Un lettore, Daniele Ielli, ci invia questa lettera.

"Sono diventato da pochi anni donatore di sangue Avis e sabato 12 ottobre mi reco senza appuntamento al centro prelievi di Monsummano, compilo il questionario e attendo il mio turno, comunico alla dottoressa che sono senza appuntamento, mentre lo faccio arriva anche un secondo volontario senza appuntamento.

La dottoressa ci apostrofa con: “Per me potete anche andare via, prima delle 11 non vi posso fare”; l’accompagnatore del secondo volontario cerca di far notare alla dottoressa quanto sgarbato fosse stato il suo approccio, sono le 8:05.

Per ben tre volte non c’è l’appuntamento seguente e avrebbe la possibilità di farci entrare, ma volutamente non lo fa, il massimo avviene alle 9:10 non essendoci che l’appuntamento delle 10 e noi due senza appuntamento, fa chiamare il primo nella speranza che poi arrivi qualcuno che ci impedisca di poter entrare.

A quel punto, appena esce nuovamente, le chiedo spiegazioni e la dottoressa candidamente mi dice che prima deve fare tutti gli appuntamenti, poi noi.

Durante quell’ora e mezza, prima che andassi via, ho pensato a tutti quei volontari che cercano di sensibilizzare le persone sul donare il sangue, a tutti i malati che necessitano, a tutti i donatori, alle infermiere e ai medici che fanno del loro lavoro una missione, e scrivo queste righe soprattutto per loro.
Non è giusto che una sola dottoressa con problemi personali, influisca così negativamente sulla donazione di un bene prezioso come il sangue".