lontano e, per forza di cose, i suoi interessi politici e quelli del suo protettore Martini finirono per essere confliggenti. Benedetti sognava di rendersi autonomo dal suo nume tutelare, sognando altresì di assorbirne il bacino elettorale. Martini, che nel turbine della Guerra e dell' immediato dopoguerra, pareva volersi aggrappare ad un mondo che stava crollando, fini' col pentirsi di essersi legato ad un giovane così intraprendente.


Nella contesa entrarono ben presto anche gli organi di informazione locale, come la Provincia di Lucca e la Gazzetta della Valdinievole, che si schierarono ora con l'uno ora con l' altro contendente. L' importanza di godere di 'buona stampa' fu un aspetto da sempre ben compreso da Benedetti, che non esitò a stringere stretti rapporti personali con Filippo Naldi,  discusso giornalista/editore di testate come il Tempo, il Resto del Carlino ed il Popolo d' Italia.


E fu proprio la concessione di un finanziamento a quest' ultima testata a far decollare l' intesa fra i due, auspice anche il banchiere Giuseppe Vicentini, finanziatore del Tempo e trai-d-union fra il mondo liberal monarchico e quello cattolico. La rottura definitiva con Martini si consumo' tuttavia in seguito alle elezioni politiche del 1919 quando Benedetti, dopo essere stato escluso dalle liste del Partito Popolare in quanto massone, accettò la candidatura in una lista vicina a Nitti che si presentava nel collegio Lucca-Valdinievole ( lo stesso di Martini).


Benedetti risultò eletto, e da allora fece 'corsa a sé'. Centrò l'elezione anche nel '21 sempre in una lista dell' emisfero liberale. In quest' occasione si consumo' anche uno strappo col nascente Fascismo, che mirava ad inserirsi nelle liste liberali giolittiane dei Blocchi Nazionali, che si presentavano in diretto antagonismo soprattutto alle liste liberali di estrazione democratica ( come quella nittiana che candidò Benedetti).


La sua nuova esperienza parlamentare lo portò a legarsi all' importante uomo politico catanese Gabriello Carnazza, che diventerà peraltro Ministro dei lavori pubblici nel primo governo Mussolini.


In questo periodo Benedetti sarà impegnato in una frenetica attività di costruttore nonché in una remunerativa carriera come membro dei consigli di amministrazione di alcuni istituti di credito.
Nel 1923 approdò poi al vertice della Banca Latina, incarico che lo trascino', seppur involontariamente, nelle indagini relative al delitto Matteotti.


La Banca Latina era infatti controllata dall' industriale romano Max Bondi, che indirettamente controllava anche il quotidiano il Corriere Italiano il cui direttore, Filippo Filippelli, aveva sottoscritto il contratto di noleggio della vettura utilizzata dai sicari del Regime per compiere il rapimento. Filippelli si proclamò subito estraneo alle dinamiche criminali scaturite e, dietro consiglio di Benedetti, compilo' un memoriale difensivo.


Questo memoriale fu a lungo custodito da Benedetti, il quale era ben consapevole che si trattava di una sorta di 'j' acuse" del fascismo.


Temendo che i servizi segreti potessero appropiarsene, Benedetti consegnò il manoscritto al Gran Maestro dell' Oriente d" Italia Domizio Torrigiani che in seguito lo consegnò ad Ivanoe Bonomi, ex presidente del consiglio.


Questi si affretto' a consegnarlo al Re Vittorio Emanuele III che tuttavia non ebbe il coraggio ( o la volontà politica) di servirsene contro Mussolini.


Ormai , quindi, fra Benedetti ed il Fascismo si aprì un solco incolmabile, che evito' almeno al pesciatino ogni collaborazione col Regime. Benedetti alterno' da allora lunghi soggiorni in Francia ed altrettanto lunghi anno di confino.


Subì anche delle aggressioni fisiche, ordite dal potente federale del fascio lucchese Scorza.


In Francia riallaccio' i rapporti con Pippo Naldi, giornalista passato all' antifascismo e, soprattutto, col pistoiese Dino Philipson, ex squadrista passato già da tempo nel campo liberale.


I tre furono di fondamentale importanza, dopo il 25 luglio del 1943, nello stabilire contatti fra la resistenza italiana ed i servizi segreti anglo americani. Naldi fungeva da anello di collegamento con il governo Badoglio, ove peraltro troverà posto anche Philipson. Benedetti si dedicò invece ai rapporti con le varie formazioni partigiane della Toscana, utilizzando il nome in codice di Berta.


A Liberazione avvenuta, fu eletto all'Assemblea Costituente, dopo essere stato anche membro della Consulta Nazionale sempre in liste di orientamento liberal monarchico.


Fu a capo dell' Unione Monarchia italiana durante la campagna referendaria del 1946 ed in seguito oscillo' fra le posizioni del Partito Nazionale Monarchico e quelle del Partito Liberale, cui riconosceva una visione più pragmatica della società.


Morì a Viareggio nel 1973 in un Paese profondamente cambiato nel corso degli anni.

 

di Giancarlo Fioretti

 
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