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VALDINIEVOLE
In 160 si sono rivolti nel 2011 al Centro di Alcologia della Valdinievole

8/2/2012 - 17:48

Il Centro di Alcologia della Azienda ASL3 – Zona della Valdinievole, è composto da una equipe multidisciplinare di professionisti che operano all’interno della Unità funzionale per le tossicodipendenze e l’alcolismo.
L’intervento sulle problematiche alcolcorrelate é garantito da un protocollo multidisciplinare che prevede una prima fase di accoglienza e detossificazione, seguita da una fase di mantenimento della condizione alcol-free.
La prima fase prevede una terapia farmacologica e, nei casi acuti, un primo periodo in ricovero ospedaliero. La seconda fase può avvalersi di interventi combinati sia di carattere farmacologico, sia di inserimenti in strutture comunitarie specializzate, sia di una serie di interventi ambulatoriali di carattere psico sociale, comprensivi di counseling individuale o familiare. Molto spesso viene utilizzato l’invio dell’utenza verso i gruppi di auto aiuto presenti sul territorio, quali Alcolisti Anonimi oppure Club di Alcolisti in Trattamento (ACAT).
Altra attività fortemente caratterizzante per il Centro, proposta ad utenti e familiari, è la predisposizione permanente di cicli di gruppi Informativo/Educativi sull’Alcol, curati a turno dai professionisti dell’equipe e aperti a tutta la popolazione interessata.
Alla suddetta serie di interventi, in seguito alla dimissione, può seguire un intervento di follow-up con funzione di monitoraggio nel tempo.
Il protocollo multidisciplinare integrato prevede l’intervento delle varie figure professionali nelle diverse fasi:
Medico, infermiere, educatore professionale, si occupano della accoglienza, informazione, analisi della domanda e screening iniziale.
Gli aspetti della gestione medico farmacologica sono naturalmente curati dalla figura del medico e della infermiera professionale, mentre un successivo invio può coinvolgere lo psicologo per la valutazione e la diagnosi degli aspetti motivazionali e della idoneità per la partecipazione ai gruppi.
L’intervento dell’educatore professionale é particolarmente orientato all’accompagnamento e sostegno nei percorsi territoriali o comunitari, nonché all’eventuale predisposizione di interventi di inserimento socio terapeutico.
Il Centro di Alcologia si fa anche carico di compiti istituzionali fra i quali gli interventi di collegamento dell’area socio-educativa fra utenza territoriale e UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) ed enti penitenziari della Regione Toscana.
Altro rilevante aspetto istituzionale, che costituisce una fonte di accessi di utenza in notevole espansione, é dato dalle consulenze medico alcologiche richieste dalla Commissione Medica Locale nell’ambito delle procedure di rilascio di Patenti di Guida o di Porto d’Armi, anche a seguito di ritiro e sospensione delle stesse patenti ad opera degli organi preposti.
 
I dati del centro
Nel 2011 il Centro di Alcologia ha avuto in carico circa 160 utenti di cui 60 circa sono nuovi, 75% maschi 25% femmine, la maggior parte di età compresa fra 30 e 50 anni. Il numero totale di coloro che accedono al Centro è in aumento ogni anno.

 

Le problematiche, prima fra tutte la sottovalutazione del rischio
Diventano sempre più note le problematiche delicate e complesse legate all’uso e all’abuso degli alcolici nella popolazione generale e in particolare in quella giovanile.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stima che, globalmente, il consumo di alcol causi circa 2,5 milioni di morti ogni anno (quasi il 4% di tutti i decessi).
In Europa dove si registra il maggior consumo pro capite del pianeta, le percentuali raddoppiano, e si stima che, tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, 1 su 4 muoia per motivi legati all’alcol.
L’uso rischioso di alcol fra i giovani (anche in età preadolescenziale) non è connesso a ciò che precedentemente veniva definito abuso incidentale all’interno di uno stile di consumo di tipo alimentare (magari “mediterraneo”) o ricreativo/conviviale.
Oggi l’alcol viene attivamente cercato per i suoi effetti psicotropi all’interno di modalità eccessive come il “binge-drinking” (assunzione di grandi quantità di alcol in un periodo breve) o estremizzate come l’”eye-balling” (versare Vodka, Rum o Assenzio negli occhi), e si configura come un componente specifico di uno stile di vita e di divertimento improntato alla ricerca di sensazioni forti, anche in una popolazione solitamente astemia.

Fonte: Asl
 
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9/2/2012 - 10:05

AUTORE:
andrea f.

Accanto all'aspetto patologico dei problemi legati al consumo di alcool è , secondo me , necessario , anzi indispensabile, che le istituzioni pongano la loro attenzione sull'aspetto " educativo ". Ormai troppi adolescenti si avvicinano alle bevande alcoliche in modo incoscente , tanto per stare insieme , non rendendosi conto dei problemi individuali e sociali a cui vanno incontro. Per questo sarebbe fondamentale che il centro di alcologia , affiancato dalle associazioni di volontariato, si rendessero promotori di incontri periodici nelle nostre scuole , partendo dalla scuola primaria. Affiancando una approccio medico ed una testimonianza di vita , forse i nostri ragazzi sarebbero più attenti al loro stile di vita e sarebbero preziose sentinelle di ciò che avviene fra i muri di casa e che raramente riesce a venire a galla.I numeri di questo articolo possono essere importanti ma sono minimi rispetto alla reale rilevanza sociale delle problematiche alcolcorrelate. Un saluto agli amici dell'ACAT