"In Toscana le mafie sono ben presenti, anche se non controllano il territorio”. Lo ha detto Federico Gelli responsabile legalità e sicurezza del Pd Toscana e candidato per la Camera dei Deputati alle politiche 2013, in occasione dell’evento “La mafia non è un gioco” che si è svolto sabato 26 gennaio a Monsummano Terme.

Una iniziativa organizzata dal Pd unione comunale di Monsummano Terme, i Giovani Democratici di Pistoia e il Coordinamento provinciale del Pd per fare il punto sulla legge Rognoni – La Torre sulla confisca dei beni mafiosi. Oltre a Gelli hanno partecipato i tre candidati al Parlamento per la Provincia di Pistoia: Caterina Bini, Beatrice Chelli e Edoardo Fanucci. Vito Lo Monaco, presidente della Fondazione La Torre, ha presentato il libro  “Pio La Torre”, dirigente siciliano dell’allora Pci, ucciso dalla mafia, e padre della legge sulla confisca dei beni mafiosi.

“Abbiamo più volte lanciato allarmi sulle infiltrazioni della camorra e della ‘ndrangheta nella nostra regione – ha aggiunto Gelli – che trovano terreno fertile nella crisi economica. Poi ci sono le organizzazioni criminali straniere in particolare quella cinese che costituisce un fenomeno molto pericoloso per le sue dimensioni tra Prato e Firenze.  Una situazione preoccupante – ha rilevato Gelli – perché la lotta alla mafia deve essere una priorità e portata avanti senza quartiere per un partito come il nostro che si candida al Governo del Paese. Per farlo occorrono più risorse, nuove tecniche investigative, l’introduzione del reato di autoriciclaggio e procedure più snelle per la confisca dei beni sottratti ai mafiosi. Infatti le norme attuali prevedono tempi dagli 8 ai 12 anni, decisamente troppi per restituire questi beni alla collettività, e poi bisogna potenziare l’Agenzia Nazionale  per la gestione dei beni confiscati alle mafie. Invece abbiamo Tribunali abbandonati a se stessi a causa dei tagli dei Governi che si sono succeduti negli ultimi anni e le forze dell’ordine, in particolare la Direzione Investigativa Antimafia, ridotta ai minimi termini con una drammatica mancanza di uomini e mezzi. Come se non bastasse validi giudici antimafia lasciano il loro lavoro attratti dalle sirene della politica, senza sapere però se saranno buoni politici. Anche in questo caso occorrono nuove norme – continua il responsabile legalità del Pd Toscana – per salvaguardare l’immagine del magistrato stesso e della magistratura. Una soluzione potrebbe essere il divieto di candidarsi se non dopo un periodo (almeno tre anni) dalla collocazione in aspettativa o dall’uscita dall’ordine giudiziario. Nello stesso modo dovrebbe poi essere regolato il ritorno all’attività giudiziaria una volta conclusa l’esperienza politica. A questo proposito – ha concluso Gelli - voglio ricordare l’amico Pier Luigi Vigna che ha sempre rifiutato di scendere in politica perché un “magistrato deve sempre stare sopra le parti”.  Secondo me aveva davvero ragione”.