Si è conclusa a Pescia la trentaquattresima gara di tiro alla sagoma del cinghiale corrente. Il felice connubio fra sport e turismo ha fatto giungere sulle linee di tiro pesciatine diverse decine fra cacciatori e tiratori. Un risultato, pur se di rilievo, un po’ sotto le aspettative e la partecipazione abituale per gli eventi organizzati dal Tsn pesciatino, che ha risentito questa volta con molta probabilità del persistere della crisi economica o forse… del caldo torrido che non invita certo a trasferte sotto il sole.

Comunque, la gara dal punto di vista logistico è risultata come sempre ben organizzata e quindi è doveroso un ringraziamento ufficiale ai preziosi collaboratori, i quali nonostante la giornata di caldo tropicale, appunto, si sono prodigati al meglio per ottenere una buona riuscita della competizione, iniziando dal presidente del Tiro a Segno di Pescia, Giuseppe Mencarini, il quale ha anche curato la premiazione.

Chi ci ha guadagnato sono stati i partecipanti: infatti i premi messi in palio dal Tsn Pescia, che sono stati prevalentemente di tipo gastronomico, hanno permesso di allungare la premiazione anche fuori dal podio concedendo riconoscimenti fino al decimo partecipante di ogni categoria e specialità.

Ma veniamo ai risultati. Il vero protagonista nella specialità Fucile è stato il tiratore di casa Alessandro Lenzi, che con punti 98 su 120, ottiene il record; secondo il compagno di squadra Stefano Sgherri con 9 punti in meno e terza posizione per Rino Rossi di Laiatico (PI). Seguono, in ordine di classifica: Gino Perondi, Mauro Calattini, Danilo Marchi, Patrik Marino Leandro Meucci, Giuseppe Conte e Nicola Cardelli.

Nella specialità Carabina si piazza al posto d’onore Rino Rossi, (non presente alla premiazione) con punti 95; ancora secondo posto per Stefano Sgherri, con punti 91 e terzo classificato a solo quattro punti, il pesciatino tre volte Campione Italiano di Bersaglio Mobile Fabio Iozzelli, seguito da Rossano Rossi di Pisa. A seguire la rosa dei premiati fuori dal podio,Valter Santini, Piero Del Vaga, Elia Marchi e Baronti Paolo.

di Gino Perondi