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NUOTO

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PODISMO

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PODISMO

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Da lunedì 20 gennaio al 30 marzo la mostra fotografica “La comunità dei muri”.

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L'ANGOLO DI ALESSIA
di Alessia Iacopini
La criminalità organizzata a Montecatini. Un approfondimento

3/5/2011 - 17:02


Lo scorso giovedì a Montecatini si è tenuto il convegno organizzato dalla segreteria provinciale del sindacato di Polizia Coisp, nell’ambito del quale diversi interventi hanno avuto modo di delineare e sottolineare la situazione montecatinese dal punto di vista criminale.

A mio parere, è molto significativa l’affermazione della dirigente del commissariato di Montecatini, secondo la quale “non è un territorio così tranquillo come potrebbe apparire ad uno sguardo superficiale […], al contrario la città è particolarmente permeabile alla criminalità. Anche la nostra cittadina termale risente della crisi economica e ciò sta incrinando questa calma apparente”.

Nella stesso senso sono indirizzati anche gli altri interventi, che hanno sottolineato lo stretto legame che corre tra la crisi finanziaria, che affligge la Valdinievole (così come, in misura variabile, tutto il Paese) ed il rischio che la stessa si trasformi in un fertile terreno per lo sviluppo di economie di stampo criminale-mafioso.

Le parole del Prof. Saverio Fortunato, specialista in criminologia clinica all’Università di Lugano, sono illuminanti: “Se l'onestà diviene un handicap, l'illegalità prolifera”.

Non si tratta, del resto, soltanto di riflessioni svolte da professionisti di indubbia esperienza nel campo della lotta alla criminalità, bensì di elementi che trovano un puntuale riscontro nell’analisi dei dati statistici forniti dall’Anfp (Associazione nazionale funzionari di polizia).

Ciò che emerge dalla disamina di tali risultati può essere riassunto in una duplice considerazione; da un lato – e questo è il dato senz’altro più positivo – la criminalità nel nostro territorio versa in una fase regressiva, sia rispetto ai dati degli anni precedenti, sia alla luce del confronto con le altre province d’Italia.

Dall’altro lato, però, la Valdinievole si caratterizza per una più alta percentuale di reati di riciclaggio e impiego di reddito illegale.La mafia, come hanno spiegato i relatori del convegno della Coisp, nel nostro territorio non è interessata tanto ad acquisirne il controllo e penetrarne il tessuto sociale – cosa che invece avviene notoriamente nelle regioni del sud Italia –, quanto a sfruttarne le risorse per riciclare il denaro proveniente da traffici illeciti (il cosìdetto business delle “lavanderie”).

Antonio Fusco, segretario regionale dell'Associazione nazionale funzionari di polizia, ha correttamente evidenziato che “occorre arginare questi particolari fenomeni di criminalità poiché, anche se meno appariscenti di altri, nel medio e lungo periodo portano effetti molto dannosi, capaci di compromettere il tessuto economico e sociale di un territorio. Quasi sempre, infatti, si tratta di investimenti speculativi e quindi non proiettati nel futuro e non indirizzati a creare occupazione e sviluppo. Spesso lasciano sul territorio solo i costi delle cosiddette "esternalità negative". Mi riferisco a fallimenti pilotati, costi per infortuni occorsi al personale impiegato, per inquinamento ambientale e altro ancora”.

Questo dato deve necessariamente far riflettere, ed è fondamentale che di questo fenomeno si occupino non soltanto gli operatori professionali, quali le forze dell’ordine e la magistratura, ma anche la società civile.

Non è la prima volta, del resto, che associazioni ed istituzioni sollevano l’attenzione sul problema della criminalità organizzata in Toscana e specialmente nella Valdinievole.

Il rischio principale, oltre alle ripercussioni sull’economia locale che – come accennato sopra – verrebbe estremamente danneggiata dal proliferare di traffici illeciti, è che una sottovalutazione del fenomeno permetta alle organizzazioni criminali di radicare sempre più il proprio potere sul territorio.

Come diceva Giovanni Falcone, parlando della Sicilia, “la mafia sarà distrutta quando verrà ridotta ai livelli di una organizzazione criminale qualunque. Fintantoché essa continua a beneficiare d’infiltrazioni nella società civile e nel mondo degli affari, sarà difficile annientarla”.

Proprio per questa ragione il nostro compito è quello di prevenire che questo accada.

Del resto, la lotta alla mafia non può essere riservata alla magistratura, ma deve essere portata avanti da tutta la società favorendo la cultura della legalità.

Solo in un territorio dove ogni cittadino è consapevole dei propri diritti e dei propri doveri, nelle cui scuole si insegnano i valori della legalità, dove vige la trasparenza nella pubblica amministrazione e nel mondo degli affari e dove viene promossa l’economia onesta a danno di quella criminale la mafia troverà un ostacolo alla propria espansione.

Concludendo con le parole di Marina D’Anna “[p]er tali motivazioni è necessaria la partecipazione di tutte le componenti sociali, considerato che in Toscana vi è una forte coscienza di legalità”: una coscienza di legalità che auspichiamo emerga da parte di tutta la cittadinanza, reagendo in modo forte e coeso di fronte a questa temibile realtà criminale.

Fonte: www.iltirreno.geolocal.it
 
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3/5/2011 - 22:44

AUTORE:
Geppo

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Geppo