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Tumori a Casalguidi, parte l'esposto di Legambiente

20/10/2019 - 8:25

Comunicato stampa a cura dell'Associazione Legambiente: "La scrivente Associazione ritiene doveroso, nell’ambito delle proprie finalità statutarie, portare all’attenzione della Ecc.ma Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia alcuni fatti ritenuti rilevanti per la loro gravità e pericolosità per la salute delle persone e dell’ecosistema interessati, inerenti l’avvenuto inquinamento da cloruro di vinile e 1-2 dicloroetilene nella zona di Via del Redolone, loc. Casalguidi, Comune di Serravalle Pistoiese.


La scrivente Associazione espone quanto in oggetto affinché possano essere eseguiti gli opportuni accertamenti e possa essere valutata la sussistenza di eventuali profili di responsabilità penalmente rilevanti in capo a chiunque si ravvisi essere responsabile di quanto si va esponendo. Ritiene altresì necessario un intervento urgente della Pubblica Autorità in ragione della gravità delle ripercussioni di quanto narrando non solo sulla salute della popolazione interessata ma altresì sulla fauna e la flora locali.

Nell’area della Via del Redolone, loc. Casalguidi, comune di Serravalle Pistoiese (PT), grazie a una indagine idrologica il Dipartimento di Pistoia di ARPAT – AREA VASTA CENTRO ha avuto modo di accertare l’avvenuta contaminazione di uno svariato numero di pozzi privati (meglio identificati nella relazione allegata sotto la lettera A) ad opera delle su menzionate sostanze e, per taluni, addirittura la presenza delle stesse in misura superiore ai limiti soglia consentiti normativamente.
Tra il dicembre 2018 e l’aprile 2019 e segnatamente nei giorni 10-11.12.2018, 29-30.01.2019, 4-5.02.2019, 11.03.2019, 14.03.2019, 8.04.2019 e 8-10.04.2019, sono stati svolti dei campionamenti sui detti pozzi. L’indagine ha accertato la presenza all’interno degli stessi di cloruro di vinile e 1-2 dicloroetilene e ha consentito di delimitare una zona dalle dimensioni di circa 1,2 chilometri secondo la direttrice est-ovest e 570 metri in quella nord-sud nella quale le concentrazioni delle suddette sostanze superano addirittura i limiti normativamente consentiti. Al centro di detta area, ne è stata individuata una più ristretta delle dimensioni di circa 500 x 200 metri caratterizzata da contaminazioni ancor superiori (cfr. Allegato A).
Quanto alla sorgente della contaminazione, ancora da individuare nello specifico, ARPAT Pistoia ne avrebbe ipotizzato la collocazione all’interno dell’area più ristretta di cui sopra, in prossimità dei pozzi contrassegnati come TS01 e D.
Se dunque già l’aver riscontrato la presenza delle due sostanze è motivo di preoccupazione quanto alla esposizione a un pericolo della salute pubblica e salva l’esatta individuazione dei confini geografici della contaminazione in oggetto e pertanto delle reali dimensioni geografiche del problema, è allarmante altresì la questione inerente la profondità dei siti che sono risultati inquinati.
La presenza di cloruro di vinile e 1-2 dicloroetilene è stata difatti accertata non soltanto all’interno della falda acquifera superficiale la quale si posiziona tra i 20 e i 30 metri dal piano di campagna, ma ve ne sono tracce anche nelle acque profonde poste tra i 40 e i 70 metri dal medesimo. A tal proposito i tecnici di ARPAT incaricati dell’indagine idrologica hanno ritenuto, seppur in termini di possibilità, che «La contaminazione dell’acquifero più profondo… al momento pare attribuibile all’effetto di miscelazione delle due falde prodotto da alcuni dei pozzi presenti nella zona».
Circa la fonte dell’inquinamento in oggetto, la stessa ARPAT ipotizza che la presenza di cloruro di vinile e 1-2 dicloroetilene possa essere ricondotta alla «degradazione degli organoalogenati per declorinazione riduttiva partendo da sostanza di origine quali Percloroetilene (PCE) e/o Tricloroetilene (TCE)» che sarebbero, se accertate come fonti primarie dell’inquinamento, sostanze peraltro comunemente utilizzate nell’industria, in prevalenza tessile e metalmeccanica (Allegato A).
