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VALDINIEVOLE
Trasferimento funzioni da Provincia a Comuni, i sindacati: "Situazione preoccupante per standard qualità e lavoro"

13/4/2016 - 16:51

Silvia Biagini (Fp Cgil), Franco Bugelli (Uil Fpl) e Andrea Bini (Cisl Fp) intervengono sul ttrasferimento delle funzioni dalla Provincia ai Comuni.

"Si è da poco concluso il primo trimestre di attuazione della riforma di riordino delle Province e, per ciò che attiene alle funzioni turismo, albi del erzo settore e forestazione, che sono transitate ai Comuni e Unione dei Comuni e la situazione è profondamente preoccupante, sia per la tenuta degli standard qualitativi dei servizi, che per le condizioni in cui il personale si trova a operare. 

Ovunque la situazione si caratterizza come molto confusionaria, con gli utenti che sembrano avere perso i propri punti di riferimento. In alcuni territori i lavoratori sono stati addirittura destinati ad altre funzioni, pur essendo la funzione interamente finanziata dalla Regione Toscana. Nella maggior parte dei casi, non è stata effettuata alcuna consultazione preventiva con le organizzazioni sindacali e con le Rsu, nonostante le numerose richieste fatte, e non sono stati pertanto siglati gli accordi previsti dalla L.R. 70/2016.

Tutto ciò ha provocato, in primo luogo, un danno ai cittadini, con la mancata o carente erogazione dei servizi pubblici e in secondo luogo anche danni per i lavoratori che si sono trovati collocati presso nuovi enti che niente sapevano delle attività e responsabilità collegate alle funzioni che gli erano state trasferite e a cui non è stata riconosciuta la giusta rilevanza.

Nel nostro territorio le tre funzioni trasferite hanno subito sorti diverse ma accomunate dalla stesso futuro incerto e caotico. Come già denunciato dalle Rsu dei lavoratori, per la funzione forestazione si prospetta addirittura la mancata corrispensione degli stipendi di aprile.

La funzione relativa agli albi del terzo settore, è stata da tutti sottovalutata in quanto ritenuta irrilevante rispetto ad altre funzioni percepite come “più pesanti”, senza comprendere che la tenuta degli tali albi è attività fondamentale per poter permettere di operare nelle norme di legge alle associazioni di volontariato, promozione sociale e alle cooperative sociali. Andrà di sicuro persa l'attività che la Provincia faceva quale raccordo su tutto il territorio attraverso anche specifiche attività formative e di confronto .

Anche la sorte della delega sul turismo desta grande preoccupazione. La legge regionale di riordino delle funzioni provinciali in attuazione della legge Del Rio e le leggi regionali di settore (sul turismo e sull’agriturismo) rischiano di danneggiare fortemente uno dei settori più importanti della nostra economia, il turismo. In questo campo le scelte della Regione Toscana hanno indubbiamente prodotto risultati non coerenti con gli obiettivi della riforma del Rio, cioè semplificazione ed efficienza. La situazione è profondamente preoccupante sia per la tenuta degli standard qualitativi dei servizi, sia per le condizioni in cui il personale si trova ad operare. 

Le funzioni che prima svolgeva l’unico ufficio turismo della Provincia, sono ora divise tra Comuni capoluogo, Comuni associati e Regione senza un disegno strutturato a monte che rischia di portare il settore all’impasse:

- L’attività di Informazione e accoglienza turistica deve essere gestita dai Comuni, ma in forma associata, secondo il modello delle APT (Agenzie per il Turismo), che la Regione stessa ha abolito nel 2010, o delle Associazioni Intercomunali, modello superato da trent’anni almeno.

- La Raccolta dei dati Statistici deve essere gestita dal Comune Capoluogo per tutto il territorio provinciale, la Promozione, la Formazione Professionale e la Classificazione degli Agriturismi invece dalla Regione.

- L’esercizio di alcuni funzioni amministrative come l’apertura delle Agenzie di viaggio, o la tenuta dell’albo delle Associazione Pro loco sono ora gestite dai Suap comunali, ma l’istruttoria deve essere espletata dal Comune Capoluogo, sentiti i Comuni degli “ambiti omogenei”.

