Palagiaccio Firenze Academy - Acqua dell'Elba Nico Basket 63-65
Fabo Herons Montecatini comunica di aver ingaggiato la guardia lituana Tautvydas Kupstas, 192 cm, nato il 14 febbraio 2000 a Kaunas, in Lituania.
Sconfitta molto pesante nella lotta salvezza per l’Estra Pistoia Basket 2000 che, nella 18° giornata di Lba, soccombe al PalaCarrara contro la Nutribullet Treviso per 84-90.
L’ultimo weekend di gennaio porta in dote una piacevole novità per il Pistoia Basket Junior.
Podisti della Silvano Fedi impegnati, questo weekend, quasi esclusivamente nella “Montecatini Half Marathon”, con buoni piazzamenti e un bello spirito di squadra.
Acqua dell'Elba Nico Basket - Medicina Unica Srl Number8 79-65
La diciassettenne Virginia Martelli, che vive con la famiglia a San Baronto, ha conquistato, per il secondo anno consecutivo, il gradino più alto del podio.
Si è svolta domenica 26 gennaio presso la piscina intercomunale Larciano-Lamporecchio, la seconda tappa della ventiduesima edizione del Campionato interregionale di nuoto-Trofeo Giacomo Di Napoli.
"Raccontami in libro", di Maria Valantina Luccioli
Sabato 1 febbraio è in programma l'inaugurazione della mostra "Caos, lo spazio alla parola".
Ha seduto per ben tredici legislature alla Camera dei Deputati, prima di essere nominato senatore a vita nel 1923. Nel frattempo, trovò il modo per essere ministro delle colonie in due differenti governi presieduti da Salandra, nonché ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Giolitti.
Stiamo parlando di Ferdinando Martini, per oltre cinquant'anni non un politico della Valdinievole ma "il" politico della Valdinievole. Nato a Monsummano Terme nel 1841, mai un uomo originario di queste latitudini raggiunse apici di importanza così elevati. Laureato in lettere e filosofia presso l'ateneo fiorentino, Martini era figlio del celebre commediografo Vincenzo, che alternò la sua vita fra il tenere la contabilità ai Lorena e lo scrivere commedie e drammi teatrali. Questa passione per il teatro e per l'arte della dissimulazione servì senza dubbio a Ferdinando a far buon viso a cattivo gioco quando, nel 1897, ricevette a sorpresa l'incarico di Governatore dell'Eritrea.
La colonia posta sulle rive del Mar Rosso era stata di recente 'pacificata' dalle truppe coloniali italiane. La popolazione indigena si era quindi rassegnata ai nuovi dominatori che, dopotutto, erano migliori rispetto alle oziose e parassitarie truppe del sultano di Costantinopoli, che governava il territorio grazie all'aiuto dei suoi sudditi egiziani. A detta di molti, Ferdinando Martini si vide assegnare il primo governatorato civile della colonia in quanto era riposta in lui una notevole fiducia, derivata dagli incarichi ministeriali con Salandra al dicastero delle colonie.
A detta di altri, invece, il governo dovette far fronte a due o tre rifiuti illustri prima di trovare in Ferdinando Martini l'elemento giusto da 'spedire' in colonia. Certo è che, nessun politico particolarmente ambizioso, avrebbe gradito un simile incarico che, all'epoca, era una sorta di esilio seppur dorato nell'altra faccia della terra.
Martini, che invece si trovava in un momento di 'bonaccia' politica, senza cioè che nessun incarico di prestigio gli si stesse profilando all'orizzonte, accettò l'incarico. Addirittura, fingendo entusiasmo e soddisfazione. In quel frangente, ricorderà più tardi, lo stupore e la perplessità sopravanzavano ogni aspettativa positiva. E fu proprio in questo momento della vita che il sangue da teatrante che gli scorreva nelle vene gli venne in soccorso, facendogli esibire un aria trionfante e appagata.
In Eritrea, tuttavia, Ferdinando Martini dette il meglio di sé. Organizzò la colonia secondo i più moderni canoni amministrativi, organizzando persino una parvenza di clima culturale che, seppur vagamente, dava l'impressione di una colonizzazione ben più antica. L'efficienza fu il suo modo di agire, anche in campo economico e militare. Anni dopo il fascismo, quando giunse al potere, trovò una colonia ben organizzata e con i nativi che si sentivano orgogliosi di essere amministrati dall'Italia. Malgrado ciò, anche l'Eritrea fu fatta oggetto di una massiccia 'fascistizzazione', che cancellò ben presto l'impronta neo-risorgimentale datale dal Martini.
Questi, nel frattempo era tornato in Italia già da molti anni, nel 1907. Aveva ripreso l'attività accademica, alternando l'attività di docente alla Normale di Pisa, dove l'aveva già svolta circa vent'anni prima, poi anche all'Università di Firenze. Si rituffò poi anche nel giornalismo, di cui era un amante sin da ragazzo. Non dimentichiamoci che aveva in pratica iniziato l'attività editoriale al celebre quotidiano Il Fanfulla, di cui fondò il supplemento domenicale (il Fanfulla della domenica) che diresse per molti anni.
L'ascesa del fascismo nel 1922 non lo spaventò né, a onor del vero, lo entusiasmò. Come gran parte della classe politica liberale, Martini credeva che il fascismo fosse una febbre virulenta che all'improvviso aveva colpito il corpo sano della nazione. Una febbre, diciamo noi, che durò oltre vent'anni, con morti, macerie e distruzioni non soltanto materiali bensì morali.
Per blandire questa classe politica sì al tramonto ma ancora forte e decisiva soprattutto al Meridione, Mussolini elargì onori e prebende a piene mani. Tanto, diciamo noi, non pagava mica lui...
A Martini toccò uno scranno di senatore, che all'epoca era una carica a vita. Onori, denari ed ancora onori ed applausi in ogni angolo del regno. Con questi 'zuccherini' ben consistenti fu messa a tacere un'intera classe politica, quella liberale che, salvo poche eccezioni, finì con conformarsi ai dettami fascisti.
E anche Martini, seppur in una vecchiaia lucida e operosa, non fece difficoltà ad apporre la sua firma, nel 1925, in calce al Manifesto degli Intellettuali fascisti, redatto dal filosofo hegheliano Gentile. Quel Manifesto, insieme all'istituzione del Tribunale speciale del fascismo e alle leggi razziali del 1938, fu quanto di più meschino, orrido e decadente mente, si fa per dire, potesse concepire.
Meglio sarebbe stato se Martini avesse voluto terminare i suoi giorni nel buen ritiro di Villa Renatico, da lui fatta edificare ad inizi Novecento in stile neoclassico e che oggi, è sede del Museo di arte contemporanea. Si spense nel 1928 a 87 anni, un'età davvero ragguardevole per quel periodo.
Di Ferdinando Martini ricordiamo LIBRO, LUOGO, LASCITO MORALE.
LIBRO: Guglielmo Adilardi, Carlotta Lenzi: Ferdinando Martini, l'uomo ed il Letterato. Bari, Laterza 2011
LUOGO: Villa Renatico Martini
LASCITO MORALE: Sempre a galla.
di Giancarlo Fioretti