Alla luce di quanto sopra, la valutazione circa l’opportunità del presente esposto si spiega quindi in ragione delle note conseguenze che la presenza delle dette sostanze spiegano sull’ambiente ovvero degli effetti ad esse riconducibili sulla salute umana e sull’ecosistema locale (flora e fauna).
A ciò si aggiunga il dato temporale, ossia la accertata durata della presenza all’interno delle acque della zona di cloruro di vinile e 1-2 dicloroetilene, giacché quanto alla sola contaminazione di CVM essa potrebbe essersi già ampiamente sviluppata nell’anno 2010. L’inizio della contaminazione potrebbe invece risalire ad almeno a un decennio prima (primi anni 2000).
In ordine alle conseguenze della immissione di CVM – e DCE – nell’area coinvolta e agli effetti sulla salute umana provocati dal cloruro di vinile in particolare, la scienza attuale ne ha accertata la rapida assorbibilità oltre che per via inalatoria anche per via orale. Questo secondo caso potrebbe essersi pericolosamente verificato in relazione alla contaminazione in parola, giacché i pozzi che si trovano nell’area inquinata sono destinati prevalentemente all’uso umano (alimentare, igienico, irrigazione…).
È dimostrato il ruolo altamente cancerogeno del cloruro di vinile, sia per i lavoratori esposti alla sua inalazione, ma altresì se assorbito tramite ingestione orale. Esso è difatti considerato scientificamente essere causa dell’insorgenza di tumori epatocellulari, angiosarcomi polomonari, adenomi delle ghiandole mammarie e, se assunto in dosi elevate tramite l’acqua potabile, di angiosarcomi epatici (sul punto si confrontino sia la relazione allegata alla lettera B, che la relazione della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute 2016 allegato come doc. C).
In aggiunta deve considerarsi il fatto che la contaminazione dell’area riguarderebbe altresì l’intero ecosistema ambientale della zona (si pensi agli effetti sulla flora e sulla fauna locali), con conseguenti ripercussioni indirette, ancora una volta, sulla salute umana. Il cloruro di vinile viene difatti assorbito dalle radici di molte specie vegetali e arboree, essendo in grado di contaminare addirittura i vegetali coltivati.
Infine si rileva che al di là dell’accertato superamento dei limiti soglia legislativamente previsti da parte del cloruro di vinile e del 1-2 dicloroetilene rilevati da ARPAT, l’immissione nell’ambiente di tali sostanze è già di per sé provato dalla scienza contemporanea essere potenzialmente pericoloso per la salute anche in dosi minori.
Di fronte a un sì grave panorama e all’accertato avvelenamento del territorio, la scrivente Associazione non può, come più sopra anticipato, esimersi dall’esporre quanto segue, nell’auspicio che venga accertata la responsabilità di quanto in oggetto e pertanto la stessa, come sopra identificata,
CHIEDE
che l'Ecc.ma Procura della Repubblica adita Voglia disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti così come esposti dettagliatamente in narrativa, valutando gli eventuali profili d'illiceità penale degli stessi e, nel caso, individuare i possibili soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti.
Si allegano:
All. A) relazione ARPAT – AREA VASTA CENTRO – Dipartimento di Pistoia del 30.04.2019, documenti allegati e relazione del 16.05.2019;
All. B) relazione effetti contaminazione da CVM e DCE su salute umana;
All. C) relazione Ministero della Salute 2016;
All. D) relazione effetti contaminazione da CVM e DCE su ecosistema;
All. E) copia documento di identità Sig. Antonio Sessa."

 

Con osservanza.
Pistoia, nella data del deposito.

 

Fonte: Legambiente
 
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