Giugno sembra ancora lontano ma, in realtà, è dietro l’angolo. E per renderlo ancora più vicino si aprono le iscrizioni per partecipare al Pistoia Basket Project Camp 2025.
Palagiaccio Firenze Academy - Acqua dell'Elba Nico Basket 63-65
Fabo Herons Montecatini comunica di aver ingaggiato la guardia lituana Tautvydas Kupstas, 192 cm, nato il 14 febbraio 2000 a Kaunas, in Lituania.
Sconfitta molto pesante nella lotta salvezza per l’Estra Pistoia Basket 2000 che, nella 18° giornata di Lba, soccombe al PalaCarrara contro la Nutribullet Treviso per 84-90.
L’ultimo weekend di gennaio porta in dote una piacevole novità per il Pistoia Basket Junior.
Podisti della Silvano Fedi impegnati, questo weekend, quasi esclusivamente nella “Montecatini Half Marathon”, con buoni piazzamenti e un bello spirito di squadra.
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La diciassettenne Virginia Martelli, che vive con la famiglia a San Baronto, ha conquistato, per il secondo anno consecutivo, il gradino più alto del podio.
"Raccontami in libro", di Maria Valantina Luccioli
Sabato 1 febbraio è in programma l'inaugurazione della mostra "Caos, lo spazio alla parola".
Cesare Rossi, ex sindacalista rivoluzionario e fascista della prima ora, deve la sua fama ad un avvenimento che sconvolse l'Italia negli anni Venti: il delitto Matteotti.
Posto da Mussolini al vertice della sua segreteria personale, Rossi ebbe il controllo sull' editoria nonché l' incarico, informale beninteso, di dar vita ad una struttura segreta di polizia , che avesse il compito di intelligence e di repressione del dissenso politico. Un po' per celia, un po' per reale ammirazione, la nuova macchina repressiva fu chiamata Ceka, proprio come la sua omologa sovietica su cui avrebbe dovuto modellarsi.
Rossi non si fece scrupoli nel reclutare i peggiori delinquenti. Anzi, più un individuo aveva un passato torbido, più pareva appetibile, come nel caso di Albino Volpi e Amerigo Dumini. Sarà proprio il carattere ingestibile di quest' ultimo a provocare la morte dell' onorevole Matteotti, e la conseguente fine politica di Cesare Rossi.
Nato a Pescia nel 1887 da Guglielmo, un maestro elementare con un passato da garibaldino, Rossi si trasferisce sin da ragazzo a Roma, ove trova lavoro in una tipografia. Ben presto però, si accorge che i giornali preferisce scriverli anziché stamparli. Nel frattempo, folgorato dalle idee di Georges Sorel, è approdato nel magmatico arcipelago del Sindacalismo Rivoluzionario, che in quegli anni ha in Alceste De Ambris il suo punto di riferimento. Scrive per il Sindacato Operaio e per altre testate della medesima area politica. Entra in conflitto con la linea ufficiale del Partito Socialista, anche se non mostra particolare voglia nel tagliare definitivamente i ponti con il partito.
La svolta della sua vita, come per tanti giovani della sua generazione, avviene con la I Guerra Mondiale.
Tornato dal fronte, non è più lo stesso. Rivaluta la tensione morale dei " giovani figli della borghesia e del patriziato". Sostiene, d'altro canto , che il proletariato ha dato alla guerra il corpo ma non l' anima. Il dado è tratto e per Cesare Rossi il suo ideale Rubicone è l' approdo alla redazione del Popolo d'Italia, alla cui direzione c'era colui che il suo Rubicone lo aveva oltrepassato da un pezzo.
Rossi è con Mussolini in piazza Sansepolcro, alla fondazione dei Fasci di combattimento. È fra gli organizzatori della Marcia su Roma, che spazzo' via il mondo liberale dei Giolitti, dei Bonomi e dei Facta consentendo al Fascismo di assumere il potere.
