A.S. Estra Pistoia Basket 2000 comunica che Zare Markovski non è più l’allenatore della prima squadra.
Sgoccioli della stagione 2024 e podisti della Silvano Fedi in gara alla “Corsa di Babbo Natale” a Montecatini Terme.
Anche l’ultima gara dell’anno, a Pavel Group, ha regalato due soddisfazioni, tanto da chiudere la stagione decisamente con il bilancio in positivo.
Una nuova cintura nera per il Kodokan Montecatini. Sabato 14 dicembre, presso il Palagolfo di Follonica, si sono tenuti gli esami federali della regione Toscana Judo per il passaggio a cintura nera.
In arrivo l’ultimo weekend di attività del 2024 anche per il Pistoia Basket Junior che si lascia alle spalle giorni abbastanza positivi con un bel tris di affermazioni tra Under19, 17 e 13.
Arrivato a poche ore dalla sfida disputata dall’Estra Pistoia Basket 2000 sul campo della Nutribullet Treviso, e subito gettato nella mischia da coach Zare Markovski, per Maurice Kemp Jr la sua integrazione all’interno del gruppo-squadra biancorosso è stata, gioco forza, rapida e velocissima.
A.S. Estra Pistoia Basket 2000 comunica che il consigliere Dario Baldassarri assume l’incarico di responsabile delle relazioni esterne di Estra Pistoia Basket 2000.
Manifestazioni finali per gli atleti della Silvano Fedi in questo positivo 2024.
Rubrica "Raccontami un libro – Consigli di lettura di Valentina"
"I miracoli non esistono", un romanzo amaro sul Natale.
Una vita in bilico quella di Dino Philipson, sempre in fuga da qualcosa, sempre pronto a ricominciare tutto daccapo. Forse, se come il padre Edoardo, si fosse dedicato alla professione di ingegnere, avrebbe affrontato meno peripezie di quelle in cui si imbatte' dedicandosi alla politica.
Il suo ambiente familiare, del resto, era estremamente favorevole. Il Commendator
Edoardo Philipson era uno dei membri più influenti della Comunità Ebraica fiorentina dell'Ottocento.
Laureato in ingegneria, divenne ben presto amico e socio in affari di Ubaldino Peruzzi de' Medici, ministro dei Lavori Pubblici con Cavour e Rattazzi, nonché gonfaloniere di Firenze.
La madre era Sophie Rodrigues Pereire, figlia di Isaac Pereire, ricchissimo banchiere della Francia di metà Ottocento.
Con il fratello Jacob, Isaac controllava in pratica tutta la finanza nazionale. Del resto, la famiglia Pereire sin dal Settecento era la principale finanziatrice dei re di Francia.
Nato da genitori illustri, Dino ebbe anche parenti influenti. E proprio una sua zia, Virginia Hoffnung Goldmsmith, figlia di un ex deputato alla Camera dei Comuni in Inghilterra, si rivelera' per lui decisiva in un particolare frangente della sua vita. Ma andiamo per ordine.
Cresciuto nella bellissima Villa Philipson che il padre Edoardo aveva fatto costruire in Valdibrana, nelle colline intorno a Pistoia, Dino si laureò a Firenze in Giurisprudenza e Scienze Sociali. Lo scoppio della I Guerra Mondiale lo coglie nel fiore degli anni.
Si arruola nell' esercito raggiungendo il grado di Tenente. Trascorrerà un anno intero sul Piave, fra sterili avanzate e rovinose ritirate. Decine di migliaia di morti per una guerra criminale ed imperialista, che Dino combatterà comunque con grande senso del dovere, meritandosi una Croce al Merito. Terminato il conflitto, non soffre le ansie del reinserimento che affliggono migliaia di reduci.
Dino è ricco, e solo dal patrimonio di famiglia può trarre tutto ciò di cui necessita. Ben inserito negli ambienti che contano, Dino fa il suo ingresso in società aderendo alla Massoneria, seguendo in questo le orme del padre e del nonno. È proprio di quegli anni la diffusione ed il radicamento della Massoneria nella fino allora sonnacchiosa Pistoia, che peraltro nel dopoguerra vive tutte le contraddizioni politiche e sociali che stanno infiammando l" Italia.
Forte delle sue aderenze politiche, diventa nel 1919 Presidente della sezione pistoiese dell' Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, la magmatica organizzazione creata dal Presidente del Consiglio Nitti, con lo scopo di agevolare il reinserimento dei reduci nel mondo del lavoro, sottraendoli al contempo all' influenza politica delle organizzazioni sovversive. Philipson mostra quindi di voler far parte di quel mondo liberale che è uscito malconcio dal conflitto.
Ma, le sirene che provengono da destra sono per lui ( come per molti) una tentazione irresistibile.
Si avvicina alla politica in occasione delle elezioni del 1919, le ultime dominate davvero da Giolitti. Lo fa all' interno di una lista denominata Concentrazione Liberale, risultando eletto come deputato nel collegio di Firenze-Pistoia. Fra i primi a congratularsi con lui, ci fu l' ormai anziano deputato repubblicano Eugenio Chiesa, di cui Philipson era stato momentaneamente segretario pochi mesi prima in occasione di un viaggio di lavoro a Parigi.
Chiesa si augurava che il suo giovane ex pupillo volgesse le sue preferenze politiche verso quegli ideali democratici in questo momento particolarmente in crisi. Philipson, invece, volle collocarsi in quella zona d' ombra a cavallo fra liberalismo declinante e fascismo rampante. Dal '19 fino al '23 sarà proprio la parte fascista ad esercitare, nei suoi confronti, l' attrattiva maggiore. Nelle elezioni del 1921 torna in Parlamento candidandosi nei Blocchi Nazionali, il cavallo di Troia che permise ai primi fascisti di approdare nelle istituzioni democratiche.