- La funzione di vigilanza e controllo (svolta sino alla riforma dal corpo della polizia provinciale) è attualmente sospesa (a eccezione di Siena) poiché i Comuni Capoluogo non possono operare sull’intero territorio provinciale in assenza di accordo tra essi.

- Gli uffici Informazione turistica soffrono di carenza di personale e in caso di assenza dello scarso personale, per ferie o malattia, sono costretti a ridurre l’orario di apertura.

- Le recenti e approssimative modifiche delle leggi di settore (turismo e agriturismo) rendono problematica la raccolta dei dati necessaria all’aggiornamento delle banche dati anagrafica delle strutture ricettive, fonte preziosa di informazioni, rischiano di saltare, rendendo impossibile rendere i servizi fin ora prestati alle imprese (calcolo imposta soggiorno, comunicazione alloggiati a questura, ecc) e ai turisti (informazione sulle strutture ricettive).

- Gli esami per direttore tecnico di agenzia di viaggio o quelli per guida ambientale non sappiamo al momento se verranno tenuti in questo anno.

Ad aggravare ancora di più il bilancio di questi primi mesi di attuazione della riforma, il fatto che gli utenti, di fronte a questa confusione, hanno perso i loro punti di riferimento e non sanno più a chi devono rivolgersi.

Nel nostro territorio, la funzione turismo è stata di fatto riassegnata temporaneamente alla Provincia tramite un distacco funzionale dei dipendenti all’ente di area vasta, così da garantire una continuità ed una omogeneità nella erogazione dei servizi. Tuttavia la convenzione che prescrive la legge (anche a causa della recente modifica della legge regionale sul turismo) non è ancora stata stipulata ed i dipendenti si trovano, quotidianamente, a lavorare fra numerose incertezze e confusione.

La funzione turismo non è più gestita in modo omogeneo nel territorio regionale: in alcune province è gestita direttamente dai Comuni capoluogo, in altre il personale è distaccato presso la Provincia. In alcuni casi i lavoratori occupati sulle ex funzioni provinciali sono stati addirittura destinati dai comuni capoluogo ad altre funzioni, proprie del comune stesso, nonostante la legge di riordino lo impedisca. In alcuni casi non vengono più erogati da mesi i buoni pasto ai dipendenti. Gli accordi e le convenzioni che dovevano disciplinare il passaggio delle funzioni non sono state fatti quasi ovunque. Nella maggior parte dei casi dai Comuni capoluogo non sono state riconosciute né posizioni di responsabilità né salario accessorio (come previsto invece dalla legge regionale di riordino). Tutto ciò costituisce una forte disparità di trattamento tra lavoratori da stigmatizzare duramente.

Le Regioni limitrofe hanno fatto scelte diverse che hanno consentito la tenuta di un settore cosi importante. Dalla Regione Toscana ci saremmo aspettati, invece di questo scempio, interventi incisivi, mirati ad una qualificazione dell’offerta turistica anche nell’ottica di far emergere situazioni di abusivismo che in questi tempi di crisi penalizzano gravemente gli operatori onesti. Il turismo è una ricchezza per la nostra regione senza la quale andrebbero in fumo tanti posti di lavoro.

La soluzione più congrua per scongiurare il definitivo azzeramento dei servizi e la perdita della professionalità e della qualità del lavoro dei dipendenti coinvolti, nella convinzione che la scala provinciale costituisca l’ambito dimensionale giusto per queste funzioni transitate ai Comuni e alle unioni dei Comuni è un tempestivo intervento della Regione Toscana al fine di riallocarle la loro gestione presso di sé - come ha fatto per altre funzioni quali agricoltura, caccia e pesca, ambiente, formazione professionale".

Fonte: Cgil, Cisl e Uil
 
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13/4/2016 - 19:32

AUTORE:
Piero

Il Sindacato ha perfettamente ragione; infatti ritengo che la scelta delle unioni dei comuni, oltre ad essere un ulteriore aggravio burocratico di denaro pubblico con poltroncine, non risolve per nulla il problema. Penso che il Sindacato dovrebbe fare pressioni molto forti per la fusione dei comuni andando anche contro la volontà del partito unico governante in tutta la provincia; Infatti la fusione dei comuni comporta un "unicum" che risolve i problemi del personale provinciale qualificato con risparmi e finanziamenti che l'unioni non avranno. Coraggio e prendete esempio dall'Emilia Romagna.