Come riportato ampiamente anche dalla stampa, in seguito all’applicazione dell’articolo 19 quinquiesdecies del D.L. n. 148/2017 (convertito dalla L. n. 172/2017 – la legge di bilancio 2018)  è stato introdotto, per gli operatori dei servizi di telefonia, l’obbligo di prevedere per i contratti una fatturazione dei servizi su base mensile, e non a 28 giorni come molte di queste società operavano.
 
Gli operatori hanno quindi provveduto ad adeguarsi alla nuova legge, ma contestualmente risulta che diverse società (Tim, Vodafone, Fastweb, Wind Tre) abbiano comunicato ai clienti che, col ritorno alla fatturazione mensile, i canoni avrebbero subito un aumento di circa l’8.6%, di fatto annullando l’effetto della nuova disciplina.
 
L’Agcom, autorità di garanzia per la concorrenza e il mercato, ha aperto un’istruttoria, ritenendo il supposto coordinamento tra Tim, Vodafone, Fastweb e Wind Tre sarebbe finalizzato a preservare l’aumento dei prezzi delle tariffe determinato dalla iniziale modifica della periodicità del rinnovo delle offerte (da mensile a quattro settimane), e a restringere al contempo la possibilità dei clienti-consumatori di beneficiare del corretto confronto concorrenziale tra operatori in sede di esercizio del diritto di recesso. Per raggiungere tale finalità, i quattro operatori avrebbero concertato la variazione delle condizioni contrattuali comunicate ai propri clienti in ottemperanza agli obblighi normativi.
 
Il difensore civico territoriale della Provincia di Pistoia, Manuele Bellonzi, avendo ricevuto istanze dalla cittadinanza di questo tenore, ha sostenuto nei confronti dell’Agcom e dell’autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni un’istanza, richiedendo la verifica di questi comportamenti delle società telefoniche, e dei relativi interventi sanzionatori in caso si riscontrasse un’intesa illecita fra le stesse.

 Clicca qui per visualizzare il documento allegato