Quando il Fascismo dilaga si illude di poterlo ricondurre nell' alveo della democrazia liberale. Stesso errore peraltro commesso da Facta, allora capo del Governo.
Philipson non ama particolarmente il Fascismo nascente ma, come molti liberali dell' epoca, commette il macroscopico errore di volersene servire per arginare il 'pericolo rosso', vale a dire la crescita nel Paese dei consensi verso i socialisti, i riformisti ed i comunisti, nati a Livorno nel '21.
Aderendo all' Unione Democratica Liberale cerca di porsi a metà strada fra fascismo e liberalismo, come questa nuova formazione teorizza.
Tuttavia il tempo scorre inesorabile, ed il momento delle scelte non è più rinviabile. I fascisti iniziano ad accusarlo di doppiogiochismo ed a diffidare di lui. Malgrado la sua posizione ambigua, resta aggrappato all' entourage mussoliniano, ed è fra quei notabili liberali che apre, o almeno non chiude la porta ,all' ingresso del Fascismo al Governo.
Giunto al potere ,tuttavia, Mussolini getta la maschera e chi non si allinea al nuovo corso viene messo alla porta. Philipson è fra questi. Siamo nel 1923 e con amarezza l' onorevole liberale capisce di essere stato gabbato.
Il Parlamento viene svuotato di poteri da parte di un governo che legifera per decreto. Un lungo soggiorno in Francia sancisce il suo distacco dalla politica militante.
In Francia Philipson inizia a tessere la rete dell' antifascismo liberale e moderato. Ma questa corrente politica, in questo momento storico, non appare credibile. Quando nel '25 viene assassinato Matteotti , Philipson ( che nel frattempo è decaduto da deputato) capisce che si è oltrepassato il Rubicone.
Viene coinvolto nelle indagini riguardanti il fallito attentato a Mussolini maldestramente organizzato dal deputato socialista unitario Tito Zaniboni con la presunta complicità del generale Capello. La Massoneria francese pare avesse dato l' input all' azione e Philipson venne visto dagli inquirenti come un possibile trai-d-union fra mandanti esterni e congiurati. Iniziano per lui i problemi giudiziari legati al suo ingresso nel mondo dell' antifascismo. Inizialmente vengono soltanto sorvegliati i suoi movimenti. Non gli viene revocato il passaporto e questo gli consente di trascorrere lunghi periodi a Parigi. Nel frattempo accentua la sua attività pubblicistica in chiave antifascista ed i suoi atteggiamenti di plateale ribellione nei confronti del regime. Celebre fu un duello vinto dal Philipson a Parigi a colpi di sciabola con un fascista agente dell'Ovra. La cura delle sue proprietà terriere lo costringe tuttavia a frequenti rientri in Italia.
E proprio in Italia lo colgono le leggi razziali del '38. Philipson esplode di rabbia. Come la gran parte degli ebrei italiani si sente tradito da un regime che ne aveva carpito il consenso grazie ad i suoi iniziali connotati anticlericali.
I Patti di Monaco rappresentano un ulteriore affronto per l' ex parlamentare, che cerca di imbastire in Italia una rete di dissenso.
Non ne ha tuttavia il tempo perché viene arrestato e destinato a cinque anni di confino. Inizialmente viene tradotto alle Isole Tremiti, dove la convivenza con i confinati socialisti e comunisti non è fra le più agevoli. Nelle Tremiti, inoltre, erano confinati anche gli omosessuali, considerati elementi devianti. E ciò costituiva un ulteriore elemento di disturbo per un notabile passato dal Parlamento alle stamberghe dei confinati politici.
Dopo tre anni riesce a rientrare sulla terraferma. Sala Consilina ed Eboli, nel sud della Campania, sono luoghi ove ebbe modo di soggiornare.
Siamo nella lunga estate del 1943 e per Philipson le sorti della vita cambiano radicalmente. Come avviene nella festa ebraica di Purim, quando dalla fine imminente si passa alla gioia per lo scampato pericolo, il 25 luglio del '43 il Fascismo rotola nella polvere. L' 8 settembre la radio annuncia l' Armistizio con gli anglo americani. Ma, come recita il comunicato, la guerra continua. Il re, il capo del Governo Badoglio ed un seguito di dignitari impauriti lasciano Roma e si dirigono prima ad Ortona poi a Brindisi. I ministri che non ce l' hanno fatta a seguire la carovana reale al sud vengono sostituti. Philipson, che nel frattempo si è recato a Brindisi, si mette a disposizione e, nel febbraio del 1944 Badoglio lo nomina a Salerno, dove il governo si è trasferito, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Resterà in carica sino ad aprile, quando Badoglio formerà il suo II governo coi partiti del Cln.
La nomina di Philipson fu a dir il vero non troppo gradita in un primo momento soprattutto dagli Inglesi. Tuttavia l' intercessione della potente zia Virginia Goldsmith ( già citata in precedenza) convinse gli alleati sulla metamorfosi del nipote.
A guerra fu nominato membro della Consulta Nazionale, il primo embrione di Parlamento in attesa dell' elezione dell'Assemblea Costituente.
Questo fu il suo ultimo incarico politico. In seguito Philipson si dedicò alla professione forense e alla Massoneria.
Morì a Pistoia nel 1972.