PESCIA - E' polemica per il piano strutturale che domani sera approda in consiglio. Pescia democratica critica la giunta.
«Rispetto ai problemi fondamentali per il futuro di Pescia – si afferma  - non ci sono gli indirizzi chiari che ci si aspetterebbero da un documento di programmazione su arco ventennale. Sulla floricoltura non si danno soluzioni strutturali di sorta per sostenere e aiutare la riconversione della filiera di comparto. Traspare su questo tema una colpevole rassegnazione che non si prefigge nemmeno il risultato minimo di salvare le eccellenze produttive che permangono sul territorio».

Per l'ospedale  «si rimane nella colpevole incertezza. C’e’ un’indicazione in via prioritaria sulla costruzione della cittadella ospedaliera, nel contempo c’e’ anche una troppo vaga previsione per un’eventuale nuovo ospedale».

 Si aggiunge ancora: «Di tutto e di più, con idee variopinte che si sostanziano tra l’altro con la trovata di prevedere un nuovo parco divertimenti nella zona della fattoria di Veneri senza premunirsi nemmeno di tracciare nelle carte una viabilità adeguata, rimanendo così nel campo del futuribile e creando le condizioni affinchè la priorità della costruzione di un nuovo parco sia espletata, se va bene, tra venti anni. Sul cosiddetto business park, dopo tanti proclami, si è addirittura ampliata la zona di previsione sperando di aggirare i problemi legati ai vincoli idraulici di bacino, mantenendo assetti sbilanciati per lo più sul comparto industriale, quando si poteva ragionare di riequilibrare con maggiori spazi direzionali-commerciali più in linea con la richiesta attuale di mercato».

«Infine sull’urbanistica e l’edilizia privata  dopo aver perso un anno per modificare un regolamento edilizio che serve praticamente a poco, prendiamo atto che, al di là delle giuste riduzioni di indici sulle vecchie previsioni in periodo di salvaguardia, in attesa del regolamento urbanistico, si definisce uno scenario che conferma un fenomeno già visto negli ultimi anni: si tenderà sempre di più a penalizzare con divieti e cavilli frutto di indefinite salvaguardie i piccoli utenti che vogliono restaurare e/o ristrutturare case di proprietà e nel frattempo si lasciano ampi spazi per interventi edilizi corposi. Con tutta l’attenzione del caso non troviamo traccia nemmeno di politiche di sistema a favore della prima casa a tutela dei cittadini più deboli e svantaggiati».