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Rispondo al lettore che ha pubblicato il suo punto di vista in merito al camioncino dei panini . Io penso che volevano semplicemente dare un servizio alle persone che uscendo dalla discoteca possono avere .....
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PISTOIA
Giuseppe Cederna e Vanessa Gravina portano in scena un testo di Checov

20/4/2022 - 15:49

Si conclude, sul palco del Teatro Manzoni di Pistoia dal 22 al 24 aprile (feriali ore 21, festivo ore 16), questa prima parte di tournée della nuova produzione dell’Associazione Teatrale Pistoiese, "Zio Vanja" di Čechov, con la regia di Roberto Valerio, che ha visto la presenza dello spettacolo in numerosi teatri italiani e in Svizzera. Il tour riprenderà nel 2023.


“Zio Vanja” nasce a tre anni dal fortunato debutto di Tartufo di Molière, diretto da Roberto Valerio, di cui l’Associazione Teatrale Pistoiese ha prodotto altri spettacoli di successo: ricordiamo Il Vantonedi Pasolini, L’Impresario delle Smirne di Goldoni, Casa di Bambola di Ibsen.


In scena Giuseppe Cederna e Vanessa Gravina (già applauditi protagonisti di Tartufo), nei ruoli di Zio Vanja e Elena, assieme a Pietro Bontempo (Astrov), Mimosa Campironi (Sonja), Alberto Mancioppi (il professore),  Elisabetta Piccolomini (Marjia) e Massimo Grigò (Telegin). Costumi, luci e suono sono firmati, rispettivamente, da Lucia Mariani, Emiliano Pona e Alessandro Saviozzi.


Una messinscena che oscilla tra realismo e onirico, tra dramma e commedia, tra risate e pianti, tra malinconie cecoviane ed energia pura. Uno spettacolo dove le immagini, i suoni e la recitazione si compenetrano per rappresentare la tragicommedia della vita.


Dramma russo che Čechov considerava però una commedia, quasi un vaudeville, che vide il debutto ufficiale il 26 ottobre 1899, al Teatro d'arte di Mosca, con la regia di Vladimir Ivanovič Nemirovič-Dančenko e Konstantin Sergeevič Stanislavskij, Zio Vanja è la rappresentazione delle grandi illusioni, di percorsi che iniziano per poi tornare al punto di partenza, della noia, che non è spazio per la creatività ma al contrario anticamera della depressione, maschera della paura che paralizza impedendo di realizzare i propri progetti e che Roberto Valerio ha deciso di restituire però con una messa in scena a contrasto, energica, movimentata.


Commenta il regista: “Zio Vanja è uno dei testi più rappresentativi del teatro russo e noi abbiamo debuttato con lo spettacolo proprio in un momento particolarmente difficile, come sappiamo. Sono convinto che la cultura sia tra i pochi antidoti alla guerra perché consente cambi di prospettiva, appiana le differenze, è inclusiva, sviluppa il senso critico, la cui dilagante mancanza è fra le principali aggravanti di tempi già durissimi”.


Uno spazio vuoto. In primo piano una vecchia credenza ed un tavolo, elementi che rimandano alla quotidianità della vita in campagna. Sullo sfondo appaiono e scompaiono elementi onirici o iperrealistici: un’altalena che scende dal cielo, una botte di vino gigante per l’ubriacatura notturna, un pianoforte che ricorda l’infanzia, un albero di beckettiana memoria. È la scena che Valerio ha scelto per raccontare la vita che Vanja, sua nipote Sonja, l’anziana maman Marija, Telegin e il dottor Astrov, conducono in una casa rurale all’arrivo del proprietario, l’illustre professor Serebrjakov e dalla sua bellissima seconda moglie Elena. I personaggi che si muovono davanti al pubblico non sono eroi e eroine, sono persone comuni, immerse nel flusso della vita, con i quali è facile immedesimarsi, che chi guarda può sentire immediatamente vicino. Sono anime smarrite con passioni, slanci, delusioni, le stesse emozioni che accompagnano la vita di tanti. Ogni personaggio insegue i propri pensieri, le proprie aspirazioni, sogni, sofferenze senza davvero comunicarli agli altri, sordo a quelli dell’altro. Tutti desiderano il riscatto, tutti sono incapaci di agire per ottenerlo, vogliono amare e essere amati ma il desiderio non si tramuta mai in realizzazione. Nella commedia si bevono molta vodka e molto vino, per diciassette volte Čechov invita a bere i personaggi: si evade la realtà, si cerca l’illusione che apre varchi di finta soddisfazione “Quando non c’è vita vera, si vive di miraggi”, dice, ad un certo punto zio Vanja.


Roberto Valerio continua: “Zio Vanja è un’opera delle occasioni mancate, della rinuncia, basata su un vero e proprio meccanismo di inerzia. Così come in Beckett i due clown Vladimiro ed Estragone attendono Godot, così i personaggi di Čechov attendono, invano anch’essi, la felicità e un futuro migliore. Ma non manca l’ironia, che anzi pervade tutto il testo”. L’opera presenta continui spunti burleschi e tragicomici: il ridicolo tentativo di Vanja di uccidere il Professore Serebrjakov con un colpo di pistola, il penoso tentativo di suicidio dello stesso Vanja con una bustina di morfina, il goffo corteggiamento alla bella e ambigua Elena da parte sempre di Vanja, le ubriacature notturne, le tante piccole stranezze che coltivano tutti i personaggi e che li rendono degli amabili stravaganti bislacchi, sono solo alcuni esempi. “Tu sei il re dei buffoni”, dice il dottor Astrov a Vanja.


I biglietti acquistati per le date precedentemente annunciate di Zio Vanja (dal 4 al 6 marzo, poi rinviate) sono validi per le nuove recite.

Fonte: Associazione Teatrale Pistoiese
 
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