Lo chef pluri-premiato dalla prestigiosa guida Michelin torna per un giorno a Larciano
Enrico Bartolini profeta in Patria. Lo chef pluri-premiato dalla prestigiosa guida Michelin è tornato per un giorno a Larciano, il paese dove è cresciuto, che lo ha accolto con l’affetto che si deve ai più grandi. Sala consiliare piena e il sindaco Lisa Amidei con fascia tricolore a fare gli onori di casa: “La passione e la tua umiltà ti hanno portato questo successo. Qui ci sono tante persone che ti vogliono bene, i tuoi ex compagni di scuola il preside dell’istituto alberghiero di Montecatini Terme. Sei un orgoglio larcianese”.
Enrico Bartolini, otto stelle Michelin sparse fra i suoi sei ristoranti italiani (ma gestisce locali anche ad Hong Kong e Abu Dhabi), è a tutti gli effetti un figlio della Valdinievole: ha mosso i primi passi alla trattoria “Il Colono” di Castelmartini, prima di spostarsi all’hotel “Plaza” e poi al “Croce di Malta”. Quindi il trasferimento a Londra, Parigi e infine a Padova.
L’enorme celebrità è arrivata quest’anno col suo “Mudec” di Milano premiato con la terza stella Michelin, il voto massimo in pagella, che ha certificato l’ingresso di Bartolini nel firmamento della cucina mondiale. “Non me l’aspettavo - ha ammesso - è stato come vincere l’oro olimpico”. L’annuncio a sorpresa è dello scorso novembre: “Ho ricevuto un’email degli organizzatori: mi invitavano per accompagnare un collega. Invece sul palco hanno premiato me, stavo per svenire”.
Voce pacata, accento toscano con qualche punta di milanesità e mai una parola fuori posto anche quando si lascia andare ai ricordi legati a Larciano: i giri in moto prima delle gare di ciclismo, i professori che lo hanno aiutato e ripreso, i pomeriggi al bar e le partite di calcio a Castelmartini (“ma ero più bravo a volley, ognuno dovrebbe seguire il proprio talento”). Il segreto per un ristorante di successo è “poter contare sulla complicità di un team affiatato, innovativo e in grado di sorprendere. Al nord ho portato la nostra ribollita, il cavolo nero, l’olio e il vino del Montalbano”.
A quando l’apertura di un locale in Valdinievole? “Mai dire mai, però non sono sicuro che Montecatini e Pistoia abbiano un indotto in grado di sostenere un ristorante di questo tipo. Ma più che altro se vengo a trovare mia mamma vorrei poter non cucinare!”, ha risposto con una battuta. Poi la confessione: “Lei non era una grande cuoca, sta migliorando per amore verso il figlio”.
Il legame con la Valdinievole resta fortissimo: “Chi nasce in questa zona ha i valori naturali come punto di riferimento: qui ho imparato l’interesse per la cucina e per i prodotti genuini. La corte di casa era sempre ricca di verdure di ogni tipo, di animali e di persone. Quando si ammazzava il maiale era una grande festa…oddio, se usassi questa espressione a Milano mi denuncerebbero!”.
Bentornato a casa.
di Giacomo Ghilardi