VALDINIEVOLE

SUICIDI, TENTATI SUICIDI, OMICIDI E MALESSERE DIFFUSO

Montecatini, gennaio 2010: una dirigente comunale viene uccisa nel proprio ufficio da un uomo che poi si toglie la vita.

Quarrata, anno 2011: una serie di suicidi a breve distanza di tempo, troppi per una città di 25.000 abitanti, pone interrogativi ad oggi senza risposta.

Monsummano, settembre 2011: un uomo disperato minaccia il suicidio mobilitando le forze dell'ordine.

Prendo a caso alcune vicende accadute nella nostra provincia e in particolare in Valdinievole, perché troppo spesso, a mio avviso anche con superficialità e approssimazione, ci si affretta a cercare i motivi scatenanti di certi gesti, le cause che generano tragedie irrimediabili.

Nel caso di Montecatini, invocai silenzio nel rispetto delle vittime e delle loro famiglie anche oggi ritengo sciocco considerare questi episodi isolati e slegati tra loro.

Ci sono psicologi e sociologi che meglio di assistenti sociali, assessori al sociale, tuttologi di turno, opinionisti per caso, possono analizzare questo disagio sempre più diffuso e sempre più profondo che sovente risveglia mostri dell'inconscio che giacciono sopiti in tutti noi e specialmente nella calura estiva, che ci rende intolleranti e suscettibili anche alla guida di un'automobile, trasformano preoccupazioni e problemi in esasperazioni senza rimedio.

La miseria umana attuale probabilmente sta tutta qui, oltre che in un portafoglio vuoto o in aspettative deluse: nell'incapacità sempre più crescente di essere o sentirsi adeguati a questo mondo sempre più frenetico ed esigente, dove non si riesce mai a fermarsi un attimo per pensare, per riflettere prima di agire.

Le mie sono semplici considerazioni di una persona come tante, scioccata e preoccupata da questo crescente aumento di casi disperati e consapevole che le tante indagini psico-sociologiche e l'impegno profuso da specialisti e operatori possono ben poco se tutta la società non riuscirà a frenare questo ritmo folle che spesso per essere sopportato richiede addirittura cocaina, e non per una serata di sballo nei locali, ma semplicemente per lavorare in un ufficio.

Una frenata nel nostro vivere quotidiano potrà forse permetterci di vedere quello che i nostri occhi distratti da altro non riescono più a vedere: i bisogni delle persone che ci passano accanto, una precarietà diffusa che non è solo e soltanto nel lavoro, ma negli affetti, nella morale, nell'educazione, nel vivere giorno per giorno stressati da un bombardamento di stereotipi triviali che ci allontanano dal senso profondo della vita.

Sono altre le certezze che l'uomo cerca, anche se il mondo di oggi vuole convincerci del contrario e quando la disillusione resta l'unica certezza un gesto disperato appare l'ultimo atto per dimostrare la propria esistenza.

 
Cinzia Silvestri