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PODISMO

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QUARRATA
Sanità, Brachi (Spi Cgil): "Innalzare il rapprt medico/pazienti a 1.800 assistiti penalizzerebbe anziani e fragili"

18/2/2022 - 11:44

Andrea Brachi (ssegretario provinciale Spi Cgil) interviene in tema di salute pubblica.

 

"Ormai non passa giorno che non appaiano sui quotidiani e Tv locali denunce sui disservizi dovuti essenzialmente alla mancata sostituzione dei medici di famiglia e dei pediatri che vanno in pensione o che decidano di fare altro. Questa volta si parla di Quarrata (condividiamo le preoccupazioni del sindaco Mazzanti).


A noi sembra che ogni volta si rincorra l’emergenza senza aggredire alla base il problema e continuando a prospettare soluzioni/tampone che però non risolvono molto. E se la soluzione è quella di innalzare il rapporto medico/pazienti fino a 1800 assistiti significa davvero che qualcuno ha perso il capo. Il rapporto ottimale dovrebbe essere 1 a 1000 se vogliamo che il servizio reso ai cittadini mantenga un minimo di qualità. Già averlo 1/1500 significa (come sanno tutti i cittadini che devono ricorrere alle cure dei medici di famiglia) non averlo (lunghe code agli ambulatori, ore passate a cercare di telefonare…). E come al solito i più penalizzati sono le persone più fragili e gli anziani.


Noi chiediamo da tempo a chi è chiamato a gestire questa situazione quali altre soluzioni concrete e definitive intende attuare perché la sostituzione dei medici di famiglia e pediatri avvenga in tempi certi e senza lasciare vuoti inaccettabili. Certo, bisogna anche dire che non hanno vita facile questi professionisti. Lo abbiamo visto nel momento peggiore dell’emergenza sanitaria. Spesso scollegati e non per volontà loro dalla rete ospedaliera, costretti nei loro studi a consultare per telefono i loro assistiti.

 

Ma non è accettabile che questi professionisti (pagati dal sistema pubblico e cioè da noi cittadini) abbiamo la facoltà di decidere se andare o meno nelle Case della Salute, coprire o meno posti che vengono banditi se li ritengono scomodi, lontani, con non molti pazienti o collocati in quartieri/zone che loro ritengono “difficili” (possono rifiutare e non uscire dalla graduatoria).


E di fronte a questi disservizi continuiamo a leggere proclami di politici, parlamentari, ministri, assessori regionali, consiglieri regionali che invitano a potenziare le Case di comunità, l’assistenza domiciliare, il territorio. Tutti a dire che la sanità territoriale è la soluzione al problema. Già, Società della Salute, Case della Salute, infermieri di comunità, letti di cure intermedie, telemedicina...tutte cose (sacrosante) che troviamo scritte nei vari piani sociosanitari approvati dalla Regione Toscana negli ultimi 15 anni.


E’ il momento di scelte coraggiose e di recuperare i ritardi e correggere gli errori commessi anche in Toscana. Possiamo provare, se non sbagliamo, a rendere esigibile il diritto alla salute delle persone in ogni fase della loro vita. E in questo contesto è bene ricordare che il medico di famiglia ed il pediatra sono i responsabili della cura globale della persona, rappresentano l'accesso del cittadino al sistema sanitario nazionale e hanno il compito di coordinare l'intera vita sanitaria dei loro pazienti.


Siamo convinti che occorra che questi professionisti debbano essere maggiormente integrati nel sistema sanitario pubblico. Credo inoltre che la presenza dei “medici di famiglia” e dei pediatri dentro le Case della Salute sia necessaria e non rinviabile e non può continuare ad essere un optional. Le Case della Salute (quelle “vere”) fanno bene ai cittadini e al sistema sanitario regionale. Pertanto bisogna insistere perché la medicina generale diventi una specialità identica a tutte le altre, che le modalità di accesso siano le stesse di quelle previste per il restante personale del Ssn e che pur mantenendo alcune specificità, il contratto sia quello del personale dipendente. Una vera rivoluzione indispensabile per dare risposte adeguate ai cittadini e prepararci al meglio alle altre emergenze che verranno.


In sintesi credo che occorra:
- un piano straordinario di assunzioni nella sanità pubblica (non solo coprire il turn over ma implementare le dotazioni organiche e procedere immediatamente a nuove assunzioni);
- rivedere il percorso universitario non solo per i medici di medicina generale;
- prevedere maggiori ed ingenti risorse per finanziare il Servizio sanitario nazionale recuperando almeno gli oltre 30 miliardi tagliati negli ultimi dieci anni;
- rivedere la figura del medico di medicina generale e dei pediatri e abbassare il rapporto medico paziente a 1 a 1000 ;
- recuperare la centralità del “territorio” per dare risposte più efficienti ed efficaci ai bisogni di salute.


Insomma, occorre mettere in campo, una vera è propria inversione di tendenza. Ma occorre passare dalle parole ai fatti. La frattura che si è creata con tanti cittadini è superabile solo se si modificherà (in meglio) il Servizio sanitario pubblico. Perché continuando così’ le risposte sociosanitarie rischiano di non essere appropriate e uguali per tutti. E questo è uno degli altri problemi che abbiamo di fronte: non ci possono essere cittadini di serie A e di serie B. Chi di dovere batta un colpo".

Fonte: Cgil
 
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