Ricompensato da Mussolini con gli incarichi che abbiamo menzionato, Rossi era agli inizi degli anni Venti uno degli uomini più potenti d'Italia. Mai si sarebbe immaginato, dieci anni dopo, di trovarsi senza un soldo e condannato a trent' anni di prigione, peraltro da quello stesso Tribunale Speciale che Rossi stesso aveva contribuito a creare.
L'inizio della sua fine fu il delitto Matteotti. La genesi e lo svolgimento reale della vicenda sono rimaste avvolte nel mistero. Quello che è certo è che il cadavere del deputato riformista fu ritrovato nella pineta del litorale romano, dopo essere stato rapito da alcuni energumeni che lo avevano a forza caricato su un'automobile, fra cui vi era proprio il Dumini.
Probabilmente, un tentativo di pestaggio si era tramutato in un omicidio. Fatto sta che i giorni successivi si assiste ad una sorta di 'si salvi chi può'.
Tutti vogliono fuggire dalle proprie responsabilità. Mussolini in primiis. Rossi non accetta di coprire il suo mentore. Contrattacca con un memoriale difensivo che, dopo un lungo peregrinare, approderà sul tavolo del giudice inquirente. Un altro memoriale in quei giorni furoreggia. È quello del direttore del Corriere Italiano Filippelli, accusato di favoreggiamento (l'automobile era nella disponibilità del suo giornale). Questo memoriale fu custodito per alcuni giorni da un altro pesciatino illustre, Tullio Benedetti che in questa vicenda di memoriali che si rincorrono, pare abbia avuto un ruolo davvero importante. Fatto sta che entrambe le memorie difensive (forse alterate da opportune correzioni...) giungono a destinazione. Proprio negli uffici giudiziari.
Nel frattempo però il fascismo ha superato il momento di sbandamento. Se ne frega dell'Aventino e fa pressioni sulla magistratura affinché non emergano responsabilità direttamente imputabili al Duce. La vicenda si sgonfia e Rossi, che era stato incarcerato, esce e si rifugia in Francia.
Ormai è un uomo finito. Viene rimosso perfino dalle foto ufficiali. Privo di risorse, è costretto ad accettare piccoli lavori saltuari per sopravvivere. Preso dallo sconforto, invia richieste d'aiuto a destra e a manca. Ne manda una però all' uomo sbagliato. Filippelli infatti, anch'egli coinvolto nell'affaire Matteotti, non si mostra affatto solidale. Per rifarsi una verginità politica, lo denuncia all'Ovra, erede di quella stessa Ceka che Rossi aveva creato.
Viene arrestato con l'inganno al confine fra Italia e Svizzera. Si becchera' 30 anni di carcere e i primi dieci li farà davvero, perdendosi proprio gli anni ruggenti del fascismo, con la Guerra d'Etiopia, quella di Spagna e le bonifiche delle paludi.
Nel 1940 esce dal carcere per andare al soggiorno obbligato. Viene destinato a Sorrento dove sposa Marguerite Durand, conosciuta in Francia ai tempi dell' esilio, e dove lo coglie la fine della guerra.
A parte qualche noia con la polizia alleata, Rossi esce indenne dalla bufera della Guerra. Al Nord, con la Rsi, le cose sarebbero potute andar diversamente.
Nell'immediato dopoguerra la sua posizione viene stralciata dal processo sull' omicidio Matteotti. L'amnistia Togliatti lo sgrava anche delle responsabilità per la Marcia su Roma.
Con la moglie si stabilirà proprio nella capitale, dove riprenderà la sua attività di giornalista. Collaborerà con tantissimi giornali e riviste, fra cui Concretezza ed Idea, periodici legati alle correnti democristiane di Andreotti e di Pella. La mutazione genetica è avvenuta. In Rossi e in tanti italiani di quel periodo.
Morì a Roma nel 1967.