Il Parco di Pinocchio

Ho appreso con piacere che lunedì scorso Enrico Rossi, presidente della Regione, da me fra l'altro conosciuto a livello congressuale anni fa quando era assessore alla Sanità ed io lavoravo nell'industria farmaceutica, sia venuto a visitare Collodi ed abbia camminato per le strade del paese a braccetto con Pierfrancesco Bernacchi, presidente della Fondazione Collodi e con Oreste Giurlani, candidato sindaco del centrosinistra.
Quello che mi stupisce o forse sarebbe meglio dire, mi insospettisce, è l'affermazione riportata da alcuni organi di stampa, che Giurlani e Bernacchi aspettavano proprio l'arrivo di Rossi per rinverdire il progetto che, dal 1995, ha come obiettivo il rilancio del borgo e del suo centro di divertimento (leggi Parco di Pinocchio).
Se proprio era necessaria la presenza del Presidente della Regione per riprendere in mano un progetto che non solo Collodi ma l'intero Comune di Pescia, per non dire l'intera Valdinievole, attende con ansia da quasi venti anni, ma non si poteva invitarlo a venire prima?
Mi sbaglierò, ma ho la vaga impressione che questo incontro e le relative dichiarazioni rilasciate,
finiranno per far parte di quel fiume di parole che caratterizzano gli appuntamenti pre-elettorali e, come tali, dopo le amministrative, finiranno tristemente chiuse a chiave in un cassetto, pronte per essere riesumate come nuove a distanza di cinque anni.
Io spesso scrivo su “Il Cittadino” e se vi capitasse di riprendere in mano il numero di agosto del 2013, una data quindi al di sopra di ogni sospetto, potrete leggere o rileggere il mio articolo intitolato “Pensiero angosciante” in cui dicevo testualmente: “Peccato però che i piccoli del terzo millennio, abituati a roba tipo Gardaland, si debbano accontentare di un Parco di Pinocchio diciamo un po' antiquato”. Scrissi poi, sempre nello stesso periodo, un secondo articolo dal titolo “Il Parco di Pinocchio” che però per vari motivi non venne mai pubblicato. Mi dispiacque perché in esso puntualizzavo in maniera più specifica le ragioni per cui la mancata realizzazione di un parco tematico moderno penalizzava fortemente l'economia della zona.
Visto che ora siamo in clima di elezioni, penso che riprenderò quel vecchio articolo, lo adatterò al momento attuale e, non rientrando più nei tempi tecnici per una pubblicazione su “Il Cittadino” di maggio, lo inserirò sul sito “I love Pescia” e sulla mia pagina di Facebook. Chi vorrà leggerlo si ricordi però che il medesimo, a parte gli aggiornamenti del caso, è stato scritto quasi un anno fa.

Gent.mo Signor Roberto Ferroni, ho letto con interesse il suo commento riguardante il prossimo convegno del CESI. Devo dire che trovo molte delle sue riflessioni assolutamente condivisibili, specie quella in cui Lei afferma che la soluzione dei problemi si dovrebbe trovare in un differente assetto dello stato sociale. Purtroppo anch'io, malgrado partecipi in prima persona ai lavori con una breve relazione di carattere propedeutico, non sono in grado di dire: come?
Penso tuttavia che qualsiasi azione riformatrice non possa prescindere da un progetto che la illustri e la proponga, per cui in quest'ottica anche le parole diventano necessarie, sempre che non rimangano poi tali. Concludo invitandoLa a partecipare al Convegno, in modo che Lei possa arricchire il dibattito finale con le sue considerazioni.
Cordialmente.